Gentile direttore,
Paolo Chiarenza, storico dirigente missino, considera l’antifascismo uno strumento di propaganda politica al servizio di sinistre e ANPI. Per Chiarenza è tutto chiaro: il fascismo è archiviato (tanto che si avventura in una rivisitazione grottesca del ventennio); nel 1970 la destra nazionale di Giorgio Almirante ha chiuso con il passato.
Ma se il fascismo è archiviato, come si può fare, dopo 80 anni, dell’ironia sul fatto che non tutti gli italiani hanno bevuto l’olio di ricino? Come si può esaltare l’impegno del duce su previdenza e opere pubbliche, così meritevole da far passare in secondo piano l’uso sistematico della violenza, l’indottrinamento, le guerre di aggressione, le leggi razziali? E se la destra ha fatto i conti una volta per tutte con il passato nel 1970, che dire, nel giorno in cui si ricorda il 45° anniversario della strage di Bologna del 2 agosto ’80, delle accertate responsabilità fasciste nella strage?
Si tenga pure, lo storico Chiarenza, le sue certezze e la sua visione manichea della realtà. Ma non pregiudichi lo spazio dell’analisi storica critica. Gli uomini e le donne di questo paese, oggi cittadini e in allora “italiani e italiane”, sono consapevoli che documentarsi e riflettere sulle tragedie del passato è uno dei pochi strumenti che hanno per evitare che si ripetano. In un’epoca di guerre e di riarmo, di capi popolo improvvisati, di sterminio di intere popolazioni, non ci si può abbandonare alla spensieratezza né agli slogan ma occorrono memoria e visione.
Da ultimo, poiché è stato amministratore locale come lo scrivente, lo invito a considerare che la mobilitazione, laddove ci sono Sindaci che prendono le distanze dall’antifascismo, di partiti e associazioni partigiane, tra cui l’ANPI che ho l’onore di rappresentare a livello provinciale, non è per metterla in caciara né per esorcizzare fantasmi, né per una abbuffata sotto le stelle. È esercizio di cittadinanza attiva, bisogno impellente di orizzonti di speranza in cui parole come memoria, pace, rispetto, tolleranza, lotta alle diseguaglianze, tornino ad avere un senso. È semplice fedeltà alla Costituzione, che impegna in primis chi ha incarichi pubblici.
Tutte cose che il fascismo ha negato e dalle quali la Costituzione antifascista ci protegge, sempreché sappiamo custodirla e viverla.
Paolo Allemano





