Attualità - 03 agosto 2025, 15:57

"Chiarenza si tenga le sue certezze e la sua visione manichea della realtà. Ma non pregiudichi lo spazio dell’analisi storica critica"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Paolo Allemano in replica alla missiva inviata, lo scorso 30 luglio, in merito alle polemiche sulla pastasciutta antifascista

"Chiarenza si tenga le sue certezze e la sua visione manichea della realtà. Ma non pregiudichi lo spazio dell’analisi storica critica"

Gentile direttore,  

Paolo Chiarenza, storico dirigente missino, considera l’antifascismo uno strumento di propaganda politica al servizio di sinistre e ANPI. Per Chiarenza è tutto chiaro: il fascismo è archiviato (tanto che si avventura in una rivisitazione grottesca del ventennio); nel 1970 la destra nazionale di Giorgio Almirante ha chiuso con il passato.

Ma se il fascismo è archiviato, come si può fare, dopo 80 anni, dell’ironia sul fatto che non tutti gli italiani hanno bevuto l’olio di ricino? Come si può esaltare l’impegno del duce su previdenza e opere pubbliche, così meritevole da far passare in secondo piano l’uso sistematico della violenza, l’indottrinamento, le guerre di aggressione, le leggi razziali? E se la destra ha fatto i conti una volta per tutte con il passato nel 1970, che dire, nel giorno in cui si ricorda il 45° anniversario della strage di Bologna del 2 agosto ’80, delle accertate responsabilità fasciste nella strage?

Si tenga pure, lo storico Chiarenza, le sue certezze e la sua visione manichea della realtà. Ma non pregiudichi lo spazio dell’analisi storica critica. Gli uomini e le donne di questo paese, oggi cittadini e in allora “italiani e italiane”, sono consapevoli che documentarsi e riflettere sulle tragedie del passato è uno dei pochi strumenti che hanno per evitare che si ripetano. In un’epoca di guerre e di riarmo, di capi popolo improvvisati, di sterminio di intere popolazioni, non ci si può abbandonare alla spensieratezza né agli slogan ma occorrono memoria e visione.

Da ultimo, poiché è stato amministratore locale come lo scrivente, lo invito a considerare che la mobilitazione, laddove ci sono Sindaci che prendono le distanze dall’antifascismo, di partiti e associazioni partigiane, tra cui l’ANPI che ho l’onore di rappresentare a livello provinciale,  non è per metterla in caciara né per esorcizzare fantasmi, né per una abbuffata sotto le stelle. È esercizio di cittadinanza attiva, bisogno impellente di orizzonti di speranza in cui parole come memoria, pace, rispetto, tolleranza, lotta alle diseguaglianze, tornino ad avere un senso. È semplice fedeltà alla Costituzione, che impegna in primis chi ha incarichi pubblici.

Tutte cose che il fascismo ha negato e dalle quali la Costituzione antifascista ci protegge, sempreché sappiamo custodirla e viverla.

Paolo Allemano

al direttore

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