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| 08 febbraio 2017, 07:00

Maschera, tra finzione e realtà

Ciascuno di noi può avere più maschere, anche se generalmente ce n’è una, che risulta maggiormente predominante e strutturante rispetto alle altre

Maschera, tra finzione e realtà

Non solo a carnevale, ma in ogni circostanza adottiamo comportamenti differenti e ci conformiamo a determinate aspettative, ogni ruolo sociale che ricopriamo ci induce in un certo senso a indossare una maschera: è un modo per nascondersi o per esprimere sé stessi?

Lavorando molto con gli adolescenti, mi sono trovata spesso a confronto con il tema della maschera. "Non mi guardo da mesi allo specchio, ė da un po che sospetto che dentro al riflesso ci sia quella maschera che mi hanno messo" ė un pezzo della canzone di Fedez, Assenzio, che i ragazzi molteplici volte mi portano come input per parlare di questo tema così delicato: la maschera, il non sentirsi se stessi e l'essere spesso ciò che non si ė, avendo la paura di confrontarsi con uno specchio che illustra qualcosa che non ci rappresenta.

La maschera ha, nell'uso comune, un significato allegorico legato al carnevale, al travestirsi, al divertimento.

In ambito psicologico la maschera assume un significato legato a meccanismi di difesa come parte della personalità, la parte più esterna, e come tale è costituita da modi di pensare, di agire, di sentire, di vedere le cose, ecc e come copertura, finzione, copione che si mette in atto per compiacere gli altri e alimentare il "falso sė”.

La maschera propone un personaggio, con modi di pensare, di parlare, di proporre il corpo, di camminare, di respirare.

Ciascuno di noi può avere più maschere, anche se generalmente ce n’è una, che risulta maggiormente predominante e strutturante rispetto alle altre.

Le maschere non vengono costruite per nascondersi quanto piuttosto per apparire, mettere in mostra alcuni aspetti di sé che vengono spesso nascosti. Proprio per questa sua funzione di nascondere/rivelare, la maschera rappresenta un ottimo strumento di auto osservazione e introspezione: indossando una maschera, qualcosa in noi cambia in quanto contattiamo parti di noi stessi molto profonde e gli permettiamo di mostrarsi al di fuori; di conseguenza abbiamo una percezione diversa di noi stessi.

Nel teatro greco la maschera, se da un lato simboleggiava e caratterizzava il personaggio interpretato dall’attore, dall’altro fungeva da vera e propria “cassa di risonanza” della voce consentendogli di raggiungere con la recitazione il vasto pubblico che aveva di fronte.

Tutt’altro che una falsificazione o un nascondiglio, dunque, ma al contrario un mezzo per facilitare l’identificazione sia dell’attore che del pubblico stesso con le vicende dei personaggi. Questo ė cio che succede in particolare agli adolescenti, che si devono strutturare e si mettono/tolgono maschere che a volte sono scomode e a volte convengono.

Adottare in maniera flessibile e non rigida una maschera per poter uscire e rientrare nei diversi ruoli sociali esprime coerenza e continuità del sé a garanzia di un senso di identità relativamente stabile che può sfruttare attitudini e capacità personali in accordo con le proprie ambizioni e i propri progetti.

Diceva Oscar Wilde: ” Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e vi dirà la verità ”.

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Ernestina Fiore

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