Economia - 13 maggio 2025, 08:00

Decision fatigue: cos’è e come troppe scelte quotidiane affaticano la mente

Ogni giorno compiamo un numero sorprendente di scelte, spesso senza nemmeno accorgercene

Decision fatigue: cos’è e come troppe scelte quotidiane affaticano la mente

L’eccesso di micro-scelte quotidiane e il costo cognitivo

Ogni giorno compiamo un numero sorprendente di scelte, spesso senza nemmeno accorgercene. Secondo alcune stime recenti, ogni persona prende in media circa 35 mila decisioni nell’arco di una singola giornata. La maggior parte sono decisioni minime – cosa indossare, cosa mangiare, quale strada percorrere – e sembrano insignificanti. Eppure, la psicologia ci dice che anche le piccole decisioni ripetute hanno un costo cognitivo. Lo psicologo Roy F. Baumeister ha rilevato che ogni singola scelta, anche la più banale, consuma un po’ delle nostre risorse mentali (forza di volontà ed energie cognitive). In pratica, il cervello spende carburante mentale (glucosio, ossigeno) per valutare opzioni e prendere decisioni, e queste risorse sono limitate. Così, un eccesso di micro-scelte quotidiane può accumulare affaticamento: scelta dopo scelta, pur piccola che sia, il nostro “serbatoio” mentale si svuota progressivamente. Il risultato? A fine giornata ci sentiamo stanchi di decidere, con meno lucidità e autocontrollo rispetto al mattino.

Decision fatigue: cos’è, come si manifesta e perché ci colpisce

Con decision fatigue (in italiano fatica decisionale o affaticamento da decisioni) si indica il fenomeno per cui la qualità delle decisioni peggiora man mano che accumuliamo scelte da fare. In sostanza, dopo una prolungata sessione di decision-making, la nostra mente è meno lucida e tende a scegliere peggio. Possiamo immaginarlo come un muscolo mentale che si stanca dopo troppo sforzo. I sintomi della decision fatigue spesso compaiono a fine giornata o dopo molte decisioni importanti: ci sentiamo mentalmente esausti, con la mente annebbiata (“brain fog”), e diventiamo più irritabili e indecisi. Gli esperti evidenziano quattro segnali tipici: procrastinazioneimpulsivitàevitamento (rimandare o delegare le scelte) e indecisione paralizzante. In pratica, quando siamo affaticati tendiamo o a rimandare le decisioni difficili o al contrario a prendere decisioni avventate pur di toglierci il pensiero. Un altro indicatore è la tendenza a scegliere l’opzione più facile o familiare – quella che richiede meno sforzo mentale – invece di valutare attentamente cosa sia meglio per noi. Ma perché succede tutto questo? La ragione è che il processo decisionale intenso esaurisce le risorse cognitive: più scelte facciamo, più la nostra mente si affatica e cerca scorciatoie per risparmiare energia. Di conseguenza calano concentrazione e autocontrollo, con impatto negativo sulla lucidità. Si tratta di un fenomeno cumulativo: all’aumentare delle decisioni prese, soprattutto in breve tempo, peggiora la nostra capacità di valutare con chiarezza ogni ulteriore scelta.

Strumenti per decidere meglio: come ridurre l’attrito cognitivo

La buona notizia è che possiamo adottare strategie pratiche per ridurre l’attrito cognitivo nelle nostre giornate, conservando energie mentali per le decisioni più importanti. Ecco alcuni strumenti e accorgimenti utili per decidere meglio minimizzando la fatica mentale:

