"Domenico, Domenico!": sentire la tifoseria lungo il cammino, quella di mia moglie, degli amici o di sconosciuti, mi ha fatto andare avanti e sentire campione del mondo".
Il nuovo record mondiale della (UTMBU) Ultra-Trail du Mont-Blanc non lo ha stabilito lui, ma lo statunitense Jim Walmsley che ha trionfato con il tempo di 19,37,43.
Domenico Saulo, saviglianese di nascita, residente a Cervasca, 32 anni, si è piazzato "solo" al 445 posto tra i circa 2.300 che, al cospetto del Monte Bianco, hanno compiuto il periplo (931 i ritiranti e 1758 gli arrivati) attraverso i confini di Francia, Italia e Svizzera: 171 km e 10.000 metri di dislivello, da terminare entro 46 ore e 30 minuti.
E’ il primo del piccolo gruppo della Granda che ha partecipato alla gara, su uno dei percorsi più duri del mondo, compiendolo in 35 ore 27 minuti. Un orgoglio suo e di chi lo conosce.
“Lo scorso anno ho corso la Lavaredo Ultra Trail, che mi ha fatto accumulare "punti" e permesso di partecipare al sorteggio di questa iconica ultratrail”.
Come si è preparato e da quanto tempo?. "A partire da inizio anno con mio zio Alberto Saulo che corre da tempo, con Alberto Brignone e Michela Riba di Cuneo. Corsa tutte le mattine, una decina di km, la domenica una cinquantina in montagna, il venerdì con il gruppo dei “Petinmenin”” dal nome del percorso sentieristico di Vignolo dedicato alla favola per i bambini. Un gruppo di amici che si è trovato per caso a correre e, insieme, corre ormai da due anni".
“L’allenamento conta, ma la testa di più” sottolinea in riferimento ai momenti di crisi e di fatica estrema, in una gara estrema.
"Dopo tanti chilometri di corsa e dislivelli, arriva la voglia di mollare e ti chiedi “chi me lo ha fatto fare”. Per andare oltre il proprio limite, si deve dirottare il pensiero. A me è successo in particolare nella seconda notte: è stata faticosissima ed avevo un ginocchio che si è gonfiato. Allora ho iniziato a riportare alla mente momenti di vita, allenamenti fatti, gli incoraggiamenti e il supporto di mia moglie Nicole, che mi ha seguito in tutta la gara, facendosi trovare nei punti ristoro per aiutarmi. Pensavo al “gruppo del venerdì”, a quando avrei sentito le loro voci di incoraggiamento".
Li ha sentiti infatti, a Courmayeur: Alberto, Michela, Claudio, Francesco. “Domenico, Domenico! mi gridavano. A loro si sono uniti incitamenti di americani, che falsavano l’accento del mio nome, ma mi hanno fatto sentire un atleta da podio.
Sono arrivato la mattina presto. Erano le 5,30. Non c’era tanta gente. Ma ero felice, orgoglioso di me. Avevo un misto di sentimenti: c’era la liberazione dalla fatica, ma anche un po’ di dispiacere per la conclusione della sfida".
L’alimentazione per arrivare in forma alla gara? "Una alimentazione normale, sana. Ho fatto il piccolo fioretto di non bere birra in questo periodo. In gara mi sono rifocillato con pasta e formaggio, oltre a barrette energetiche".
Orgogliosissima la sua famiglia, ma anche orgoglio sul posto di lavoro a Cuneo, “La bottega di Nick" dove è stato seguito “live” durante il percorso e molti clienti si sono complimentati.
Che clima c’era tra i partecipanti?. "Molto rispetto e anche solidarietà. Se qualcuno manifestava problemi ci si fermava, anche se la voglia di andare più forte degli altri era in prima linea, come è normale che sia".
Nonostante la fatica, la bellezza del paesaggio non lascia indifferenti. "Una visione del Monte Bianco da tutte le prospettive cattura mentre corri. E, a qualsiasi ora del giorno e della notte, lungo questo bellissimo percorso c’è gente, anche famiglie e bambini in tenda. Una emozione unica che spero di ripetere presto".