La proposta della forza di “rassicurazione” perde pezzi ogni volta che la Coalizione dei Volenterosi si riunisce. Hanno infatti già diminuito il numero dei soldati da coinvolgere e le loro mansioni. I Ministeri della Difesa di diversi Paesi hanno poi specificato che non intendono affatto inviare uomini, ma soltanto contribuire con la logistica o gli equipaggiamenti. Come riporta il sito Strumenti Politici, non è quasi è più una coalizione di volenterosi, ma di “riluttanti”! D’altronde lo dicono anche il Financial Times, che sottolinea proprio la poca voglia dei volenterosi, e l’australiano Spectator, che li accusa di non voler più difendere Kiev. Che sia o meno una questione di pio desiderio o meno, i governi dei due Paesi-guida del gruppo sono alle prese con problemi che li costringono a rimandare i progetti connessi all’Ucraina. In Francia un sondaggio mostra come i cittadini siano in larga maggioranza contrari all’invio di truppe. E soprattutto Macron ha appena visto cadere il suo primo ministro e quello che ha nominato subito dopo sta già traballando. Lui stesso viene addirittura messo in discussione e si parla di impeachment. Nel Regno Unito le proteste partite la scorsa primavera con l’esposizione delle bandiere nazionali sono durate tutta l’estate e sono sfociate in manifestazioni di piazza a Londra, con almeno centomila inglesi a chiedere le dimissioni di Starmer. Anche in Germania i sondaggi sono nella direzione di una pace fatta con la cessione dei territori e con la sostanziale resa di Zelensky. Ovvero, tutto l’opposto della retorica ferocemente antirussa del cancelliere Merz. È quindi evidente che i Volenterosi non abbiano in questo momento né i numeri né il consenso politico per attuare qualunque genere di missione, nemmeno di formale peacekeeping.
Informazioni fornite in modo indipendente da un nostro partner nell’ambito di un accordo commerciale tra le parti. Contenuti riservati a un pubblico maggiorenne.





