C’è un momento in cui le strade di una città non sono solo antiche. Sono sacre. Sabato 12 luglio, oltre 40 Confraternite hanno partecipato alla processione in onore della Madonna del Carmine, uno degli appuntamenti più sentiti a Cuneo. Confratelli e consorelle provenienti dalla provincia (e non solo) hanno invaso pacificamente le vie del centro, portando con sé simboli, stendardi e tradizioni secolari.
Una notte di preghiera e di emozioni. Un tripudio di fede popolare che ha trasformato il capoluogo della Granda in una processione viva, carica di emozioni e memoria. La grande gioia testimoniata da centinaia di persone assiepate dietro le transenne ad applaudire ogni gruppo.
È lì, sotto archi di luce e parole di pace disegnate al suolo dai petali dell’infiorata, la chiesa di San Sebastiano come sfondo e l’incenso nell’aria, che la suggestione si mescola con il misticismo. Passa la statua della Madonna del Carmine, tra la magia del canto e chi assiste alla scena dai balconi drappeggiati. È appena un frammento del lunghissimo corteo delle Confraternite, un serpentone di mantelli colorati, stemmi mariani e insegne con dettagli densi di significati. Uno spirito missionario che è anche preziosa lezione di storia.
Basti pensare che si aveva traccia delle confraternite già in epoca romana, quando erano esclusivamente composte da membri del clero, mentre quelle costituite da laici si formarono nel XII secolo, in epoca comunale, per assistere gli infermi, aiutare i poveri, gli orfani, le ragazze di strada, i carcerati, i prigionieri di guerra da riscattare. Ma tra i loro compiti più affascinanti, c’è quello di preservare e tramandare una cultura popolare fortissima.
Al passaggio della Santa effigie i fedeli affidano, infatti, le proprie speranze alla Vergine, tra segni di croce e lodi elevate al cielo. Mentre il clero guidato dal vescovo Piero Delbosco e le autorità militari e civili con in testa il sindaco Patrizia Manassero e il senatore Giorgio Maria Bergesio scortano la statua della Madonna, sfilano donne e uomini devoti che hanno così espresso al tempo stesso la propria fede ed il proprio spirito di appartenenza ad una comunità.
Ci sono anche i Battuti Bianchi ed i Battuti Neri di Bra. E poi la Confraternita dei Battuti Rossi di Fossano, l’Arciconfraternita del Santissimo Sudario di Torino, la Nera di Villafalletto, il Gruppo Storico “Le Parlate” di Entracque, ma anche la Confraternita del Santo Rosario e SS.mo Sacramento arrivata da Ginosa (Taranto) e le confraternite della Liguria, quelle dal crocifisso colossale, per citarne alcune.
Il ritorno della Madonna nella chiesa di San Sebastiano ha segnato l’ora del momento più intimo della preghiera, che si è chiusa con una carezza alla preziosa immagine. Scampoli di una tradizione di cui si ha memoria già dal 1600 e che unisce le generazioni nell’abbandono totale al sollievo della Madre di Dio.
Origini della festa che si celebra il 16 luglio
La festa liturgica della Madonna del Carmelo fu istituita per commemorare l’apparizione del 16 luglio 1251 a san Simone Stock, all’epoca priore generale dell’Ordine carmelitano, durante la quale la Madonna gli consegnò uno scapolare (dal latino scapula, spalla) in tessuto, rivelandogli notevoli privilegi connessi al suo culto.
Proprio a san Simone Stock, che propagò la devozione della Madonna del Carmelo e compose per Lei un bellissimo inno, il Flos Carmeli, la Madonna assicurò che a quanti si fossero spenti indossando lo scapolare sarebbero stati liberati dalle pene del Purgatorio, affermando: «Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo».
La storia
La devozione alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo ha origini molto antiche.
Il primo profeta d’Israele, Elia (IX sec. a.C.), dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando la pioggia e salvando Israele dalla siccità. In quella immagine tutti i mistici cristiani e gli esegeti hanno sempre visto la Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo.
Un gruppo di eremiti, i “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, costruirono una cappella dedicata alla Vergine sul Monte Carmelo. I monaci carmelitani fondarono, inoltre, dei monasteri in Occidente. Il 16 luglio del 1251 la Vergine, circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre generale dell’Ordine, san Simone Stock, al quale diede lo “scapolare” col “Privilegio Sabatino”, ossia la promessa della salvezza dall’inferno, per coloro che lo indossano e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.
Il Privilegio Sabatino
Dall’apparizione a san Simone Stock passò un secolo e la Madonna del Carmine si fece vedere nuovamente, ma questa volta da un Pontefice, Giovanni XXII, chiedendo al Papa di pregare per tutti quelli dell’Ordine del Carmelo, promettendo in cambio di liberare il sabato seguente, tutti i confratelli dalle fiamme del Purgatorio. Il beneficio concesso dalla Vergine del Carmine, prese il nome di “Privilegio Sabatino” nome che deriva proprio dalla Bolla Sabatina che il Pontefice firmò in data 3 Marzo 1322. Nel 1910, fu Papa Pio X che con un decreto della Santa Congregazione del Sant’Ufficio del 16 dicembre 1910, concesse di sostituire lo scapolare con una medaglia che da un lato rappresenta il Sacro Cuore e dall’altra l’immagine della Vergine, preferibilmente del Carmine.
Consacrazione alla Madonna del Carmelo
Ancora oggi è possibile usufruire della Grande Promessa (fatta a san Simone Stock), ma occorre ricevere lo scapolare da un sacerdote autorizzato, indossarlo sempre e iscriversi nei registri della Confraternita, mentre per ricorrere al Privilegio Sabatino, è necessario rispettare la castità e recitare delle preghiere che il sacerdote determina nell’atto di consegnare lo Scapolare. La consacrazione alla Madonna, mediante lo scapolare, si traduce anzitutto nello sforzo di imitarla, almeno negli intenti, a fare ogni cosa come Lei l’avrebbe compiuta.
Il Monte Carmelo
Spesso i titoli della Vergine si riferiscono a delle sue azioni, a delle qualità, a degli atteggiamenti, a dei titoli o a degli eventi storici, la Madonna del Carmine deve il suo titolo al nome del Monte Carmelo. Il Monte Carmelo, dove la tradizione afferma che qui la sacra Famiglia sostò tornando dall’Egitto, è una catena montuosa nell’Alta Galilea, una regione dello Stato di Israele, che si sviluppa in direzione nordovest-sudest da Haifa a Jenin. Da sempre esaltata nella tradizione biblica come il più bello dei monti, è definito “il giardino fiorito di Dio”, dall’etimologia aramaica del suo nome “Karmel” cioè “giardino”. Non è un caso che tutti i conventi carmelitani abbiano annesso un giardino. Il titolo di Madonna del Carmine rappresenta, quindi, la volontà di Dio di raccontare la Bellezza.
Iconografia
Sempre rappresentata con Gesù Bambino in braccio o in grembo che porge lo “scapolare”, e con la stella sul manto (tipica nelle icone orientali per affermare la sua verginità), è onorata anche come “Madonna del Suffragio” e a volte è raffigurata mentre trae dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate, in virtù della promessa fatta al priore Stock per mezzo dello scapolare.