C’è chi le imprese le racconta e chi le vive. E poi c’è chi, come Nino Viale, le fa diventare leggenda.
A cinquant’anni esatti da quel 22 luglio 1975 in cui il maestro di sci di Limone Piemonte, che all’epoca aveva 25 anni, affrontò per la prima volta in assoluto la vertiginosa parete nord del Monviso con gli sci ai piedi, domani, martedì 22 luglio, si celebrerà il ricordo di quell’epopea con una giornata divisa tra Crissolo e Limone Piemonte.
Alle 11,15, alla Baita della Polenta della famiglia Genre, a Crissolo Pian della Regina, sarà celebrata una messa in memoria di quell’impresa.
A officiare la celebrazione saranno don Celestino Ribero, parroco di Crissolo, e il vescovo emerito di Saluzzo, Monsignor Giuseppe Guerrini. Seguirà un pranzo conviviale in amicizia, per ricordare, tra parole, volti e fotografie, la storica discesa sul ‘Coolidge’ del Viso.
Nino Perino, direttore della scuola di sci di Limone Piemonte, discusse con Viale (all'epoca maestro di sci del paese della val Vermenagna) sull’idea, allora pura utopia, di scendere con gli sci la parete nord del Monviso attraverso il canale Coolidge.
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</figure>Quel 'impossibile pronunciato da Perino diventa per Viale la scintilla di una sfida, alimentata dall’incoscienza lucida di un appassionato più che di un esperto dello sci estremo.“Avevo già fatto altre discese ripide – racconta oggi Viale – oltre che a Limone, anche in Val Gesso e sul Gran Paradiso. Ma nessuna era impegnativa come la nord del Monviso. La discesa, lungo il Coolidge, fu un salto nell’ignoto: non sapevo nemmeno com’era fatto il canalone, e lo affrontai con i miei sci da pista, senza esperienza di sci alpinismo”.
Quel 22 luglio 1975, che come domani, 50 anni fa cadeva anche di martedì, Nino e il suo amico Claudio Bodrone salirono sul Monviso per la via normale, Viale si era portato gli sci a spalle.
Alle 9,45 erano già in vetta, a quota 3.841. Il tempo, inizialmente sereno, peggiorò rapidamente, ma intorno alle 12 ci fu una schiarita: “Alle 14 - racconta Nino - ho deciso di partire. Claudio mi seguiva scendendo con ramponi e piccozza lungo il canalone. Anche per lui fu un’impresa notevole”.
Alle 16, i due raggiunsero il ghiacciaio centrale e superarono in cordata un salto roccioso. Poi i due uomini a distanza ripresero la discesa fino al canalone inferiore. “Mi fermavo sempre per aspettare Claudio che rispetto a me rimaneva indietro di circa 15 minuti. Alle 17 eravamo entrambi alla base, a quota 2850, nei pressi del bivacco Villata. La parete era carica di neve, un’occasione irripetibile: le condizioni erano perfette, cosa rara per quel versante così ripido e soggetto a caduta di sassi”.

Quell’impresa, oggi considerata pionieristica, fu possibile anche grazie alla quantità di neve ancora presente a stagione estiva avanzata, al contrario di quanto accade oggi a distanza di mezzo secolo, a causa dei cambiamenti climatici.
Oltre 1000 metri di dislivello verticale, su una delle pareti con una pendenza di 55 gradi, la più severa delle Alpi Cozie: fu un’impresa da record essendo stata fatta la prima volta sugli sci.
L’anno successivo, nel marzo 1976, Claudio Bodrone perse la vita sul vicino Visolotto. Aveva solo 25 anni. “Il giorno della discesa mi disse: ‘Dopo questa, aspetterò un po’ a tornare in montagna’. E purtroppo non tornò mai più”, ricorda Nino con le lacrime agli occhi e tanta emozione per la perdita del suo caro amico e compagno dell’impresa pionieristica.

Domani sera, martedì 22 luglio, alle ore 21, l'appuntamento si sposta al Teatro della Confraternita di Limone Piemonte.
Qui sarà proiettato “Monviso Mon Amour”, il documentario scritto e diretto da Fabio Gianotti nel 2016, nato da un’idea di Enzo Cardonatti e liberamente ispirato all’omonimo libro di Gianni Aimar.

Il film ripercorre non solo la storica discesa di Viale nel 1975, ma anche la riedizione dell’impresa compiuta nel 2015 da cinque giovani sciatori estremi.
A seguire sarà presentato anche il libro “Come pietre – Una storia, due imprese” scritto dalla figlia di Nino, Rebecca Viale, che racconta la storica impresa del padre e quella che considera la sua seconda grande avventura: la fondazione dello 'Chalet le Marmotte', in località Panice, oggi punto di riferimento per sciatori ed escursionisti gestito da Nino con la moglie June e le figlie Rebecca e Jennifer.

L'attività è stata aperta nel 2007, dopo che Viale aveva lasciato il suo lavoro di maestro da sci sulle piste della Riserva Bianca iniziato giovanissimo a soli 16 anni di età.
A 50 anni da quella folle ma lucida sfida alla montagna, Nino Viale è ancora un punto di riferimento per chi ama lo sci e la montagna vera. Non solo per la tecnica, ma per il coraggio, la passione e la semplicità con cui ha saputo trasformare un sogno in un pezzo di storia.
Domani sarà un giorno di ricordo e forse anche di ispirazione per chi guarda il Monviso con lo stesso stupore che aveva Nino quella mattina del 22 luglio 1975.





