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Agricoltura | 28 marzo 2024, 16:54

"Ma quali schiavi nelle vigne? Per quei lavoratori le nostre aziende pagano anche 17 euro all’ora"

Una lettera alla premier Meloni tra i propositi di Roberto Cerrato, ex direttore dell’Associazione Paesaggi Unesco, che ad Alba ha voluto parlare della piaga del caporalato nei filari insieme a esponenti di forze dell’ordine, istituzioni locali, sindacati e associazioni di categoria dell'agricoltura

Nove le misure cautelari emesse nei confronti di altrettanti soggetti indagati nella recente inchiesta sullo sfruttamento del lavoro nei vigneti di Langhe e Roero

Nove le misure cautelari emesse nei confronti di altrettanti soggetti indagati nella recente inchiesta sullo sfruttamento del lavoro nei vigneti di Langhe e Roero

Una lettera che, per il tramite del ministro alle Politiche Sociali Maria Elvira Calderone, già in giornata verrà indirizzata all’attenzione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Poi una partecipazione al Vinitaly di Verona mirata su questo stringente tema, già oggetto – va sottolineato – delle iniziative di sensibilizzazione promosse di realtà come il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco. E infine, il prossimo 25 aprile, la consegna di una lettera al presidente della Cei, cardinale Matteo Maria Zuppi, che in quella giornata sarà ad Alba per le celebrazioni legate al decennale dalla beatificazione di Padre Giuseppe Girotti. 

Sono queste le iniziative che Roberto Cerrato, sino a pochi mesi fa anima dell’Associazione Paesaggi Vitivinicoli Unesco, ha annunciato nella sua attuale  veste di presidente dell’Istituto Italiano per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Vitivinicolo, associazione che insieme a Langhe e Roero riunisce i principali territori del vino italiani, promuovendone storia e cultura. 

L’argomento è ovviamente quello del caporalato e dello sfruttamento del lavoro tra i filari delle nostre colline. Una tematica che ormai da un decennio periodicamente ricorre nel dibattito pubblico sui problemi della agricoltura anche in casa nostra, risollevata da un discusso servizio giornalistico del network qatariota Al Jazeera e soprattutto dalla notizia dell’indagine di cui il Comando Provinciale dei Carabinieri ha reso note le risultanze martedì mattina, comunicando l’avvenuta adozione di nove misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti accusati di sfruttamento e la contestuale presenza di 40 lavoratori sfruttati. 

Una notizia che si è guadagnata un’attenzione mediatica andata ben oltre i nostri confini. "Schiavi nelle vigne" è così diventato il titolo dell’incontro che lo stesso Cerrato ha voluto tenere questa mattina presso la chiesa di San Giuseppe ad Alba, chiamando a confrontarsi esponenti delle forze dell’ordine, delle istituzioni locali (il prefetto Fabrizia Triolo ha inviato il proprio saluto), insieme ad esponenti delle associazioni di categoria provinciali dell’agricoltura e del sindacato. 

 

PATRIMONIO DI UMANITA’

"Questi territori devono essere portatori di un patrimonio 'di umanità’", ha sostenuto lo stesso Cerrato richiamando la necessità di trovare un equilibrio possibile tra il non sottacere un fenomeno – che purtroppo esiste e che mette in cattiva luce un intero comparto, peraltro di eccellenza, e un intero territorio – e l’esigenza di riportare lo stesso alle sue effettive dimensioni. "Non dobbiamo generalizzare – ha proseguito –, perché le nostre aziende vitivinicole operano con attenzione alle regole e al rispetto delle persone. Persone senza le quali i filari delle nostre colline oggi non verrebbero condotti. L’istituto che rappresento vuole però sensibilizzare al massimo rispetto delle regole, mandare un segnale. Questo territorio trova sempre modo di riemergere dalle difficoltà. Ma serve non abbassare l’attenzione, serve creare un fronte coeso". 

IMPORTANTE DENUNCIARE

Se dal comandante della Compagnia Carabinieri di Alba, capitano Giuseppe Santoro, era giunta la massima disponibilità a fare sistema con le realtà del territorio, insieme all’invito rivolto ai singoli a denunciare, affinché chi è preposto possa riconoscere le situazioni non in regola ed eradicare il fenomeno, l’assessore albese alle Politiche Sociali Elisa Boschiazzo ha ricordato il percorso del tavolo da lei promosso in Comune per la gestione degli stagionali che ormai da anni, specie in corrispondenza della vendemmia, cercano sistemazioni spesso di fortuna nella capitale delle Langhe, tra il centro di accoglienza della Caritas in via Pola, la stazione ferroviaria e talvolta il parco Tanaro. "Abbiamo subito capito che non si trattava di un problema della città, ma dell’intero territorio – ha spiegato – e per questo abbiamo coinvolto gli altri comuni vinicoli, le associazioni di categoria e quelle del volontariato. Stiamo arrivando alla firma di un protocollo di intesa con la Prefettura. Intanto però bisogna lavorare per risolvere queste situazioni evitando però di cadere nelle generalizzazioni. Abbiamo aziende attente e sensibili al valore della persona, credo nella rete e nel territorio e sono convinta che lavoriamo tutti per valorizzarlo al meglio". 

