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Attualità | 28 gennaio 2021, 15:30

Bra, parla Massimo Borrelli: "Ho vissuto giorni difficili, ora finalmente torno a respirare"

L’ex assessore racconta i suoi sette mesi da indagato nell’inchiesta sull’ndrangheta in città: "In tanti mi sono stati vicino, mentre qualcuno non si è fatto scrupolo di attaccarmi per piccoli tornaconti. Tornare alla politica? Oggi è l’ultimo dei miei pensieri"

Massimo Borrelli

Massimo Borrelli

Riesce a parlarci quando è ormai l’ora di cena, l’ex assessore braidese Massimo Borrelli, dopo una giornata a dividersi tra gli impegni di lavoro e le decine di chiamate di quanti, ieri, hanno appreso della richiesta di archiviazione avanzata per lui dagli inquirenti al lavoro nell’inchiesta con cui la Dda di Torino ha svelato la presenza di un'organizzazione n’dranghetista tra le mura di Bra.

"Sì, devo dire che oggi (ieri, ndr), quando la notizia ha iniziato a circolare, il telefono ha preso a squillare in modo forsennato. Una cosa che mi ha anche fatto un certo effetto. Primo del giugno scorso, dell'avviso di garanzia, ero abituato a trascorrere molte ore della mia giornata con l’orecchio al cellulare, che da allora aveva smesso di suonare, tranne che per gli amici e le telefonate di lavoro. Stavo quasi apprezzando l’aver recuperato un rapporto più sano col telefono, ma oggi è giusto così, è giusto che le persone si sentano libere di sentirmi, di chiamarmi. Stasera la trascorrerò a rispondere a quasi cinquecento messaggi".



Come ha vissuto questi sette mesi?
"Mi ha investito un colpo violento, totalmente inatteso. Mai prima avevo nemmeno lontanamente immaginato la possibilità che un elemento di questo genere potesse entrare nella mia vita. Gestirlo e conviverci non è stato facile. Ho avuto momenti difficili, la mia mente è stata attraversata da pensieri negativi anche molto presenti. Anche nella certezza di avere la coscienza a posto, di non aver commesso nulla di cui dovermi preoccupare, ti chiedi il perché di un simile incubo. Non sai come conviverci, e inizi a dubitare di quello che potrebbe succederti. In questi mesi, tutti i giorni, il mio primo pensiero appena sveglio è andato al mattino in cui mi è stato consegnato l’avviso di garanzia".


Chi l’ha aiutata?
"Ho avuto moltissime persone intorno, la mia famiglia, mio figlio, Slow Food, in tanti hanno cercato di rassicurarmi, di dirmi che non ero solo. Soltanto che solo con te stesso ci rimani comunque. Non è semplice superare simili momenti. Mano a mano che passavano le settimane e i mesi riacquisivo la consapevolezza del non aver nulla di cui rimproverarmi, del fatto che semplicemente la magistratura doveva fare il proprio corso. Devo anche ringraziare i miei avvocati, Stefano Campanello di Alba e Roberto Macchia di Torino, che mi hanno aiutato moltissimo a ragionare su quanto mi era successo e su quello che ora dovevo fare, mi sono stati vicino in modo prezioso".


Ora ha chiarito la sua posizione.
"Certamente. Sono grato ai pubblici ministeri Cappelli e Castellani, che mi hanno sentito in tempi rapidi. Nell’unico incontro avuto con loro ho risposto alle loro domande e chiarito la mia posizione rispetto alle questioni che mi venivano poste. Questo mi ha aiutato a capire che presto sarebbe arrivato il momento in cui tutto sarebbe stato chiaro ed evidente. Ora quel momento è arrivato e sotto questo profilo posso dire che mi è andata anche bene. Spesso i tempi della giustizia sono molto più lunghi".


Cosa le lascia questa esperienza?
"Sono molto affaticato. Da giorni aspettavo questa notizia e l’ansia di arrivarci iniziava a farsi sentire. Sono stati mesi molto difficili, con ricadute fisiche e psicologiche. Ora ho davvero tanta voglia di riappacificarmi anche con me stesso, di ritrovare la serenità e la tranquillità di poter guardare con fiducia al futuro prossimo e al domani, anche con la voglia di provare a inventarmi qualcosa di nuovo rispetto a quello che è stata la mia vita finora".


Tornerà all’impegno politico?
"E’ una questione che non dico sia chiusa, ma che in questo momento rappresenta l’ultimo dei miei pensieri. Non ho alcuna ambizione di tornare a fare quello che stavo facendo, e sono convinto che la politica si possa fare in mille modi, nel volontariato, nel mondo dello sport e dei giovani, senza necessariamente dove essere nelle istituzioni".


E quel mondo le è stato vicino?
"Certamente lo sono stati il sindaco e gli ex colleghi di giunta, che periodicamente mi hanno cercato, insieme agli amici del partito e a quelli del centrosinistra. Da loro non è certamente mancato il sostegno. E particolarmente caro mi è stato quello che mi è giunto da tantissimi normali cittadini, gli stessi che oggi mi cercano e si felicitano con me per questo epilogo".


E tra gli avversari politici?
"Ecco, c’è chi ha approfittato di questa vicenda per lanciarsi in considerazioni allucinanti o insensate, per colpirmi con elucubrazioni che mi hanno molto ferito. A chi mi chiede se mi sarei comportato in maniera diversa, io dico che sì, che non è una questione di partito, ma di persone. Siamo in una città di 30mila abitanti, ci si conosce tutti. Avevano di fronte una persona che stava vivendo un momento difficile, i suoi familiari che stavano soffrendo, eppure non si sono fatti scrupolo di colpirmi per piccoli tornaconti. Ebbene, io credo la politica non sia questo, è giusto che ognuno faccia il proprio gioco politico, ma questa è un’altra cosa. E lo stesso vale per coloro che, magari sui social, hanno dato giudizi senza sapere nulla di me, senza sapere quanti sacrifici ho fatto in vent’anni, di lavoro per la città. Un impegno col quale credo anche di aver ottenuto qualche risultato importante, che durerà nel tempo. Ero e rimango orgoglioso di quello che ho fatto. Intanto adesso, finalmente, anche i miei respiri sono tornati più lunghi, il fiato inizia a mancare meno…".

Ezio Massucco

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