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| 09 marzo 2011, 08:36

I questuanti: poveri, ma ricchi d'inventiva

Dal ragazzo che cammina su e giù per i portici della città chiedendo una sigaretta o degli spiccioli, a quelli che stazionano davanti alle chiese. A Cuneo mancano gli "artisti", come le statue umane immobili

I questuanti: poveri, ma ricchi d'inventiva

Credo che non ci sia nessuno a Cuneo che non si sia imbattuto, almeno una volta, nel tizio che va su e giù per il centro città, sempre con molta fretta, chiedendo, di volta in volta, degli spiccioli o una sigaretta. Magari ti arriva da dietro urlando: “Signoraaa!”, ed io ci casco sempre, mi volto, e visto che è lui, sorvolo e tiro avanti. Bisogna però riconoscergli che non è particolarmente insistente, basta un no e lui desiste.

Cuneo, essendo città tranquilla, lo è anche sotto l'aspetto dei questuanti. Non che non ce ne siano, soprattutto nel giorno più mondano della settimana, il martedì del “famoso mercato”, ma rispetto ad altre città sono in numero piuttosto contenuto. Ed anch'essi hanno subito un'evoluzione. In tempi più remoti, per esempio, passava ad ore determinate seguendo un suo percorso “l'ombrellaio” con 4 o 5 parapioggia tenuti insieme da una corda e raccolti sotto il braccio, ma la maggior parte di loro semplicemente stavano lì immobili a chiedere l'elemosina in posti strategici, come davanti alle chiese.

Più recentemente  i questuanti abbinano quasi sempre una qualche attività alla richiesta di soldi. Negli ultimi tempi vanno molto i musicisti. Qualche anno fa c'era stata l'ondata dei fisarmonicisti rumeni, quasi sempre dei ragazzini che suonavano sotto le finestre delle case per raccogliere qualche spicciolo, ma sono durati pochissimo. Adesso invece i musicisti hanno già sempre una certa età, come il suonatore di fisarmonica che è stato a lungo sotto gli uffici della Provincia, a torturare le orecchie dei poveri impiegati con un repertorio stringatissimo. Comunque ultra professionale visto che era perfino munito del tesserino da ambulante. La maggior parte di questi non è particolarmente dotata con le note, molti sono un vero strazio ed il problema è che spesso hanno anche un piccolo amplificatore e suonano – anzi, più che altro strimpellano qualche accordo – su delle basi preregistrate, e sempre con volumi altissimi.

Ma può anche capitare qualcuno – raro – che ci sappia veramente fare. Qui a Cuneo non ne ho visti, ma altrove sì, come un contrabbassista ammirato in Via Lagrange a Torino, bravissimo, che si stava ad ascoltare veramente volentieri, o un pianista che a Nizza si porta dietro addirittura un pianoforte verticale e staziona in Piazza Massena sotto i portici, tutta gente che ha veramente studiato musica. Non suona ma balla – male – invece, un finto Michael Jackson che si appende anche ai lampioni sulla Promenade des Anglais, sempre a Nizza, per fare le sue evoluzioni, e che a seconda dei giorni, misteriosamente, o ha molto successo o non se lo fila nessuno. Una categoria che da noi non si è ancora vista sono i mendicanti che utilizzano gli animali, non quelli che li tengono semplicemente accanto a sé per fare compassione, ma che li fanno proprio lavorare.

Sempre in Costa Azzurra c'è ad esempio un tizio, vestito da damerino del settecento, che con un appropriato sottofondo musicale fa dei semplici numeri con due o tre gatti che, poveretti, hanno un' espressione sofferta di chi vorrebbe essere da tutta un’altra parte. Però alla gente piace, sebbene ad assistere agli spettacolini di questo tipo si possa incorrere in qualche episodio spiacevole, come quella volta che uno dei gatti si è messo tragicamente a vomitare. Non mi sembra invece di aver mai visto qui due categorie che nelle grandi città vanno per la maggiore: i lavavetri e le finte statue.

Effettivamente a Cuneo i lavavetri non possono contare su tanti semafori in posizioni strategiche o che durino abbastanza per guadagnare decentemente, ma non capisco il motivo per cui le finte statue qui non attecchiscano. Certo sono più adatte alle città d'arte, dove si possono vedere quelle che sono curate sotto ogni particolare e che si guadagnano la pagnotta faticando abbastanza, ma anche quelle, penose, che si esibiscono con il minimo sforzo, magari giusto con una mascherina sulla faccia e che non riescono a stare neanche tanto immobili.

Diciamo che sia degli uni che degli altri ne facciamo a meno volentieri. Tralascio quelli che fanno leva su qualche loro menomazione fisica, che da piccola mi terrorizzavano, ma per fortuna, almeno dalle nostre parti, ce ne sono pochissimi. Una volta a Torino mi è capitato di vedere ai semafori, anziché i lavavetri, dei clown : e' forse questa l'ultima frontiera per i moderni questuanti ?

Monica Bruna

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