Alla scoperta di palazzo Muratori Cravetta, con visite ne giorni dal 24 al 26 maggio prossimo in orario 10-13 e 14.30-17.30: è questa una delle attività che l’amministrazione comunale saviglianese ha programmato di mettere in campo per la Festa della Cultura.
L’evento coinvolgerà quattordici strutture tra chiese, musei e luoghi d’arte della città, tra cui appunto – come grande protagonista – l’edificio in via Jerusalem 2 nato come accorpamento di tre proprietà nobiliari, quella dei Corvo, dei Tapparelli e dei Muratori, nel quale hanno soggiornato personaggi illustri come il re di Francia Francesco I e l’imperatore Carlo V. E che per la prima volta è stato iscritto al registro nazionale delle dimore storiche.
La storia del palazzo Muratori Cravetta
La trasformazione dell’edificio si deve a Giovanni Francesco I Cravetta, primo presidente del Senato ducale, poi conclusa dal nipote Giovanni Francesco II. Di grande impatto è il cortile d’onore, eccezionale esempio di architettura tardorinascimentale piemontese; qui pittura, scultura ed architettura si fondono armoniosamente, nella creazione di uno spazio di gusto classico, al genio e alla mano di Ercole Negri di Sanfront. Fu ultimato presumibilmente attorno al 1620, anno in cui Vittorio Amedeo I scelse il Palazzo quale sua dimora. Per il cantiere decorativo si fa riferimento all’arco temporale 1606-1624: la facciata manierista su via Jerusalem presentava la serie dei mesi dell’anno intercalati da busti e statue dipinte. A completamento dell’opera fu realizzato un piccolo giardino all’italiana, luogo ideale per i ricevimenti, ma anche utilizzato come teatro privato, che sfruttava la splendida scenografia della facciata principale che ricalca lo schema degli archi trionfali, ingentilito dall’attico dipinto a figure.
Nel 1630 in una stanza al piano terra morì il Duca Carlo Emanuele I, assistito dal suddito e confidente Alessandro III Cravetta: tale camera, tuttora visitabile, sorprende in particolare per il superbo soffitto a cassettoni, decorato con circa 160 formelle lignee dipinte con stemmi di famiglie nobili e personaggi, animali, scene di vita comune di gusto tardo medievale (anni Settanta del XV secolo).
Nel 2006, grazie al progetto Interreg Alcotra “Jardins des Alpes”, è stato portato a termine il recupero del giardino storico, con un disegno che trae spunto dal periodo rinascimentale - manieristico. Si sono adottati come modelli teorici esperti come Claude Mollet e il figlio André. Proprio fra le tavole incise al Théâtre des plans et jardinages (1652) si è individuata la tavola numero 16 di impianto rettangolare sulla quale si è indirizzato il progetto. Il parterre è realizzato in bosso (Buxus sempervirens) con al centro della Santolina (Santolina chamaecyparissus). Il tutto delimitato a margine da zone di prato di forma rettangolare. Le pareti su Contrada delle Beccherie e sul lato est sono costituite da palissades di Carpino bianco (Carpinus betulus) per mascherare i fronti di minor pregio. Nel 2010, infine, hanno preso il via i lavori di recupero architettonico e di restauro dell’edificio.
Giorsino, Mellano e il grazie alle associazioni
“Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento con la Festa della Cultura Saviglianese, un ricchissimo cartellone di appuntamenti che si pone come obiettivo la valorizzazione della città a tutto tondo, raccontata in modo diverso da ogni associazione presente – ha commentato Roberto Giorsino, assessore alla Cultura - . Doveroso il grazie alle realtà associative della consulta Cultura e Promozione del Territorio e al suo presidente Sergio Daniele”.
“Un lungo weekend di totale immersione nel mondo culturale: rappresentazioni teatrali, colazioni letterarie, conferenze, momenti musicali e artistici, sono solo alcuni degli esempi della vetrina che le associazioni e le scuole propongono per meglio rappresentare la nostra città – ha aggiunto Laura Mellano, responsabile del settore Cultura del Comune di Savigliano - . La collaborazione che nasce tra le diverse realtà è a dir poco sorprendente e mi sento di ringraziarle davvero tutte indistintamente, anche perché ho vissuto direttamente con loro il duro lavoro che ha permesso la realizzazione dell’evento, un dietro le quinte davvero silenzioso e laborioso”.