  • Routine e automatismi per le scelte ripetitive: Trasformare le decisioni quotidiane ricorrenti in abitudini fisse aiuta a risparmiare energia. Ad esempio, preparare gli abiti la sera prima, seguire un menu settimanale prestabilito per i pasti o impostare l’addebito automatico delle bollette sono semplici routine che eliminano ogni giorno diverse micro-decisioni. In questo modo riduciamo il “ruminio” mentale su dettagli insignificanti e liberiamo risorse cognitive per altro.
  • Limitare le opzioni ed eliminare le scelte superflue: Quando possibile, riduciamo a monte il numero di alternative da considerare. Troppe opzioni aumentano il carico mentale e l’ansia da scelta. Meglio decidere prima cosa conta davvero: ad esempio, possiamo stabilire di mantenere un guardaroba essenziale (riducendo il tempo perso a scegliere vestiti), oppure delegare ad altri o a rotazione certe piccole decisioni quotidiane (cosa cucinare a cena, chi guida, ecc.). Meno decisioni inutili affrontiamo, minore sarà la fatica accumulata durante la giornata.
  • Sfruttare gli strumenti di confronto online: Per le decisioni più complesse – finanziarie, di acquisto o di organizzazione – esistono oggi tool digitali che semplificano il confronto tra molte opzioni, riducendo lo sforzo cognitivo. Ad esempio, se dobbiamo scegliere un mutuo o un prestito, possiamo affidarci a siti che calcolano automaticamente costi e tassi: piattaforme come calcolareprestito.com permettono di confrontare in pochi clic indicatori chiave come TAN e TAEG delle varie offerte, facilitando la valutazione. Allo stesso modo, per risparmiare energie mentali, usiamo i comparatori di tariffe (luce, gas, telefonia) o i motori di ricerca voli quando pianifichiamo viaggi: questi strumenti presentano le opzioni già ordinate per prezzo o caratteristiche, aiutandoci a scegliere in modo informato senza dover analizzare manualmente ogni possibilità. Integrando questi aiuti nel nostro processo decisionale, riduciamo l’attrito cognitivo perché deleghiamo parte dell’analisi a strumenti esterni, mantenendo la nostra mente più fresca per il giudizio finale.
  • Dare priorità alle decisioni importanti (e prenderle al momento giusto): Non tutte le scelte hanno lo stesso peso. È utile identificare le decisioni davvero cruciali e affrontarle quando siamo mentalmente più lucidi, tipicamente al mattino o dopo una pausa rigenerante. Ad esempio, se dobbiamo discutere un contratto di lavoro o una questione finanziaria significativa, meglio farlo a inizio giornata, evitandolo quando siamo stanchi. Al contrario, possiamo riservare a fine giornata le decisioni triviali che richiedono poca concentrazione, come scegliere gli abiti per l’indomani o preparare la lista della spesa. Questo approccio di time management decisionale ci aiuta a destinare il nostro limitato tempo di attenzione e volontà alle cose che contano di più. Inoltre, ricordiamoci di fare pause e ricaricare energie: anche una breve passeggiata o uno spuntino possono ristabilire un po’ di carburante mentale. Non a caso, perfino una variabile banale come la fame può incidere: uno studio ha evidenziato che perfino i giudici risultano più severi quando sono a stomaco vuoto, mentre dopo la pausa pranzo tornano a decisioni più equilibrate.

Adottare queste strategie significa in pratica semplificare il nostro ambiente decisionale: meno scelte inutili, più automatismi, e il momento giusto per ogni decisione. Così facendo alleggeriamo il carico cognitivo complessivo e preserviamo energie mentali per le questioni davvero importanti, riducendo il rischio di decisioni sbagliate dovute alla stanchezza.

