Attualità - 04 ottobre 2025, 19:45

Don Marco Bruno, nuovo parroco delle comunità di Scarnafigi, Ruffia, Torre San Giorgio e Villanova Solaro

Domani domenica 5 ottobre il suo ingresso ufficiale nella Fraternità di Pianura: “Ascolto, rispetto, discernimento e disponibilità le quattro parole chiave del mio nuovo servizio pastorale”

Don Marco Bruno nuovo parroco della comunità di Scarnafigi, Ruffia, Torre San Giorgio e Villanova Solaro (foto di Massimo Chiapello)

Don Marco Bruno nuovo parroco della comunità di Scarnafigi, Ruffia, Torre San Giorgio e Villanova Solaro (foto di Massimo Chiapello)

Domani mattina domenica 5 ottobre, alle 10, nella chiesa parrocchiale Maria Vergine Assunta di Scarnafigi, il vescovo di Saluzzo, monsignor Cristiano Bodo, presiederà la celebrazione d’ingresso di don Marco Bruno, nuovo parroco delle comunità di Scarnafigi, Ruffia, Torre San Giorgio e Villanova Solaro.

Un momento di festa per le parrocchie della Pianura saluzzese, che accolgono un sacerdote con una ricca esperienza pastorale maturata negli anni in valle Maira, tra Dronero, Roccabruna e a  Saluzzo, e che ora si appresta a iniziare un nuovo cammino di fraternità e collaborazione.

Don Marco Bruno, 45 anni, è nato a Cuneo il 21 gennaio 1980. Dopo gli studi all’Itis ‘Mario del Pozzo’ di Cuneo, dove si diploma come perito industriale nel 2000, entra in seminario a Saluzzo, poi a Fossano. Dopo una pausa di quattro anni in cui conclude gli studi teologici e presta servizio civile, viene ordinato diacono nel novembre 2008 e sacerdote il 4 luglio 2009, nella sua Dronero.

Ha insegnato religione nelle scuole di Saluzzo e Cuneo, collaborato all’oratorio Don Bosco di Saluzzo e diretto la Pastorale giovanile e vocazionale della diocesi e, dal 2018, è stato parroco delle tre comunità di Roccabruna. Dall’ottobre 2023 è anche vice direttore dell’Ufficio catechistico diocesano.

Come sta vivendo questo passaggio da Dronero alle quattro parrocchie della pianura saluzzese?

Con sentimenti contrastanti. Da una parte c’è la fatica di lasciare le mie comunità, le persone e i luoghi dove sono cresciuto e ho vissuto dodici anni intensi; dall’altra c’è la consapevolezza che è tempo di un nuovo inizio. La Chiesa ci chiama là dove c’è più bisogno, e sento che questo è il momento giusto per rimettermi in cammino”.

Cosa porta con sé da questi anni in valle Maira?

Porto un bagaglio di relazioni, affetto e gratitudine. Ho imparato tanto, soprattutto dal contatto quotidiano con i ragazzi e le famiglie. Lasciare Dronero e Roccabruna non è semplice, ma sento che l’esperienza vissuta mi aiuterà ad affrontare con fiducia questa nuova tappa”.

Che idea si è fatto delle comunità che la attendono?

Le conosco un po’, perché tra il 2012 e il 2013 collaboravo già con Scarnafigi e Ruffia nei fine settimana con don Giovanni Gullino. Sono realtà accoglienti, generose, ma anche provate dall’assenza di un parroco stabile. Credo che il primo passo sarà ascoltare, conoscere, rispettare le storie di ciascuno e camminare insieme. Ogni comunità ha la propria identità, ma il sogno è far crescere un autentico spirito di fraternità pastorale”.

Da dove inizierà il suo servizio?

Dal mettermi in ascolto. Le quattro parole che vorrei tenere come bussola sono: ascolto, rispetto, discernimento e disponibilità. Solo conoscendo le persone e i loro bisogni si può capire come rendere viva e attuale la missione cristiana oggi”.

Come immagina il suo rapporto con i giovani e le famiglie nella nuova fraternità?

I giovani e le famiglie sono il cuore pulsante delle parrocchie. Mi piacerebbe costruire con loro cammini di fede e di vita, anche cercando alleanze educative con la scuola e le realtà sociali del territorio. Credo molto nel dialogo e nella testimonianza: i ragazzi hanno bisogno di esempi veri, di adulti credibili e di una Chiesa capace di accogliere”.

In un tempo di cambiamento per la Chiesa, cosa significa oggi essere parroco?

Significa saper custodire e rinnovare. Il calo delle vocazioni e la diminuzione della partecipazione non devono spaventarci, ma spronarci a riscoprire una fede più consapevole e autentica. La Chiesa non deve temere di cambiare forma, purché resti fedele al Vangelo. È una stagione di semina, più che di raccolto, ma piena di possibilità”.

Dove vivrà e come organizzerà la sua presenza nelle quattro comunità?

Abiterò nella canonica di Scarnafigi, che è la parrocchia più grande e dispone di spazi adeguati. Però cercherò di essere presente in modo equilibrato in tutti i paesi. Il prete non può fare tutto da solo: sarà fondamentale la collaborazione dei laici, che sono già molto attivi e preparati. Senza di loro, oggi, le parrocchie non potrebbero esistere”.

Che ruolo attribuisce ai laici nel cammino delle comunità?

Un ruolo decisivo. Non basta più ‘avere dei collaboratori’: bisogna crescere nella corresponsabilità, formare persone che si sentano parte viva della Chiesa. Sono convinto che questa sarà una delle sfide più belle e importanti del futuro”.

Cosa si aspetta da questa sua nomina di parroco per le 4 comunità?

Di poter camminare insieme, con pazienza e fiducia. Le comunità di pianura hanno attraversato un tempo non facile, ma sento che c’è tanta voglia di ripartire. Io porterò la mia disponibilità e la mia normalità. Qualcuno mi ha definito ‘una persona normale’, e mi piace molto, per servire come uomo di Dio, accanto alla gente, con umiltà e speranza”.

Dopo la messa d’ingresso di don Marco Bruno di domenica domenica 5 ottobre alle 10 a Scarnafigi, nel fine settimana successivo, il nuovo parroco celebrerà le sue prime messe anche a Ruffia, Torre San Giorgio e Villanova Solaro, incontrando i fedeli delle quattro comunità che, da domenica, inizieranno ufficialmente un nuovo cammino insieme.

Anna Maria Parola

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