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Agricoltura | 06 giugno 2018, 10:45

I cacciatori del Piemonte sul piede di guerra per la nuova Legge regionale

Il provvedimento prevede di non poter sparare nel mese di settembre e a 15 specie. Le associazioni venatorie protesteranno venerdì in piazza Castello a Torino

Immagine di repertorio

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È in dirittura di arrivo la nuova Legge regionale sulla caccia. Il Consiglio di Palazzo Lascaris dovrebbe approvarla la prossima settimana, dopo almeno due anni di difficili mediazioni e contrasti.

Per la verità il provvedimento avrebbe già dovuto avere l’ok nella seduta di ieri, martedì 5 giugno, ma la maggioranza ha fatto mancare il numero legale, nonostante i tempi contingentati per superare lo scoglio dei 600 emendamenti presentati dall’opposizione. Un segno, forse, essendo il tema molto delicato, che il compromesso ottenuto nel centrosinistra non era ancora sufficiente a garantire il sì sicuro e definitivo.

La Legge prevede che nelle domeniche di settembre, quando ancora le persone si godono le ultime camminate nei boschi, non si possa sparare. Si tratta di un percorso totalmente innovativo a livello nazionale, non previsto da alcuna altra Regione. Inoltre, sono state inserite 15 specie non cacciabili: fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile.

Ma secondo le associazioni dei cacciatori quest’ultimo principio non è costituzionale e intendono presentare ricorsi. La loro contrarietà si basa sul fatto che la Legge nazionale non preveda alcuna specie non cacciabile e si chiedono come possa una Regione imporre norme che vanno oltre quelle dello Stato. Per questo motivo hanno indetto una manifestazione venerdì in piazza Castello a Torino. Anche se la principale associazione venatoria - Federcaccia - è divisa sugli atteggiamenti da tenere: una parte non andrà all’iniziativa e vorrebbe seguire la strada di un confronto più pacato con l’Amministrazione piemontese.

L’assessore regionale alla Caccia, Giorgio Ferrero, è soddisfatto: “La nuova Legge tutela la fauna e l’attività venatoria, tenendo conto dei nuovi panorami che si sono aperti con l’aumento delle specie selvatiche, come i cinghiali e i caprioli, dannose alle coltivazioni agricole ma anche per la sicurezza delle persone. Infatti, avendo l’autorizzazione delle Province, i proprietari dei terreni con la licenza di caccia potranno intervenire sui loro fondi con l’obiettivo di salvaguardare i raccolti”.

s.pe.

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