Riproponiamo qui uno degli articoli più letti della settimana appena conclusa, pubblicato giovedì 24 luglio.
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Nella voce di Marco Brunetti, vescovo di Alba, si alternano angoscia e determinazione. Di fronte alla tragedia in corso nella Striscia di Gaza, il suo appello è netto, rivolto alla politica e alla coscienza collettiva. Allo stesso tempo, guarda alla città e alla Diocesi con l’urgenza della concretezza: garantire accoglienza, rete, dignità. Anche ad agosto, anche se costa fatica. E in tutto questo, nessun alibi per chi volta lo sguardo altrove.
Qual è la sua posizione su quanto sta accadendo a Gaza?
“Quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza è inaudito. Pensavamo che certe atrocità appartenessero al passato, e invece le vediamo ripetersi oggi, per mano di uno Stato che si definisce democratico. Siamo di fronte a una profonda disumanità da parte di Israele, e credo che l’Occidente, con il suo silenzio e le sue armi, stia diventando complice. Sono stati superati tutti i limiti. Non ci sono più ragioni plausibili per giustificare bombardamenti e assalti che hanno distrutto tutto, generando un nuovo esodo per un popolo che da decenni non conosce pace”.
Un’escalation che ha colpito anche la Chiesa…
“L’attacco alla Chiesa cattolica della Sacra Famiglia è stato solo la punta dell’iceberg. Non ci indigniamo perché è stata colpita una chiesa, ma perché continuano a essere colpite persone innocenti. La fede e i luoghi di culto sono secondari rispetto alla vita umana. Ci indigniamo e basta. Per questo dobbiamo mobilitare le coscienze, sollecitare i nostri governanti: la diplomazia deve tornare a prevalere sulla guerra.”
La Diocesi ha in programma iniziative di sensibilizzazione?
“Sì. Abbiamo cominciato con i campi scuola, coinvolgendo i giovani, e lo faremo anche durante la festa di San Lorenzo, il 10 agosto, patrono di Alba e della Diocesi. Quest’anno avremo con noi il cardinal Mauro Gambetti, arciprete della basilica di San Pietro, una presenza significativa e vicina al Papa. Sarà un’occasione per tornare a parlare di pace. E poi, a settembre, riprenderemo con nuovi incontri: non possiamo abituarci alla guerra, dobbiamo continuare a parlarne, a resistere con la parola e l’umanità".

Intanto, un segnale concreto: il centro di prima accoglienza di Alba resterà aperto anche in agosto.
“Esatto. Non è stato facile, ma siamo riusciti a organizzarci: garantiremo il servizio del dormitorio e della mensa, nonostante il personale sia ridotto di due - tre persone, i dipendenti, a cui saranno garantite le vacanze. I posti disponibili per gli ospiti sono 24 e in queste settimane non sempre sono stati occupati, ma le richieste stanno aumentando. Con l’arrivo della vendemmia, ci aspettiamo che in molti avranno bisogno di un letto e una doccia. Se non basterà, bisognerà trovare insieme — con i servizi sociali e le istituzioni — delle soluzioni. La Caritas, per sua natura, dà precedenza ai più fragili: chi non ha casa né lavoro. Ma il tema vero è l’emergenza abitativa”.
Un tema che interroga anche la città…
“Ci sono troppi alloggi sfitti e ancora troppa diffidenza. Dobbiamo far capire che Alba non può essere solo una città per turisti, ma deve essere anche accogliente verso chi lavora e vive qui. Da tempo, alcuni imprenditori hanno iniziato a prendersi carico dell’alloggio per i lavoratori stagionali. Alcune cantine, ad esempio, lo fanno già. Ma non basta. E dobbiamo evitare situazioni di sfruttamento che purtroppo, in passato, abbiamo dovuto denunciare”.
Per affrontare tutto questo serve rete. Le istituzioni stanno collaborando?
“Sì, ci sono tavoli di lavoro e realtà associative che si rendono disponibili. Questa è la strada giusta: mettersi in rete, condividere gli sforzi. Tutti insieme dobbiamo fare in modo che Alba resti una città capace di accogliere, anche nei momenti più difficili”.





