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| 13 ottobre 2012, 13:56

Ode all'Ostu

A Villar San Costanzo l'Osteria del Sorriso serve in tavola profumi e sapori che non dobbiamo dimenticare.

L'insegna dell'Osteria del Sorriso A Villar San Costanzo.

L'insegna dell'Osteria del Sorriso A Villar San Costanzo.

Se è la prima impressione quella che conta, appena entrati all’Osteria del Sorriso di Villar San Costanzo non vorrete più uscire.

Profumo di “ostu” . L’avete mai sentito?

Per chi non fosse così fortunato provo a descriverlo: si tratta di una sensazione fatta di casa, composta dall’abbraccio del calore delle pentole che bollono sul fuoco, aggiunto allo sfrigolio del soffritto prima che diventi ragù con un pizzico di sentore di buon vino rosso, il tutto condito con erbe aromatiche raccolte nell’orto e un po’ di aglio.

Il nome è più che azzeccato: siete accolti dal sorriso contagioso di Cristina Raffetto, dottoressa in scienze naturali e guida naturalistica che, con i genitori, nei mesi scorsi ha rilevato questo localino. Arriva subito una terrina piena si peperoni al forno. Buoni come solo quelli di mia mamma …. E non vi dico le “anciue al vert”. Straordinarie!

Pane del forno a legna, peperoni, acciughe e la superba Barbera d’Asti di Pico Macario. Si può andare avanti per ore senza smettere. E così avrei fatto, se non fosse arrivata sul tavolo un’altra sorpresa. I tajarin al ragù decisamente gustosi, ma i ravioli ris e coj sono i migliori che io abbia mai assaggiato. Più tardi mi hanno spiegato che il cavolo arriva da un agricoltore che coltiva gli ortaggi secondo le regole della bio dinamica. Sarà quello? Non saprei. Certo ancora una volta dimostriamo che la cura nella scelta delle materie prime è fondamentale.

Ci sono tanti piccoli locali che vogliono fare l’osteria, ma senza riuscirci. Manca lo spirito giusto. Dopo i primi successi iniziano a darsi arie da ristorante stellato: cambiano i piatti, le posate, lo stile di servizio, le ricette. Soprattutto dimenticano l’essenza del  loro mestiere: la semplicità. È un mestiere che bisogna saper fare e a fine serata davanti a un delizioso semi freddo allo zabajone ho scoperto l’arcano. Il padre di Cristina ha in se’ i geni dell’oste. La sua famiglia ha gestito per anni la Barra di Ferro di Caraglio e, anche se oggi la sua professione è diversa, si percepiscono i suoi talenti mentre si aggira tra i tavoli. Simpatico e ciarliero. La mamma, la signora Janine porta un tocco di Provenza e grazia nel loro piccolo mondo.

Forse non sarei mai entrata se non me lo avesse consigliato un amico che l’oste lo ha fatto a lungo e rimane ancora il migliore, anche se ha lasciato il suo ristorante da qualche anno. Lui sì che sa riconoscere i propri simili e i suoi consigli sono preziosi. Sempre. Grazie Felice Bruno!

paola gula

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