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Attualità | 14 maggio 2024, 18:11

Bra-Vicenza, andata e ritorno, per la 95ª Adunata Nazionale degli Alpini

I numeri, la storia e le curiosità dell’evento che si è chiuso domenica 12 maggio con la grande sfilata

In foto il gruppo Ana di Bra a Vicenza per la 95ª Adunata Nazionale degli Alpini

In foto il gruppo Ana di Bra a Vicenza per la 95ª Adunata Nazionale degli Alpini

Una grande festa all’insegna della pace. È questo lo spirito che ha animato la 95ª Adunata Nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini, che si è svolta a Vicenza, tornata a ospitare l’evento a distanza di 33 anni, dopo la prima volta nella storia nel 1991. 

Centomila penne nere alla sfilata di domenica 12 maggio tra cui una bella rappresentanza del gruppo Ana di Bra per una delle adunate alpine con il maggior numero di presenze complessive, oltre 450mila. 

Gli Alpini, con il loro cappello a tesa larga e la penna nera, sono tra i soldati più iconici d’Italia. Ad attenderli due ali di pubblico che ha scandito canti e tanti applausi ad ogni passaggio. 

Circa 10 ore di corteo, suddiviso in sette settori: Alpini, in armi e congedati, e poi tutto il mondo che ruota attorno: tra protezione civile e volontari nei diversi ambiti. La bandiera della città di Vicenza ha sfilato con le sue due medaglie d’oro al valor militare. 

Ad aprire le danze è stata la fanfara della Brigata Alpina Julia, che ha tradotto in musica le emozioni della giornata, arrivando al cuore, anche di chi Alpino non è. Per intonare canti e orchestrare strumenti occorrono sincronia, ma anche senso di appartenenza, spirito di fratellanza, condivisione e dedizione, in una sola parola, semplicemente “amicizia”. 

In tribuna, tra gli altri, il ministro della difesa Guido Crosetto, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il presidente del Veneto Luca Zaia, il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai e il presidente della Provincia Andrea Nardin. 

Il messaggio del Capo dello Stato

Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso il suo compiacimento in un messaggio: «A tutti i membri dell’Associazione Nazionale Alpini giunga il più sentito apprezzamento per la meritoria opera di rinnovo del legame tra le generazioni e il plauso per il servizio che il sodalizio svolge nell’ambito delle attività di volontariato all’interno del sistema di Protezione Civile Nazionale, prova del vostro impegno e dell’altruismo a favore di tutta la collettività». Aggiungendo: «Le penne nere, sino alle più recenti missioni internazionali, nell’ambito delle decisioni operate dal parlamento e delle pianificazioni delle competenti autorità - prosegue il Capo dello Stato - sono sempre state esempio di onore, senso del dovere e spirito di sacrificio. Il corpo degli Alpini è una specialità di punta dell’Esercito, costantemente impegnata al servizio della Repubblica». 

Le curiosità sugli Alpini che pochi sanno

Portano soccorso nelle calamità, sono il più antico corpo di fanteria da montagna attivo al mondo, ogni penna nel cappello ha un significato. Ecco allora qualche curiosità su quello che ogni anno rappresenta l’evento più numeroso in tutta Italia e che nell’edizione 2024 ha fatto registrare un’invasione pacifica del capoluogo berico, nei tre giorni 10, 11 e 12 maggio, con circa 450mila presenze tra Alpini, familiari, amici e simpatizzanti. 

Storia e origini

Il Corpo degli Alpini è stato fondato il 15 ottobre 1872, rendendolo il più antico corpo di fanteria da montagna attivo al mondo. Inizialmente sono stati creati per difendere i confini montani settentrionali d’Italia. Sono noti per il loro coraggio, la tenacia e lo spirito di corpo. Il loro motto è “Semper Primus” (Sempre Primo). 

La penna nera

La penna nera è il simbolo più distintivo degli Alpini. Si dice che derivi dai bersaglieri, che la usavano per segnare il bersaglio. Indipendentemente dalle sue origini, la penna nera è diventata un simbolo di orgoglio e identità per gli Alpini. 

La penna nera degli Alpini non è sempre uguale per tutti. Per la truppa, la penna è di corvo, lunga circa 25-30 cm. Per i sottufficiali e gli ufficiali inferiori, la penna è d’aquila, di colore marrone. Per gli ufficiali superiori e i generali, la penna è d’oca, di colore bianco. 

Oltre al tipo di piuma, varia anche il modo in cui viene portata. Per gli Allievi Alpini, la penna viene appuntata sul cappello inclinata in avanti. Per gli Alpini in servizio, la penna viene appuntata sul cappello inclinata all’indietro. Per gli Alpini in congedo, la penna viene appuntata sul cappello diritta. 

Donne in divisa

Il 20 ottobre del 1999, con la Legge 380, veniva istituito il servizio militare volontario femminile. Il nostro Paese si allineò così ad altre Nazioni della Nato aprendo le porte delle Forze Armate e della Guardia di Finanza all’arruolamento femminile con i primi militari donne reclutate, di fatto, l’anno successivo. Per la prima volta «Lo giuro» è stato pronunciato davanti al Ministro della Difesa, Sergio Mattarella, che inaugurò il primo corso di allieve. Da allora le donne impiegate nell’Esercito che operano in ogni settore e in grado di aspirare ad ogni tipo di carriera senza preclusioni di formazione e di incarichi, sono diventate 16mila. E poi ci sono le donne degli Alpini. Signore spesso al seguito del marito, che hanno scelto di condividere una parte della loro vita con l’associazione. Un piccolo esercito rosa che dà grande forza ai gruppi. 

