Tutti prosciolti. Questa la decisione della Corte d’Appello di Appello di Torino pronunciata poco più di un’ora fa al palazzo Bruno Caccia che ha completamente ribaltato l’esito processuale di primo grado sulla maxi-inchiesta del Tenda-Bis, apertasi dopo il sequestro del cantiere di Limonetto a maggio 2017.
Dopo la chiusura del primo troncone cuneese , che aveva visto la condanna in primo grado di tutti gli imputati, per i furti avvenuti sul cantiere di alcune centine, cioè basi d'appoggio destinate alla realizzazione della galleria Tenda, i difensori avevano presentato l’appello avverso la sentenza.
La serie di sottrazioni aveva comportato il rinvio a giudizio e la condanna in tribunale a Cuneo del direttore tecnico A. F. , del capo cantiere A. P. e degli operai L. M. e N.D.R., tutti dipendenti della Grandi Lavori Fincosit, a 4 anni di reclusione e 1000 euro di multa; per G.A., un altro capo cantiere, la pena ammontò a 3 anni e 2 mesi di reclusione, oltre a 600 euro di multa. Il giudice Irene Strata della Corte d'Appello, riqualificando il reato di furto in appropriazione indebita, ha pronunciato il non doversi procedersi alla luce della mancanza di querela.
Altra contestazione mossa in primo grado a A.F., A.P. e L.M. (per cui erano stati condannati a 1 mese e 15 giorni di reclusione) era stata la detenzione illegale di materiale esplosivo. Tale violazione si è pero prescritta ad inizio 2024 e per questo motivo il giudice ha dichiarato l'estinzione del reato. Prescritte anche le violazioni ambientali di cui era stato accusato A.F., relative allo smaltimento dello smirino, per cui il giudice di Cuneo lo aveva condannato a 3 mesi di arresto.
Se quindi, almeno la prima “tranche” della maxi-inchiesta si avvia verso la fase conclusiva, mancando solo il parere della Corte di Cassazione che potrà o meno confermare la sentenza di secondo grado, lo stesso non si può dire dell’altra parte del fascicolo: rincorso dalla prescrizione che maturerà nel 2025, solo nel marzo dell’anno scorso, dopo un ping pong tra un palazzo di Giustizia e l’altro per una questione di competenza territoriale, è finalmente approdato a Torino. Qui la Procura sostiene l’accusa di frode in pubbliche forniture, falsificazioni sulle certificazioni SAL (avanzamento stato dei lavori), truffa ai danni dello Stato e attentato ai pubblici trasporti. La conclusione dell'istruttoria del secondo faldone è prevista il 15 giugno prossimo.