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| 01 agosto 2012, 08:37

Se alla Olimpiadi l'importante non è vincere ma partecipare, per partecipare però è importante vincere....

Se alla Olimpiadi l'importante non è vincere ma partecipare, per partecipare però è importante vincere....

La grandiosa cerimonia d'apertura dei giochi olimpici di Londra mi ha fatto riflettere sulle precedenti edizioni. Quando c'era giusto qualche coreografia, ma il clou era rappresentato dalle sfilate degli atleti al seguito delle rispettive bandiere della nazione di appartenenza.

La mia prima memoria personale fa riferimento alle Olimpiadi di Messico '68. Le gare in se non me le ricordo per niente, ma ciò che mi ha lasciato un ricordo vivissimo è stata la lettura di quello che chiamavo “il Topolino spesso”, ovvero uno dei Classici Disney, “Paperone alle Olimpiadi”, che riportava in copertina un Paperino con sombrero che sferrava un sinistro a Paperone. L'avevo consumato a forza di leggerlo, per qualche misterioso motivo mi era piaciuto tantissimo.

Un'altra memoria storica si rifà a Monaco '72. Di queste ho qualche vago ricordo, anche in questo caso non delle gare, bensì delle cronache del telegiornale sulla strage degli atleti israeliani da parte di un commando palestinese. L'immagine sfocata in bianco e nero del terrorista incappucciato che sbircia dal balcone degli alloggi degli atleti, forse già morti, mi aveva colpito tantissimo.

Ma Monaco'72 mi aveva resa orgogliosa di possedere un esemplare della mascotte ufficiale. Waldi, il bassotto di stoffa a strisce olimpiche mi era stato portato da un giornalista della Stampa, collega di mio padre, inviato ai giochi. Oggetto di immenso valore per un bambino di quei tempi, quando le cose bisognava andarsele a prendere sul posto, e non si poteva neanche immaginare che qualche anno dopo sarebbe bastato un click per ricevere comodamente a casa propria qualunque oggetto al mondo.

Crescendo, mi sono appassionata vieppiù alle gare, soprattutto a quelle di atletica e di nuoto, cercando, nel possibile, di non perdermene neanche una. Senza arrivare al punto toccato da un vicino di casa che restò incollato al televisore per tutta la durata delle olimpiadi di qualche edizione fa, vedendosi tutte, dico proprio tutte, le gare trasmesse. Si era al mare e lui trascorse letteralmente 15 giorni rintanato in casa mentre gli amici se ne stavano tutto il giorno in spiaggia cercando di tanto in tanto di convincerlo a mettere il naso fuori dall'appartamento. Un caso limite, ma probabilmente non l'unico.

Ho anche assistito ad una gara delle Olimpiadi. Una di quelle fredde, però. Si trattava di Torino 2006 e l'evento era la gara di bob nella bellissima – ed ora, purtroppo, completamente lasciata a se stessa- pista di Sansicario. C'era un freddo pungente, l'aria ti tagliava il viso. Avevo solo gli occhi e il naso scoperti, ma quello bastava ad abbassare tutta la temperatura del resto del corpo. L'emozione di assistere ad una vera gara olimpica, a pochi centimetri dai bolidi silenziosi che lanciati a velocità impressionate dentro un budello di ghiaccio però, ci riscaldò il cuore.

Una sensazione che avranno vissuto tutti coloro che hanno avuto la fortuna di poter essere presenti ad uno qualsiasi degli eventi olimpici. Che si tratti di badminton o la finale dei 100 metri, non importa. Si sta comunque respirando la stessa aria che respirano gli atleti e gli altri spettatori, e per pochi attimi si entra a far parte di una comunità universale, bella, pacifica e pulita. E la pelle d'oca, non cercata, improvvisa, che ti senti arrivare, sarà un'esperienza unica nella vita.

Monica Bruna

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