Le scritte apposte a uno dei muri della ex caserma Montezemolo di Cuneo, risalenti al 1945, prima che la ditta appaltatrice si occupasse delle demolizioni delle ultime settimane sono state messe in salvo.
A darne notizia ufficialmente l’assessore Luca Serale, con una lettera di risposta all’articolo – comparso sul nostro giornale – in cui il professor Sergio Costagli chiedeva appunto che i “reperti” venissero risparmiati dagli abbattimenti propedeutici alla posa del cantiere per la riqualificazione dell’ex caserma.
“L’iscrizione è stata rimossa e messa al riparo – ha detto il vicesindaco - . La ditta ha preventivamente distaccato la porzione di tramezzatura in mattoni pieni che conteneva le scritte risalenti al periodo bellico, l’ha riposta in un telaio appositamente preparato e l’ha trasportata al riparo in un magazzino di proprietà comunale in attesa che possa essere ricollocata in un luogo, a beneficio e disposizione della collettività. All’operazione ha assistito una restauratrice accreditata dalla Soprintendenza: l’organo non ha valutato come rilevante quanto recuperato, ma il suo eventuale valore come memoria storica”.
L’ex Forestale: “Rischiato di consegnare la Storia all’oblio”
L’articolo con l’appello di Costagli, però, ha recentemente smosso altre dichiarazioni.
Come quella di un ex Forestale della Regione – che intende rimanere anonimo - , protagonista negli anni ‘90 della prima riqualificazione dell’area, già in stato di abbandono: “Ho girato la caserma centimetro per centimetro, in quegli anni – ci racconta - , e nei vari sopralluoghi ho scoperto le scritte sul muro interno”.
Secondo il lettore le scritte sono ubicate in una zona specifica del complesso della Montezemolo perché da quel punto per gli agenti del SOE e del SAS era possibile tenere sotto controllo piazza d’Armi e via Bodina, e allo stesso tempo lasciarsi una via di fuga verso la Bisalta. Siamo nel 1945, prima della liberazione; gli inglesi commentano – attraverso le scritte – come dopo aver salvato l’Italia siano pronti ad altri cinque anni di campagna in Giappone contro Hiroito.
“Le scritte, negli anni, hanno interessato l’esercito, l’ANPI, le amministrazioni comunali e anche le forze militari italiane e, di rimando, inglese – prosegue l’ex tecnico - . Tantissimi i sopralluoghi a cui io stesso ho partecipato: per anni ho pensato che le scritte si sarebbero potute salvare con un’azione e una spesa davvero contenuta. Abbiamo rischiato di consegnare la Storia all’oblio. Ma così non è stato”.