Daniele Silvestri: "Cantautore oggi deve tornare a parlare di cose serie, ma col sorriso"

Dopo il concerto di ieri sera con Max Gazzè e Carl Brave, Daniele Silvestri è tornato di fronte al pubblico di Collisioni per raccontare il suo ultimo disco, "La terra sotto i piedi", il nono registrato in studio, che contiene anche il successo sanremese "Argento vivo".

"Ho ascoltato tanto, intorno a me, per realizzare l'album - ha spiegato il cantautore - e soprattutto mi sono confrontato con i miei due figli adolescenti. Già nel 2017 volevo uscire con qualcosa di nuovo, poi di quanto fatto ho cancellato quasi tutto".

E' un fuoco creativo che si rinnova, quello che collega pezzi come "Prima che", "Concime" e "Qualcosa cambia", capaci di smuovere circuiti emotivi intergenerazionali senza spazio né tempo. "Sì, due persone di generazioni differenti possono ritrovarsi nella medesima canzone. Quello che mi piace di più è narrare, raccontare. Negli anni ho affinato le tecniche e aumentato i mezzi a disposizione, penso di esserci riuscito". 

"Volevo dare conto delle mie scelte stilistiche - ha detto ancora, rivolgendo poi un pensiero a uno dei suoi maggiori ispiratori. "Nella musica di Lucio Dalla ci sono tutti i motivi per cui io ho iniziato a fare canzoni, ma anche la capacità cinematografica di dare voce ai personaggi delle sue storie, farceli vedere. E poi, la libertà di comporre versi e portarli dove voleva".

"I cantautori di oggi - ha concluso - dovrebbero riscoprire la capacità di far sorridere parlando anche di cose serie. Come un lenzuolo appeso sotto un balcone con un messaggio preciso rivolto a un politico. Se fatto con ironia, viaggia molto più lontano".