Nei giorni scorsi Istat ha presentato la fotografia dei centenari italiani, aggiornati al 1° gennaio 2025.
Partiamo da un dato: otto su dieci sono donne.
Anche se in Granda abbiamo l'eccezione che conferma la regola: la persona più anziana è un uomo, nato il 25 aprile 1918 e molto noto. Si tratta infatti dell'ex carabiniere Renato Quaglia, originario della provincia di Alessandria ma residente a Garessio. A livello nazionale, è in 125esima posizione.
A conti fatti ha ben 107 anni e 202 giorni. Guadagnandosi, quindi, il titolo di semi supercentenario, che spetta a chi ha almeno 105 anni.

Per essere supercentenario (senza il semi, quindi), bisogna averne compiuti 110. Cosa davvero per pochissimi. Al 1° gennaio erano 19 in Italia. Di cui 17, sono donne.
Ad oggi, stando al sito dei più longevi d'Italia, sono 22. Per cui ancora di più.
La donna più "grande" della Granda è al 138esimo posto assoluto in Italia. E' la signora Lucia Armando, nata a Cervasca il 9 giugno del 1918. Vive a Caraglio e ha un'età di 107 anni e 157 giorni.
In totale, in provincia di Cuneo sono sette gli abitanti che hanno superato i 105 anni. In Piemonte sono 58.

Più in generale, stando al rapporto dell'Istat - ribadiamo, aggiornato a ormai 11 mesi fa - i centenari residenti in Italia sono 23.548, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente quando se ne contavano 21.211; quasi l’83% è di sesso femminile.
Rispetto al 1° gennaio 2009, quando erano 10.158, i centenari sono più che raddoppiati (+130%).
La crescita in tale periodo non è stata sempre lineare, in particolare la flessione registrata tra il 2015 e il 2019 si deve all’ingresso tra gli ultracentenari delle generazioni venute al mondo durante il primo conflitto mondiale, di minore consistenza numerica.
All’inizio di quest’anno, i residenti con almeno 105 anni di età (semi-supercentenari) sono 724, in aumento rispetto ai 654 dell’anno precedente.
L’incremento è dovuto all’ingresso di 382 individui della coorte del 1919 che hanno più che compensato i 312 decessi avvenuti nel corso del 2024. Il rapporto di genere tra i semi-supercentenari propende ancora di più a favore delle donne: sono infatti 657 (il 90,7% del totale) contro 67 uomini (9,3%).
Tra le curiosità, anche i nomi di battesimo: i più diffusi sono Giuseppe tra gli uomini e Maria tra le donne, nomi legati alla tradizione religiosa che oggi assai raramente si ritrovano nelle nuove generazioni.
Nel 2023, ad esempio, il nome Maria è stato scelto solo per lo 0,4% delle neonate, quello di Giuseppe per l’1,3% dei nuovi nati.
I semi-supercentenari sono quasi tutti nello stato civile di vedovanza (86% e 80%, rispettivamente, per donne e uomini). Le nubili sono il 12%, una quota doppia rispetto a quella dei celibi (6%); le donne coniugate rappresentano solo l’1% mentre gli uomini coniugati sono quasi il 14%, per effetto della maggiore longevità femminile che porta più frequentemente gli uomini a trascorrere gli ultimi anni della propria vita ancora con il partner.
I centenari in vita al 1°gennaio 2025 sono ripartiti sul territorio in maniera eterogenea.
In valore assoluto la presenza più alta si registra in Lombardia (quasi 4mila), Lazio ed Emilia-Romagna (oltre 2mila per entrambe).
In termini relativi, il Molise si colloca in cima alla graduatoria, con circa 61 centenari ogni 100mila residenti.
Una posizione preminente in termini di longevità è quella espressa dalla Liguria, la regione storicamente a più forte invecchiamento del Paese, come evidenzia anche la più elevata età media dei suoi residenti, giunta a sfiorare i 50 anni.
La sua quota di centenari è pari a 59,4 per 100mila residenti al 1° gennaio 2025, davanti a quella del Friuli-Venezia Giulia (55,4) e della Toscana (49,1).
Tra le province, Isernia presenta la più alta concentrazione di centenari (78,7), davanti a quella di Nuoro (65,5), di Siena e Gorizia (63,5 entrambe). Seguono tre province liguri, Imperia (61,2), Genova (61,1) e La Spezia (61,0).
Un'altra curiosità? Superata una certa veneranda età, il rischio di morte non aumenta.
Raggiunge invece un plateau in base al quale, superati i 105 anni, sopravvivere o morire ha all’incirca la stessa probabilità di avverarsi e in maniera quasi costante, in ogni caso non esponenziale, da tale età in poi. In altre parole, in attesa di dati che consolidino il quadro nei prossimi anni, sembrerebbe giustificato concludere che una volta entrato nel collettivo dei semi-supercentenari, l’effetto selezione protegge l’individuo dall’aumento della probabilità di morte.
A pensarci, è davvero incredibile!
















