L’8 settembre 1943 non segnò solo la resa, ma anche l’inizio di una scelta. L’Italia, rimasta senza guida, si trovò tra il crollo dell’esercito regio e l’occupazione tedesca. Alcuni soldati tornarono a casa, altri scelsero la Repubblica Sociale Italiana. Ma una piccola minoranza, fragile e coraggiosa, prese un’altra strada: salì sulle montagne, tra boschi e cascine, e diede vita alla resistenza.
Piemonte e Liguria furono tra i primi luoghi dove nacque questa lotta. Non fu solo una questione geografica: le Alpi e l’Appennino offrivano rifugi e passaggi segreti verso la Francia e la Svizzera. Le città, da Torino a Genova, erano centri industriali e porti importanti per la guerra. La gente comune, come contadini, operai e donne, spesso decise di rischiare tutto perché non aveva molto da perdere.
Le montagne e le città: due scenari, una stessa lotta
Fenoglio, Calvino, Viganò, Vittorini ci hanno raccontato la Resistenza con libri che sono più di semplici romanzi: sono anche cronache emotive. Il sentiero dei nidi di ragno trasmette l’inquietudine dei primi passi partigiani tra Liguria e Piemonte, attraverso la voce di un ragazzo che vede gli adulti armati come figure sospese tra mito e paura. Una questione privata di Fenoglio ci porta invece nelle Langhe, dove le colline diventano il teatro di una guerra fatta di desiderio e disperazione. Cesare Pavese, con opere come La casa in collina e Il compagno, non racconta la Resistenza in chiave epica, ma la restituisce come angoscia esistenziale e scelta difficile. Corrado, protagonista della Casa in collina, osserva la guerra da lontano, quasi fuggendo, eppure è costretto a fare i conti con l’impossibilità della neutralità. È lo sguardo di chi sente che la Storia irrompe anche quando si cerca rifugio nella solitudine delle colline piemontesi.
Anche i testi di memoria e storiografia sono molto simbolici. Giorgio Bocca, ex partigiano cuneese, ha raccontato la sua esperienza nella Storia dell’Italia partigiana, mentre Claudio Pavone ci ha spiegato che non fu solo una guerra militare, ma anche civile e morale. Ogni pagina ci ricorda ancora oggi le scelte estreme, le vite sconvolte e la libertà da costruire.
Piemonte: valli e pianure in armi
Il Piemonte fu un mosaico irrequieto di brigate. Le Garibaldi, comuniste, cercavano di coinvolgere la popolazione intera; le formazioni di Giustizia e Libertà, legate al Partito d’Azione, avevano radici laiche e socialiste.
Nelle Langhe, oggi famose per il turismo del vino, i cascinali isolati diventarono basi dei partigiani. Qui si distinse Duccio Galimberti, avvocato e comandante, simbolo della scelta consapevole di ribellarsi. Più a nord, tra le valli alpine come Val Susa, Val Chisone e Val Germanasca, controllare un passo significava decidere chi poteva passare e chi rischiava un’imboscata.
A Torino la Resistenza ebbe un volto operaio. Nelle officine Fiat la lotta non si faceva con i fucili, ma con scioperi, catene ferme e sabotaggi. Nel marzo 1944, gli operai in sciopero mandarono un messaggio a tutto il Paese: non era solo smettere di lavorare, ma una scelta di dignità politica.
Liguria: resistenza tra mare e Appennino
In Liguria la Resistenza aveva due volti. Sulle montagne, nelle valli dell’Aveto, dell’Entella e dello Scrivia, le brigate combattevano una guerra difficile, mantenendo i collegamenti con la pianura padana. In quei boschi silenziosi si sentivano i colpi dei fucili.
Nelle città, invece, agivano i GAP e le SAP, piccoli gruppi che colpivano rapidamente nei quartieri operai e vicino ai porti. Genova fu il centro di questa ribellione urbana: dal sacrificio dei 19 martiri fucilati fino all’insurrezione dell’aprile 1945, quando la città si liberò da sola e il generale tedesco Meinhold si arrese ai partigiani: un caso unico in Europa.
Anche il mare aiutò la Resistenza: pescatori e marinai trasportavano armi e messaggi lungo la costa, così la Riviera non fu solo un luogo di vacanza, ma anche una linea attiva della libertà.
Dolore e speranza: le tappe della lotta
La Resistenza in Piemonte e Liguria fu segnata da drammi che ancora oggi fanno male. A Boves, nel settembre 1943, i nazisti iniziarono la stagione delle stragi con un massacro che distrusse una comunità. A Torino, il Martinetto fu il luogo delle fucilazioni di molti patrioti. In Liguria, i 19 martiri di Genova sono ancora simbolo della crudeltà degli occupanti e della dignità di chi fu sconfitto.
Accanto al dolore ci furono anche momenti di speranza. La Repubblica dell’Ossola, nata nel 1944, fu un esperimento breve ma intenso di democrazia dal basso. Le battaglie di Montebello e della Piana di Sanremo segnarono la fine dell’occupazione e l’arrivo della libertà.
Una memoria viva
Oggi la Resistenza non vive solo nei libri o sulle lapidi: è una memoria che si può percorrere a piedi. Ci sono sentieri partigiani nelle valli alpine, parchi della memoria negli Appennini liguri e cippi nei borghi che ricordano nomi e date. Ogni luogo racconta una storia.
Claudio Pavone ci ha avvertiti: la Resistenza non fu un blocco unitario, ma una guerra civile segnata da tensioni, ideali diversi, conflitti interni. E proprio questa pluralità la rende viva, perché fu una scelta collettiva di donne e uomini che non si riconoscevano più nella rassegnazione.
Tra le Alpi e il Mar Ligure, la Resistenza prese molte forme: la guerriglia nelle valli piemontesi, l’insurrezione di Genova, la solidarietà dei contadini, le lotte degli operai e le staffette che correvano su strade sterrate con messaggi nascosti in tasca.
Non fu solo una guerra contro tedeschi e fascisti. Fu anche la nascita di una nuova identità politica e civile, che ancora oggi si ritrova nella Costituzione e nei valori condivisi di libertà e giustizia sociale.
La Resistenza in Piemonte e Liguria non è un capitolo chiuso. È un’eredità che ci parla ogni volta che percorriamo quei sentieri o guardiamo una lapide. Raccontarla vuol dire custodirla e, in fondo, rinnovare ogni giorno il patto di dignità e libertà.
Da Torino a Cuneo, da Alba a Genova fino a Sanremo, il nostro gruppo editoriale è presente in tutte queste città, custode di una memoria che continua a vivere oggi.





