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Agricoltura | 27 novembre 2014, 07:46

L'Uncem: "Il pagamento dell’Imu sui terreni agricoli è un ulteriore salasso ai danni delle aree montane"

Cresce la preoccupazione per la normativa che prevede l’esenzione solo nei centri a oltre 600 metri di altitudine. Si dovrà pagare l’Imu sui terreni agricoli in 42 Comuni montani del Piemonte

L'Uncem: "Il pagamento dell’Imu sui terreni agricoli è un ulteriore salasso ai danni delle aree montane"

C'è forte preoccupazione per il provvedimento del Ministero dell'Economia che rivede la tassazione Imu sui terreni agricoli. Finora erano esclusi dal pagamento dall'imposta tutti i proprietari di beni che si trovavano nelle zone montane. Non sarà più così. Resteranno completamente esenti solo i proprietari di terreni nei Comuni a oltre 600 metri di altitudine. Esenzione parziale per quelli tra 281 e i 600 metri; pagamento completo dell’Imu sui terreni agricoli per tutti i proprietari nei Comuni al di sotto dei 281 metri. Dunque 42 Comuni montani piemontesi (su 553) perderanno l’esenzione, che avevano sino a oggi. Esenzione parziale (dunque niente imposta per i terreni posseduti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali) per 236 Comuni. Esenti tutti i proprietari in 252 centri montani della nostra regione.

Si tratta di una stangata per i territori montani e rurali – spiega il presidente Uncem Piemonte Lido Riba – che vede ancora una volta penalizzate le aree che più di altre avrebbero bisogno di attenzione e sostegno. Un prelievo di risorse che parte dalle aree montane, marginali, e genera un flusso economico verso il centro. La periferia contribuisce a fornire risorse, ancora una volta, con metodi e scelte non concertate. Credo sarebbe stato opportuno un confronto con i Comuni interessati prima di prendere decisioni. Chiediamo una presa di posizione e un intervento di tutti i Parlamentari piemontesi. Si elimini questo ulteriore danno per la cura, gli investimenti, la manutenzione del territorio”. Agricoltura, montagna, ambiente vengono ancora una volta messi ai margini e “usati” da quanti a Roma – anche negli apparati tecnici dei Ministeri – scrivono norme di difficile applicazione, lontane dalla realtà, dannose e irrispettose delle esigenze concrete di crescita e sviluppo dei territori rurali. Incompreso di fatto il valore delle popolazioni delle aree montane, che già rinunciano ai servizi della pianure e delle città per vivere in zone periferiche, ma allo stesso tempo contribuiscono fattivamente a mantenere vivo l’entroterra della penisola e a garantire la tutela del territorio. Non solo. “Il problema – prosegue Riba - è quello di procedere senza criterio, non riflettendo su una diversa rimodulazione delle fasce di altitudine. Avevamo già detto più volte, negli ultimi dieci anni, di smetterla con le scelte e con le diversificazioni in base all’altitudine dei Comuni. È un parametro assurdo, anche un bambino capisce che le vallate ossolane le quali partono da 300 metri di altitudine sono montane come quelle cuneesi che partono da 600. Probabilmente a qualcuno, tra cui l’Istat, piace muoversi con goniometro e squadretta pensando che le scelte politiche possono far leva solo su numeri e indicatori, senza tenere conto delle cause e delle conseguenze sociali, economiche, antrpologiche”.

In base alle regole attuali, nelle aree montane e di collina non sono soggetti a Imu né i terreni agricoli né quelli diversi (ad esempio quelli incolti). Finora, ha fatto fede l’elenco allegato alla circolare 9/1993. Il nuovo decreto, invece, modifica radicalmente il quadro, individuando le tre diverse fasce altimetriche. I nuovi parametri vanno dunque a cancellare la vecchia ripartizione ("Comuni montani" tutti esenti; "Parzialmente montani" con terreni esclusi dall'Imu solo nelle zone considerate montane; "Enti non montani"). Secondo il decreto l'esenzione Imu per i terreni è destinata a rimanere – in Italia - solo in 1.578 Comuni rispetto ai 3.524 di oggi; ben 2.568 avranno invece un'esenzione parziale, che si limita ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali. Una corsa contro il tempo per i contribuenti restanti, 3.912 Comuni, che dovranno pagare entro il 16 dicembre tutta l'imposta sui terreni relativa al 2014. Dal provvedimento è atteso un maggior gettito pari a 350 milioni di euro.

I Comuni della Granda interessati dal provvedimento sono Vicoforte Mondovì, Boves, Cravanzana, Cervasca, Bernezzo, Chiusa Pesio Lisio, Caraglio, Roccaforte Mondovì, Peveragno, Cigliè, Venasca, Levice, Briaglia, Castino, Priola, Rossana, Igliano, Villanova Mondovì, Camerana, Somano, Monastero di Vasco, Pianfei, Bonvicino, Busca, Sanfront, Bosia, Bagnasco, Piasco, Sale delle Langhe, Gambasca, Priero, Borgomale, Brondello, Martiniana Po, Torre Mondovì, Costigliole Saluzzo, Roascio, Mombasiglio, Nucetto, San Michele Mondovì, Rifreddo, Castelletto Uzzone, Lesegno, Verzuolo, Magliano Api, Castellar, Torre Bormida, Saliceto, Ceva, Monesiglio, Barge, Bagnolo Piemonte, Pagno, Revello, Envie, Pezzolo Valle Uzzonre, Gorzegno, Rocchetta Belbo, Cortemilia.

C.S.

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