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Saluzzese | 24 giugno 2017, 07:30

Giovanni Damiano, figlio del presidente dell’Ussl 63 Amedeo, scrive all’assessore Saitta: “Venga a visitare l’ospedale di Saluzzo”

“Lo faccia per rispetto alla memoria di mio padre, che ad una sanità giusta, attenta ai bisogni degli utenti, ha sacrificato la propria vita”

L'ospedale di Saluzzo sullo sfondo. In primo piano l'assessore Saitta ed il presidente Ussl Damiano

L'ospedale di Saluzzo sullo sfondo. In primo piano l'assessore Saitta ed il presidente Ussl Damiano

Di fronte alla grave situazione dell'Ospedale di Saluzzo mi sono chiesto, in questi giorni, che cosa io potessi concretamente fare, oltre a firmare una petizione sulla questione della Sala gessi promossa dal Tribunale del Malato”.

Esordisce così Giovanni Damiano, figlio di Amedeo Damiano, il presidente dell’Unione socio sanitaria locale 63 morto in seguito ad un agguato a colpi di pistola esplosi nell’androne del palazzo in cui viveva, in corso Piemonte a Saluzzo.

Mi sono anche chiesto – continua - se potessi, in qualche modo, riportare nell'attualità la vicenda tragica di mio padre, per vedere se ci fossero dei percorsi non ancora provati in difesa dell’Ospedale cittadino.

Poi ho pensato che fosse necessario provare a contattare l’assessore regionale alla sanità Antonio Saitta per ricordargli la vicenda tragica dell’allora presidente Damiano, che per una sanità per tutti, vicina ai bisogni della gente, proprio a Saluzzo trent'anni prima si era speso, pagando con la propria vita.

Un’azione integerrima contro gli interessi privati, contro i ‘baroni’ che spadroneggiavano nei reparti. Ne è nata questa lettera ‘privata’, inviata all'assessore nei giorni scorsi e che ora ho deciso di condividere con la stampa locale, al solo scopo di ottenere risposte certe, d'interesse generale”.

Su un capitolo sul quale sono già stati detti – e scritti – fiumi di parole, e sul quale molto altro si potrebbe aggiungere, in questo caso non faremo altro che pubblicare integralmente, peraltro con estremo piacere, le parole di Giovanni Damiano.

Che scrive: “Gentile assessore Saitta, mi chiamo Giovanni Damiano e le scrivo da Saluzzo.

Ho quarantaquattro anni e sono figlio del dottor Amedeo Damiano, presidente dell’allora Unità Socio Sanitaria Locale numero 63, rimasto vittima di un agguato in stile mafioso esattamente trent’anni fa in questa cittadina.

Papà, gravemente ferito, morirà il 2 luglio di quell’anno in una clinica di riabilitazione presso Bologna. La lunga vicenda giudiziaria - che ha visto condannati gli esecutori materiali e non i mandanti - ha stabilito che mio padre fu vittima di una ‘gambizzazione’ andata male, punito per la sua opera di moralizzazione all’interno dell’Ospedale di Saluzzo, una struttura ‘medioevale’, dove alcuni medici erano detentori di interessi privati fortissimi, dove si praticavano aborti clandestini, si curavano di nascosto malavitosi feriti da colpi d’arma da fuoco, facendo pagare prestazioni coperte dal servizio sanitario nazionale.

Nel trentennale della morte il Comune di Saluzzo e la Consulta Provinciale degli Studenti hanno organizzato una serie di iniziative importanti per ricordare mio papà: con il professor Nando Dalla Chiesa il 25 aprile; il 2 giugno per la Festa della Repubblica; con le scuole cittadine, che sono state coinvolte in iniziative dedicate al ricordo di questo ‘eroe borghese’.

La drammatica vicenda dell’integerrimo presidente dell’Ussl 63 è stata addirittura tradotta in un’opera teatrale dal titolo ‘Senza motivo apparente - Storia del dottor A.’, in un teatro cittadino stracolmo di persone.

Perché le scrivo, lei si domanderà a questo punto?

Cosa c’entra questa vicenda vecchia di trent’anni con l’oggi? A parer mio c’entra eccome, perché la storia dell’Ospedale cittadino - da troppi anni oggetto di incomprensibili trascuratezze - è strettamente legata alla vicenda di papà.

È infatti innegabile che mio padre abbia pagato per il suo impegno in difesa di questa struttura, che resta ancora oggi punto di riferimento per un bacino d’utenza di ottantamila Cuneesi, molto spesso anziani, abitanti di piccoli paesi di montagna, già di per sé lontani da tanti servizi essenziali.

Prima di decidere il futuro della sanità locale e delle sue strutture passi a Saluzzo, per favore: venga a visitare i reparti, a conoscere gli operatori, a vedere i volti delle persone che ogni giorno hanno bisogno di cure, a toccare con mano una situazione difficile, ma che può essere recuperata sotto tanti aspetti.

Lo faccia per rispetto alla memoria di mio padre, che ad una sanità giusta, attenta ai bisogni degli utenti, ha sacrificato la propria vita. Un cordiale saluto”.

Firmato Giovanni Damiano

Nicolò Bertola

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