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Agricoltura | 22 aprile 2024, 08:59

Cia Cuneo: la presenza nei vigneti della flavescenza dorata sta diventando preoccupante

Come contrastare la malattia? Le riflessioni di Claudio Conterno, Maurizio Ribotta e Silvio Chionetti, presidente, responsabile della consulenza tecnica in campo e vicedirettore provinciale dell’organizzazione agricola

Cia Cuneo: la presenza nei vigneti della flavescenza dorata sta diventando preoccupante

La flavescenza dorata è una malattia che colpisce la vite, in particolare i vitigni di Dolcetto, Barbera, Chardonnay e da un paio di anni anche il Nebbiolo. I suoi effetti possono essere devastanti per le colture. A provocarla è un fitoplasma, microrganismo simile a un batterio che si sviluppa nei vasi floematici della pianta - tessuti trasportatori di riserva energetica -, impedendo il passaggio della linfa elaborata dalle foglie per il sostegno del ceppo e delle radici. Si diffonde da vite a vite ad opera dell’insetto vettore, in particolare lo Scaphoideus titanus della famiglia dei cicadellidi. I sintomi si manifestano su germogli, foglie, tralci e grappoli: alcuni sono già riconoscibili a partire da metà maggio; altri da metà agosto a fine settembre. Quelli maggiormente evidenti sono i germogli irregolari, la colorazione vivace delle foglie e la zona grappoli vuota. Il problema persiste da almeno 20 anni, senza essere riusciti a trovare una soluzione definitiva. Tuttavia, per contrastarlo con la massima efficacia è stato emanato, a livello nazionale, il Decreto Ministeriale del 31 maggio 2000, poi integrato da un’Ordinanza Ministeriale del 22 giugno 2023, che contengono le norme per la lotta obbligatoria alla malattia. Le disposizioni sono state ulteriormente aggiornate dalla Determinazione Dirigenziale della Regione Piemonte 297 del 16 aprile 2024. Tra le misure da adottare il taglio dei tralci e delle sole piante malate o, nei casi in cui la flavescenza abbia uno sviluppo esteso, l’estirpazione di una parte o dell’intero vigneto e il successivo reimpianto. Inoltre, sono previsti due trattamenti con prodotti autorizzati per l’agricoltura biologica e integrata, così da ridurre la presenza dell’insetto vettore. Infine, si indica di gestire le viti inselvatichite. La vigilanza sul territorio spetta al Settore fitosanitario della Regione. Il link dell’Ente piemontese al quale trovare tutte  le informazioni sul contrasto alla flavescenza dorata è https://www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura/servizi-fitosanitari-pan/lotte-obbligatorie-flavescenza-dorata
In provincia di Cuneo, con l’obiettivo di svolgere un’attenta azione di monitoraggio sul problema sono stati costituiti i Comitati Intercomunali del Doglianese-Monregalese, di Santo Stefano Belbo e di Barolo.

Conterno, presidente provinciale di Cia Cuneo e vitivinicoltore
Claudio Conterno è presidente provinciale di Cia Cuneo e vitivinicoltore. Dice: “La presenza della flavescenza dorata è in peggioramento, inizia a preoccupare e sta diventando un’emergenza. Al momento non ci sono azioni preventive da attuare per eliminare la malattia. Speriamo nella ricerca che ci possa dare gli strumenti, ma non sarà prima di almeno cinque anni”.
In attesa, cosa si può fare? “Possiamo solo tamponare il problema. Il lavoro di monitoraggio da parte dei Comitati è molto importante. I produttori devono essere rigidi nell’osservare gli obblighi imposti dalla Legge. Non ci si può abituare alla flavescenza: se le piante vanno estirpate bisogna farlo. E i terreni incolti e i boschi confinanti con i vigneti devono essere curati e tenuti puliti, anche i bordi delle strade comunali e provinciali, perché l’insetto vettore nei luoghi abbandonati trova l’ambiente ideale per riprodursi e vivere”.
 
Ribotta, responsabile provinciale della consulenza tecnica in campo di Cia Cuneo
Come si può affrontare il momento di preoccupante difficoltà? A rispondere è Maurizio Ribotta, responsabile provinciale della consulenza tecnica in campo di Cia Cuneo. Afferma: “Non esistendo una cura, il contrasto alla diffusione del patogeno che causa la malattia avviene a livello territoriale attraverso l’eradicazione delle piante infette e le azioni di contenimento, in applicazione della normativa fitosanitaria vigente nazionale e regionale. La parola d’ordine è prevenzione”.
Quali sono oggi le preoccupazioni maggiori? “Innanzitutto, il senso di rassegnazione di molti agricoltori impegnati a coltivare vitigni particolarmente sensibili e che non vedendo vie di uscita abbandonano le buone pratiche e non seguono attentamente l’evoluzione sintomatologica nel vigneto. Altra aspetto emerso a consuntivo del primo anno del progetto pilota nella zona del Barolo è che anche su questo territorio c’è una forte presenza di Scaphoideus titanus e le manifestazioni sul Nebbiolo, in un quadro più complesso, sono da monitorare con molta attenzione”
Cosa serve? “Va costantemente incentivata la stretta collaborazione di tutti gli operatori. A questo proposito è da sottolineare l’enorme lavoro svolto dai tecnici del Servizio Fitosanitario regionale, che è tra i più attenti in Italia alla problematica. Infine va evidenziata la strategica attività territoriale dei diversi progetti pilota, con l’obiettivo di monitorare l’evoluzione biologica del vettore per un corretto e sostenibile posizionamento dei trattamenti di contenimento”.
 
Chionetti, vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale di Cia Cuneo
Quali sono le azioni tecniche da svolgere per tamponare la situazione? Lo spiega Silvio Chionetti, vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale della Cia Cuneo: “I Comitati Intercomunali, confrontandosi con i tecnici della Regione, per ridurre la presenza del vettore decidono, in base alla zona, i tempi dei due trattamenti obbligatori. Uno viene effettuato prima della comparsa dell’insetto adulto ed è diretto agli esemplari giovani, l’altro, a distanza di un mese, è rivolto a bloccare proprio gli adulti. Nel tempo si è creata un’ottima collaborazione con gli apicoltori, tutelando, durante i periodi degli interventi, il prezioso lavoro delle api”.  
C’è poi la potatura e l’estirpo delle piante infette? “Tagliare subito i tralci ed estirpare le piante infette è di fondamentale importanza. Se si dovesse posticipare quest’ultima operazione è necessario capitozzare la pianta infetta e contrastare la produzione di polloni della ceppaia. Le operazioni di estirpo vanno effettuate assolutamente non oltre il riposo vegetativo”.
Queste pratiche cosa hanno consentito di ottenere? “Tra i risultati più importanti, la riduzione dell’incidenza della flavescenza dorata su tutti i vitigni e una minore perdita di produzione”.

comunicato stampa

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