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In Breve

| 22 maggio 2016, 07:45

Una serie di fortunati eventi, da Savigliano a Brisbane: la storia di Samuele Ferracin

Una terra nuova, l'Australia, un paese giovane e prospero, la “terra promessa 2.0”: quattro chiacchiere dal suo limite più orientale, tra sogno e realtà

Una serie di fortunati eventi, da Savigliano a Brisbane: la storia di Samuele Ferracin

Esiste indubbiamente qualcosa di sinistro, di elettrizzante, di selvaggio, di appetibile nella concezione che noi occidentali abbiamo dell'Australia. Una terra ai confini della Terra, ricca e progredita ma nonostante tutto ancora incommensurabilmente distante da quasi qualunque altro luogo del mondo, in cui i sogni degli uomini sono talmente tanto vicini all'orizzonte da diventare molto simili a miraggi.

Il punto più estremo di questa terra affascinante, almeno per quel che riguarda la sua costa orientale, si chiama Cape Byron; a poco meno di due ore di macchina, un po' più verso l'entroterra, si trova la città di Brisbane, come popolazione la terza dell'intero paese e la prima dello stato del Queensland.

Brisbane, in quanto a vicende storiche, credo esemplifichi perfettamente questo “appeal australiano”.

Nata, di fatto, come minuscola colonia penale nei pressi dell'omonimo fiume, durante la Seconda Guerra Mondiale è stata il centro delle operazioni militari nel Sud-Ovest del Pacifico, quartier generale di Douglas MacArthur e nel 2009 è stata addirittura dichiarata come 16^ città “più abitabile del mondo” dal “The Economist”: non male, insomma.

Ma è davvero “tutto oro quello che luccica”, anche nell'emisfero a noi opposto? Per fortuna, abbiamo la possibilità di chiederlo direttamente a un nostro conterraneo, attualmente proprio a Brisbane: Samuele Ferracin, 25 anni di Savigliano, ex-studenti del Liceo “Arimondi”. Con lui, come ogni settimana, abbiamo fatto quattro chiacchiere.

- Ciao Samuele. Prima di tutto, dicci: come si sostanzia la tua esperienza a Brisbane?

Sono uno studente di Fisica dell'Università di Torino e mi trovo a Brisbane per svolgere il mio progetto di tesi magistrale nell'ambito delle Quantum Technologies alla Griffith University. Sono arrivato nel Queensland a gennaio, nel bel mezzo del caldo tropicale dell'estate australiana, e farò il mio ritorno in Italia ad agosto.

- Brisbane significa Australia, e Australia significa una realtà lontana non solo fisicamente, ma anche concettualmente. Come sei arrivato a decidere di effettuare lì il tuo lavoro di tesi?

Più che di decisione parlerei di fortunata serie di eventi. L'università di Fisica di Torino prevede che gli studenti magistrali concludano i loro studi con un lavoro di ricerca della durata di cinque/sei mesi. Da sempre ho sperato avere la possibilità di vivere un'esperienza di studio all'estero, e per questo motivo, a marzo 2015, ho mandato il mio curriculum a varie università e centri di ricerca di tutto il mondo. Ho ricevuto molte risposte positive, ma purtroppo nella gran parte dei casi non avrei ricevuto alcun tipo di rimborso spese; quando stavo quasi per arrendermi sono stato contattato dal mio attuale supervisor, che aveva a disposizione i fondi per attivare un progetto di ricerca dello stesso tipo e durata di quello che avevo in mente.

- L'Australia è spesso vista come una sorta di "terra promessa" in cui un giovane possa facilmente realizzare un'esperienza di crescita personale, di emancipazione, di qualche tipo. Pensi sia davvero così?

Credo che l'Australia stia vivendo un periodo particolarmente prospero. È relativamente facile trovare lavoro, indipendentemente dal grado di qualificazione richiesto, e l'australiano medio guadagna più di quanto abbia bisogno per vivere. È una situazione difficile da immaginare per noi europei, ma a Brisbane non ho incontrato nessuno che fatichi ad arrivare a fine mese e conosco molti giovani che con lavori part-time riescono a mettere da parte grosse somme di denaro in pochi mesi. L'Australia offre inoltre la possibilità di vedere luoghi magnifici, dal punto di vista paesaggistico, e questo è certamente un altro fattore che nel tempo ha alimentato il mito della “terra promessa”, soprattutto tra i giovani che amano i viaggi a contatto con la natura.

- Ti senti già un "Brisbanite" vero e proprio? Hai riscontrato elementi di contatto tra la cultura australiana e quella italiana?

Diventare un "Brisbanite" è una questione complicata... specie per un cuneese. Gli australiani hanno abitudini totalmente differenti dalle nostre. Inoltre mancano molti degli scenari ai quali siamo particolarmente affezionati: l'Australia è una nazione relativamente recente, e come tale le città sono molto più "nuove" di quelle italiane, e mancano luoghi di interesse storico, così come mancano i bar in cui andare a prendere un buon caffè la domenica mattina, le piazze in cui fare due passi nel tempo libero, i negozi piccoli a conduzione familiare... è un bellissimo posto, ma difficilmente riusciremmo mai a sentirci veramente a casa.

Attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo”, verrebbe da dire a noi ancora qui in Granda, citando Oscar Wilde dall'alto delle nostra comoda quotidianità.

Lo faremmo a sproposito, però, perché se è vero che rincorrere i propri sogni a volte è pericoloso, doloroso, addirittura deleterio in alcuni casi, per noi e per chi ci sta vicino. Ma è sicuramente vero che non farlo lo sia nella totalità assoluta dei casi.

simone giraudi

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