 

ALBA CAPOFILA DEL LAVORO DIGNITOSO

"Al Comune di Alba non chiedo di farsi carico dell’accoglienza, ma di farsi capofila di un problema che il territorio Unesco vive, di essere capofila per il lavoro dignitoso e l’accoglienza", è stato l’appello di Roger Davico, nella sua veste di sindacalista Cisl e presidente dell’associazione nazionale Oltre Le Frontiere. Da sempre interessato al fenomeno, da lui richiamato in parallelo con quello più antico riguardante il lavoro precario nel distretto della frutta saluzzese, Davico ha riferito di una problematica avanzata sotto traccia nell’ultimo decennio, e che ha visto prima i lavoratori macedoni e dell’est Europa sfruttati dalle cooperative gestite da connazionali, poi i primi sostituiti da lavoratori di origine africana, peraltro arrivati su queste colline senza aver mai visto né lavorato in un vigneto. "Lavoratori che intanto fanno fatica a trovare casa, perché siamo razzisti, in fondo, siamo diffidenti". 

16 EURO ALL’ORA

Tese a riportare il fenomeno a dimensioni effettive che sarebbero a loro dire residuali, ormai, ma anche a richiedere interventi normativi che, semplificando, consentano di eliminare ogni tipo di zona grigia sono stati gli interventi arrivati da esponenti delle principali associazioni di categoria dell’agricoltura. Così Jessica Cerrato, per Confagricoltura, che, a fronte dei 40 lavoratori irregolari segnalati nell’indagine dell’Arma, ha parlato di un settore che in zona conta 2.500 aziende e 13mila addetti. "Questo territorio è formato da aziende che hanno saputo accogliere lavoratori di diverse etnie. Il messaggio che dietro a ogni calice di vino ci sia la schiavitù non può e deve passare", ha detto, prima di spiegare che le aziende agricole pagano contratti di appalto a corpo, remunerando il lavoro con oltre 16 euro all’ora più Iva. 

GLI STIPENDI IN VIGNA

Di costi ancora superiori, prossimi ai 16-17 euro, per un’ora di lavoro di un collaboratore, ha parlato il direttore Cia Igor Varrone. "Che siamo Unesco o meno, il caporalato non deve esistere. Siamo in una zona che è un’eccellenza anche come trattamento dei lavoratori. Poi certo non c’è la perfezione, ci sono zone grigie, ma le vittime di simili fenomeni sono anche le aziende agricole. Aziende che in queste zone ai propri collaboratori qui pagano stipendi in media più alti di 300-400 euro rispetto a quelli di un operaio, e che talvolta quei dipendenti arrivano a farli anche soci. Ma queste cose fanno ovviamente meno notizia. E’ giusto che le Langhe lavorino per l’eccellenza. Ma non perché siamo Unesco, perché siamo le Langhe, abbiamo fatto un percorso di trent’anni, con protagoniste proprio le aziende agricole…". 

SE LE LANGHE DANNO FASTIDIO

"E’ singolare che una testata come Al Jazeera scriva su di noi", ha proseguito il presidente Coldiretti Enrico Nada, secondo il quale quanto denunciato nel servizio dell’emittente araba riguarda "un numero bassissimo di lavoratori, mentre nel 99% dei casi le aziende agricole, che quel lavoro lo pagano e bene, non hanno e non possono avere contezza di eventuali irregolarità. Fondamentale è la collaborazione con le forze dell’ordine, con le istituzioni (…). Non stupiamoci che simili argomenti vengano fuori a ondate. Le Langhe danno fastidio non soltanto ad altri settori, ma anche tra zone viticole. Questo è un peccato perché limita le capacità di crescita che altri potrebbero arrivare ad avere sul nostro esempio. Un mese fa era stato 'Report' a infangare tutto un settore con un servizio televisivo disastroso, ora questi nuovi attacchi, quasi sempre sempre alla vigilia del Vinitaly. Quello che fanno le associazioni di categoria è di avere persone competenti che possono aiutare le aziende a tenersi lontane da situazioni di questo tipo, che vanno denunciate". 

MA CONTROLLARE E’ VIETATO

"Posso scommettere che anche questa inchiesta finirà nel nulla ma nel frattempo avremo fatto una figura pessima", la chiosa del produttore vinicolo e consigliere comunale albese Mario Sandri, che mette l’indice sulle problematiche di una normativa in materia che non premia la legalità: "Cosa vuol dire che faccio un contratto con una cooperativa per dieci lavoratori e il giorno dopo me ne trovo altri dieci? Eppure non siamo liberi di controllare, la normativa lo vieta, a chi lavora per noi non possiamo nemmeno portare da bere nella vigna, altrimenti veniamo multati. Qui gli sfruttati sono i viticoltori di Langa, persone che non sono più padrone a casa loro".

Ezio Massucco

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