La convocazione del mese corrente del Consiglio comunale di Cuneo ha esaurito soltanto una percentuale dei documenti presentati dai consiglieri e dai membri della giunta: le discussioni relative al tira e molla tra le forze di maggioranza, le reazioni della minoranza e le fibrillazioni in merito alle nomine nel consiglio di amministrazione della Fondazione CRC e all’appuntamento elettorale del prossimo giugno hanno occupato la maggior parte dello spazio.
Ma l’assemblea cittadina è riuscita comunque – nella serata di lunedì – a dibattere in merito a un tema di particolare attualità, ovvero quello degli episodi di danneggiamento di diverse automobili parcheggiate in diverse aree del centro della città.
A lanciare l’argomento la consigliera Noemi Mallone (FdI), che ha indicato questi episodi di vera e propria cronaca come “tutt’altro che isolati e preoccupanti”: “Incidono, infatti, incidono sulla percezione di paura e insicurezza dei cittadini specie relativamente all’area di piazza Boves: portano la gente a pensare che il Comune non stia facendo nulla, o abbastanza, in loro favore”.
“La competenza del Comune è limitata? Può essere ma ognuno ha il proprio compito e ciascuno deve portarlo avanti con serietà e impegno – ha aggiunto Mallone - . Corso Dante, via Alba, via Diaz: in queste aree le telecamere e l’illuminazione pubblica sono elementi fondamentali, assieme alla sempre più stretta collaborazione tra forze di polizia cittadine”.
Cuneo, il degrado e l’immobilismo del passato (e del presente?)
Diversi i consiglieri – di minoranza – che sono intervenuti in merito alla questione.
“Ne abbiamo parlato già molto volte ma è giusto tornare a farlo: non è facile affrontare questo problema, che ora si sta anche aggravando, perché la città non è abituata a farlo – ha commentato Paolo Armellini (Indipendenti) - . Quello dei danneggiamenti è solo l’atto conclusivo di un processo di degrado che prosegue ormai da diverso tempo e che interessa non le periferie ma il centro della città. Un fatto allarmante la presenza di persone straniere aggressive e violente con evidente e grave disagio psichico”.
“Da quando ho cominciato a denunciare l’estensione del degrado, mesi fa, la situazione si sta aggravando di settimana in settimana e agli stranieri si sono aggiunti alcuni rampolli di nostri concittadini, giovani forse annoiati – ha aggiunto Franco Civallero (FI) - . Ma non confondiamoci, corso Dante non è zona degradata: l’avete voluta così. Perché l’assessore non ordina al comandate della polizia Locale, forse troppo tranquillo, di intervenire con un po’ più di forza e incisività?”
Istanza, quella di Civallero, parzialmente ripresa dall’intervento di Beppe Lauria: “L’amministrazione comunale non ha voluto vedere e rendersi conto della realtà dei fatti, ormai annosa; ancora qualche anno fa questa situazione avrebbe potuto essere aggiustata, ma ormai è troppo tardi. Non sono un gran fan dell’eccesso di telecamere in città ma forse sarebbe bene visionare con più costanza e preventivamente le registrazioni”.
Chi invece si è schierato con forza contro l’incremento dei controlli delle forze di polizia, Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) e Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia): “Come si può, nel 2024, immaginare che la situazione si possa risolvere aumentando solamente i presidi di controllo e di repressione? - ha detto il primo - Non ha mai funzionato: il disagio giovanile non si può gestire in questa maniera, è una follia. Le forze dell’ordine devono essere impiegate, ovviamente, ma qui siamo davanti all’entrata in crisi della comunità come logica. Il punto è che in Italia abbiamo demolito mezzo welfare in nome del neoliberismo”.
“I manganelli lasciamoli da parte, hanno già creato sufficienti discussioni anche a livello nazionale – ha aggiunto il secondo - . Crediamo debbano essere implementati i servizi dedicati al sociale e alla revitalizzazione dei luoghi”.
Clerico e Girard: “Soluzione non è l’aumento delle telecamere”
A rispondere alle domande di Mallone – e di tutti i consiglieri intervenuti – gli assessori Cristina Clerico e Andrea Girard.
“Come di consueto fare è più difficile che chiedere e dire – ha detto la prima - . Davanti a episodi come quelli dei danneggiamenti di auto ci si aspetta sempre che si reagisca mettendo la persona che li ha realizzati in condizione di non perpetrarli più. Non è però sempre automatico e questo contribuisce alla percezione di mancanza di sicurezza”. “Nessuno sottovaluta la difficoltà, però. E di certo nessuno ‘sta comodo’, ma ognuno fa il suo lavoro in maniera coordinata e collaborativa; il tema è oltremodo complesso ma assicuro che si sta lavorando in maniera multifattoriale, perché è l’unica strada fattibile . La città è molto ben monitorata e i presidi non sono ampliabili in alcun modo. Diciamolo: a volte si vorrebbe instaurare un’operatività alla ‘Minority Report’”.
“In città si contano circa settecento telecamere ottiche tra ambienti esterni e interni, un numero che deve far pensare – ha concluso Girard - . Dobbiamo agire, sì, ma con del senso: la soluzione a questo tipo di problema (che è sociale) non è riempire la città di telecamere”.