Quando decidiamo peggio: errori comuni nelle scelte ad alto impatto

Il problema della decision fatigue è che può colpire proprio quando dobbiamo prendere decisioni ad alto impatto. Infatti la stanchezza mentale ci spinge spesso verso scelte meno ragionate o soluzioni di comodo. Esempi concreti abbondano. In ambito giudiziario, uno studio famoso su corti giudiziarie israeliane ha mostrato che i giudici tendevano a essere molto meno clementi dopo aver esaminato molti casi: a inizio sessione concedevano la libertà condizionata nel ~65% dei casi, ma verso fine giornata la concedevano quasi zero volte, preferendo la decisione “più facile” (mantenere lo status quo). In modo simile, nel settore sanitario, è emerso che i medici stanchi a fine turno prescrivono più farmaci (anche se non necessari) rispetto a inizio giornata. Ad esempio, i medici di base erano circa il 26% più propensi a prescrivere antibiotici non necessari nell’ultima ora della mattina rispetto alla prima ora, segno che la stanchezza decisionale li portava a scelte meno accurate. Anche nella vita di tutti i giorni possiamo cadere in errori analoghi. Pensiamo a quando firmiamo un contratto importante (un acquisto, un finanziamento) dopo ore a valutare alternative: esausti, rischiamo di non leggere con attenzione le clausole o di accettare l’opzione standard senza verificarne la reale convenienza. Oppure consideriamo decisioni sul lavoro – come accettare un’offerta di impiego o prendere una decisione strategica – prese in momenti di forte stress e stanchezza: è più facile accontentarsi di una scelta conservativa o, al contrario, fare un passo azzardato pur di chiudere la questione. In ambito sanitario, anche noi pazienti possiamo non essere immuni: dopo aver discusso a lungo con vari medici e valutato molte informazioni, possiamo finire col scegliere in modo impulsivo una terapia, oppure evitare di decidere del tutto, rimandando esami o interventi necessari. Insomma, la decision fatigue ci porta a decidere peggio proprio nelle scelte più rilevanti, spesso facendoci optare per ciò che richiede meno sforzo nell’immediato (che non è necessariamente la decisione migliore a lungo termine).

Il rumore di fondo dei social e il logorio dell’attenzione

Oltre alle decisioni esplicite, oggi dobbiamo fronteggiare un continuo “rumore di fondo” digitale che contribuisce ad affaticare la mente. Le piattaforme social, le news online e le notifiche sullo smartphone bombardano la nostra attenzione con stimoli incessanti, ognuno dei quali richiede – implicitamente – una micro-decisione: clicco o ignoro? Rispondo adesso o dopo? Questa sovrastimolazione alimenta la fatica cognitiva in modo subdolo. Basti pensare che lo smartphone medio riceve circa 100 notifiche al giorno, praticamente una ogni 10 minuti. Ognuna distrae e richiede anche solo un secondo di valutazione, ma nell’arco della giornata queste interruzioni frammentano la nostra concentrazione. Il risultato è un logorio dell’attenzione: costantemente sollecitati da aggiornamenti, messaggi e feed infiniti sui social, facciamo più fatica a mantenere il focus su ciò che è davvero importante. Le ricerche mostrano che dopo essere stati esposti a un gran numero di scelte o distrazioni, diventa molto più difficile concentrarsi a lungo su un compito complesso. In altre parole, l’overload di informazioni e decisioni minime (come mettere like, scegliere se aprire un link, quale contenuto guardare tra decine in timeline) prosciuga le stesse risorse mentali che ci servono per pensare in modo chiaro. 

In questo contesto di sovraccarico digitale, è facile sentirsi mentalmente esausti e confusi, anche senza aver preso nessuna “grande” decisione concreta: il continuo valutare e reagire a stimoli online somiglia a prendere centinaia di piccole decisioni, e contribuisce alla stanchezza mentale di fine giornata. Come possiamo difenderci? Una chiave è imparare a scegliere cosa vale davvero la pena decidere. Significa allenarsi a filtrare il rumore di fondo, preservando la nostra attenzione per ciò che conta. Possiamo limitare il tempo sui social o disattivarne le notifiche non essenziali, senza sentirci in dovere di essere sempre connessi. Possiamo stabilire momenti “offline” per ricaricare la mente, dedicandoci ad attività rilassanti che non implicano continui bivi decisionali. In pratica, si tratta di riappropriarsi consapevolmente del proprio focus, ricordando che la nostra capacità di decidere è una risorsa preziosa. Allenarsi a dire no alle distrazioni e a semplificare le scelte superflue è un modo per ridurre il logorio mentale moderno. Del resto, nella vita di oggi saper scegliere le proprie battaglie – capire su quali decisioni investire energie e quali invece lasciar andare – è diventata una competenza fondamentale per il benessere. In conclusione, imparare a riconoscere la decision fatigue e a gestirla significa riuscire a mantenere lucidità e controllo nelle scelte che contano davvero, nonostante il mondo frenetico e pieno di stimoli in cui viviamo. Con un po’ di igiene mentale e organizzazione, possiamo evitare che le troppe scelte quotidiane logorino la nostra mente, riservando la migliore versione di noi stessi alle decisioni che veramente plasmano la qualità della nostra vita.








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