Sessanta firme, una piccola comunità, una grande richiesta: che anche il Comune di Paesana e l’Unione Montana del Monviso si esprimano pubblicamente contro i crimini che si stanno consumando a Gaza, con particolare riferimento alla strage dei bambini palestinesi.
L'iniziativa nasce da un gruppo di cittadini che ha deciso di non restare in silenzio di fronte alle atrocità della guerra, presentando un documento che chiede alle istituzioni locali di “far sentire la voce della Valle Po in difesa dell’umanità”.
L’appello, già protocollato in Comune e ora in attesa di una deliberazione da parte dell’amministrazione, invoca un atto formale di condanna verso le azioni militari del governo israeliano, pur distinguendo con chiarezza la legittima condanna degli attacchi terroristici di Hamas.
I firmatari sottolineano però che "la risposta militare ha superato ogni limite", provocando una carneficina tra civili inermi, soprattutto bambini, in un contesto dove l’intera popolazione è priva di acqua, cibo, cure mediche e rifugi. “Non vogliamo tacere – si legge nel testo – perché il silenzio è sempre colpevole: quello che sta accadendo a Gaza non è difesa, è genocidio. È crudeltà trasformata in strategia. È potere che si fa vendetta”.
Il tono dell’appello è diretto e drammatico, quasi un grido disperato lanciato dalla valle Po verso le alte sfere della politica nazionale ed europea. Il documento è infatti rivolto anche alla Presidenza del Consiglio, al Ministro della Difesa e al Presidente della Regione Piemonte, ai quali si chiede di prendere una posizione chiara per la fine delle ostilità e l’avvio di un processo di pace, orientato al disarmo e al rispetto dei diritti umani.
L’iniziativa ha anche un valore simbolico: rappresenta un invito, forse utopico, come ammettono gli stessi promotori, rivolto a tutte le comunità italiane e a “chi ha ancora buona volontà” affinché si superino gli interessi economici e geopolitici legati all’industria bellica. Un richiamo accorato a orientare la politica verso un senso etico e umano più profondo.
Gli ultimi attuali sviluppi nel conflitto tra Israele e Iran, a detta di alcuni analisti internazionali costituirebbero solo una tregua momentanea, mentre la Striscia di Gaza è diventata, secondo le stesse forze israeliane, un “fronte secondario”.
Per alcuni paesanesi, invece, Gaza è al centro delle coscienze. “Un giorno tutto questo finirà – recita l’appello – e la Storia sarà lì ad aspettare delle risposte: non ci saranno medaglie, ma domande”. Una presa di posizione netta, che si oppone sia al disinteresse internazionale, sia alla narrazione di una guerra tra pari.
A Paesana si è voluto dare voce a chi non ne ha, portando nel paese della valle Po un messaggio di pace, giustizia e responsabilità che attraversa i confini, ora la parola passa all’amministrazione comunale e all’Unione Montana. Saranno disposti a raccogliere questo appello e trasformarlo in un atto concreto? La risposta sarà un segnale, modesto ma significativo, per dire che anche i paesi più piccoli possono provare a fermare, almeno moralmente, l’ingranaggio della guerra.