Altri fatti curiosi

Gli Alpini sono spesso accompagnati dai muli, che li aiutano a trasportare rifornimenti e munizioni in zone impervie. Hanno un loro inno, chiamato “Trentatré” e sono molto legati alla musica e ai canti popolari, tanto è vero che ogni reggimento ha il suo coro e le sue canzoni. Oltre al loro ruolo militare, gli Alpini sono attivamente impegnati nella protezione civile e in opere di solidarietà. In quest’ultimo senso, l’Associazione Nazionale Alpini (Ana) conta oltre 350mila membri ed è una delle più grandi associazioni di volontariato in Italia. Sono conosciuti per la loro ospitalità e il loro amore per la buona cucina. Ogni anno organizzano raduni nazionali, che attirano centinaia di migliaia di persone. 

Gli Alpini costruttori di pace 

Il fatto che l’Ana sia un’associazione d’arma, non inganni. Senza mai dimenticare il sacrificio dei nostri veci, gli Alpini di oggi costruiscono la pace ogni giorno, nel concreto.  Soprannominati non a caso “uomini del fare”, sono sempre in prima linea in caso di emergenze e calamità, ma operano anche silenziosamente con qualcosa come 2,4 milioni di ore di volontariato l’anno, spese al servizio della comunità. Senza dimenticare che nel 2019 il Summit mondiale dei Premi Nobel ha assegnato all’Ana il premio “Uomo della Pace” per l’impegno sociale e il sacrificio sempre dimostrati. Significativo anche il fatto che Unipax (Unione Mondiale per la pace e i diritti fondamentali dell’uomo e dei popoli) abbia scelto di sfilare con gli Alpini a Vicenza e di attribuire all’Ana il titolo di Operatore di civile convivenza. 

L’Adunata Nazionale degli Alpini tra storia e significato 

A cadenza annuale, sempre a metà maggio, l’Adunata Nazionale è per tutti gli Alpini l’appuntamento più importante in assoluto: un’occasione per ritrovarsi, ricordare i caduti, ribadire i valori di solidarietà e rinnovare “l’orgoglio dell’appartenenza”. 

La sfilata: un fiume carico di umanità

Il momento clou di ogni Adunata è la sfilata della domenica, cui partecipano orgogliosi, secondo un rigoroso ordine di sfilamento, decine di migliaia di Alpini da tutta Italia e anche dall’estero (l’Ana vanta sezioni anche oltreconfine e, persino, oltreoceano tra cui in Sud America e in Australia). Oltre agli Alpini in congedo di sezioni e gruppi Ana, vi prendono parte anche altre categorie: truppe alpine, fanfare, rievocatori storici, crocerossine, portatrici carniche (donne che durante la Prima Guerra Mondiale portavano cibo e materiale ai soldati, in cima alle montagne), rappresentanti di Protezione civile alpina, sanità alpina e naturalmente Alpini decorati, mutilati e invalidi. A chiudere sono sempre gli Alpini della città ospitante insieme a quelli della città scelta per l’adunata successiva. Prima dell’ammainabandiera, che sancisce la fine della tre giorni, va in scena il passaggio della stecca tra le due sezioni: quella ospitante e quella che ospiterà. 

La stecca

In origine era un semplice bastone in legno, che veniva passato simbolicamente di Adunata in Adunata. Poi, nel Vicentino, precisamente a Bassano, nacque l’idea di un “testimone” ufficiale e imperituro. Così, da mani artigiane locali, scaturì quello che oggi per il maxi-raduno alpino è un po’ come il testimone nella staffetta. La grande stecca alpina in legno, che quest’anno è stata consegnata da Vicenza a Biella, riporta in ordine cronologico tutte le adunate, dal 1920 al 2024, in attesa di accogliere le prossime. 

I tradizionali tre giorni di festa e di memoria

Il programma della tre giorni, ma anche del pre Adunata, è sempre molto denso di momenti istituzionali, cerimoniali (alzabandiera, deposizione della corona ai caduti, sfilate di labaro, vessilli e gonfaloni, saluti ufficiali, onorificenze) e culturali con esibizioni, spettacoli, presentazioni di libri e mostre. Nella tre giorni di festa, tradizionalmente, si esibiscono un centinaio di cori e una ventina di fanfare. 

La prima adunata della storia

La prima adunata della storia, sul Monte Ortigara nel 1920, nasceva dall’esigenza di raccoglimento, di condivisione e di memoria di chi era scampato alla guerra, nel nome di chi non era più tornato. Da allora, con sospensione solo durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1950 in occasione del Giubileo a Roma e nel 2020 e 2021 causa Covid, l’Adunata è un appuntamento annuale e ogni volta si svolge in una diversa località italiana, scelta dal Consiglio direttivo nazionale dell’Ana tra le città candidate con ben due anni d’anticipo. 

Tant’è che già si sa che la prossima sarà a Biella e in autunno si saprà chi si aggiudicherà l’Adunata 2026 tra Genova, Brescia e Matera. 

Silvia Gullino

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