Cronaca - 15 luglio 2025, 10:37

Gioielliere cuneese avrebbe venduto un falso bracciale Cartier all'amico: entrambi finiscono a processo

I fatti nel 2017 a Cuneo. Orafo e compratore devono rispondere di ricettazione. Il luogotenente della Finanza: "La contraffazione era perfetta"

Immagine d'archivio

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Un bracciale di Cartier perfetto. Così perfetto da sembrare autentico. 

Ma secondo la Procura du Cuneo, quel gioiello sarebbe un falso e per questo L.C., orafo cuneese e rivenditore di orologi Rolex, deve rispondere di ricettazione. 
A “incastrarlo”, poi, sarebbero state le conversazioni telefoniche intercettate che L.C. intratteneva con il destinatario del bracciale, M.R. che, verosimilmente consapevole della provenienza illecita del bracciale, avrebbe accettato comunque di acquistarlo per regalarlo alla madre. Era il febbraio 2017.

“È per te o per tua mamma? Ho un gancio ottimo, te lo spiego poi a voce” avrebbe scritto  L.C. a M.R., anche lui sotto accusa in tribunale. 

Ed è stato proprio tramite il suo interrogatorio che la Guardia di Finanza decise di acquisire poi il cellulare del gioielliere per effettuare ulteriori accertamenti. 
Nel gennaio 2019 il suo negozio venne “attenzionato” con una serie di interventi da parte delle fiamme gialle “per colpire il mercato dei falsi”. 

Il 18 gennaio di quell’anno - ha spiegato in aula il luogotenente della finanza Marcello Casciani- sono stati rinvenuti diversi preziosi tra cui Rolex, oggetti in oro e diamanti e bracciali riconducibili alla serie Love del brand Cartier. A seguito di verifiche si è scoperto che i bracciali erano, seppur abilmente, contraffatti”. Da quel momento, la scelta di sequestrare il cellulare all’imputato.

A maggio di quell'anno, un altro intervento e un altro sequestro di altri gioielli, poiché “detenuti senza nessun titolo e quindi ritenuti provento di furto e ricettazione e altri prodotti contraffatti”

Le indagini avevano generato due procedimenti distinti, in uno dei quali L.C., accusato di aver messo in commercio un Rolex Daytona Raimbow, ha già definito la sua posizione processuale. 

“Tutte le transazioni avvenivano in contanti - ha proseguito il finanziare- infatti il gioielliere è indagato anche per questo presso la Procura di Torino”. 

Nel corso dell’attuale processo a Cuneo, sono state numerose le conversazioni prodotte tra i due imputati. “Chiedi a tua mamma che modello vuole di 'chiodo' (modello del gioiello ndr)avrebbe scritto L.C. a M.R.. “Ci sono tanti modelli di chiodo? Lo so che ci sono quelli più spessi e meno spessi, ma in base a quanto costano uno sceglie” avrebbe risposto l’acquirente. “C’è oro bianco, oro giallo, oro giallo in diamante con le punte: i prezzi si vedono sui siti della Cartier, fatti dire dalla mamma cosa vuole per lei, dopo vedo di combinare” avrebbe ribattuto L.C.

Poi, a marzo, l’arrivo del braccialetto in negozio. M.R. venne convocato in Questura per la consegna del gioiello che, all’esito della perizia, risultò contraffatto. 

“La contraffazione -spiega Casciani- non era grossolana ma precisa, quindi perfetta. Esistono software che consentono di riprodurre perfettamente il manufatto ed eventualmente apportare modifiche, secondo l’intenzione del cliente". 
Sul come, poi, L.C. si sarebbe procurato il falso, è stato aperto un ulteriore fascicolo, inviato per competenza a Torino, dove si indaga per ipotetica associazione per delinquere.

Il primo dicembre prossimo, l'esame degli imputati e la discussione del processo.

CharB.

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