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| 30 luglio 2014, 08:00

Anche luglio quest'anno pare essersene andato in vacanza

Anche luglio quest'anno pare essersene andato in vacanza

 “Novembre lascia questo luglio!”. L'esorcista che compare su Facebook in questi giorni vorrebbe scacciare la pioggia e le basse temperature che stanno trasformando l'estate 2014 in una delle peggiori che io ricordi. Anche su Twitter i commenti di gente che non può più di questo tempo (“mi aspetto che piovano rane. Non manca altro” scrive 'tiny') si aggiungono copiosi giornalmente sull' ashtag #elachiamanoestate.

Al nord, ed in parte al centro, il caldo lo abbiamo patito forse un giorno o due. Le canotte, i vestitini, i sandaletti giacciono da oltre un anno nello stesso angolo dell'armadio in cui erano stati riposti al termine dell'estate scorsa, che neppure era stata delle migliori. In effetti un mio paio di sandali, comprati in saldo nell'estate 2013, hanno ancora l'etichetta del prezzo attaccato. Uscire senza portarsi dietro un ombrello è la cosa più insensata che si possa pensare.

La maggior parte delle persone, però, si veste ugualmente come se ci fossero 40 gradi: pantaloncini, ciabatte, magliette che hanno visto troppe lavatrici. In maggior parte sono giovani e bambini. Ma anche tanti adulti (“Come molti uomini, di questi tempi, anche lui sembrava un bambino trapiantato, improvvisamente, e con esiti scioccanti, in un corpo adulto” – cit. David Sedaris 'Esploriamo il diabete con i gufi').

Non ricordo che mio padre girasse in città con pantaloni tipo bermuda (il cui modello peggiore è rappresentato da quelli che arrivano poco sotto al polpaccio sopra le caviglie, e poco al di sopra di un bel calzino di spugna), t-shirth (o peggio, canotta di una taglia sbagliata) e ciabatte di gomma da piscina. In città ci si vestiva da città, al mare ci si vestiva da mare. Senza compromessi promiscui.

Invece, ora è luglio, quindi mi vesto estivo. Che ci siano appena 19-20, di gradi, poco importa. La roba da mettersi è quella, punto. Piove un giorno sì e l'altro pure, e si possono vedere questi meschini in braghe corte saltellare fra una pozzanghera e l'altra, con le infradito, come se l’acquazzone sia arrivato all’improvviso e non in seguito ad una settimana continua di maltempo e basse temperature. Non mi fanno pena. Hanno solo da mettersi un paio di scarpe appropriate. O anche solo chiuse.

Certi tg sono un po' in crisi. “La bolla di calore africana” ha lasciato il posto alle “bombe d'acqua”, neologismo che ha sostituito il troppo banale “temporale”. Pertanto, non hanno ancora potuto trasmettere le solite immagini di repertorio dedicate alla calura estiva: bambini che sguazzano fra gli zampilli delle fontane, vecchietti dall'aria triste seduti sulle panchine, gente che si abbuffa di gelati. Non ho ancora sentito i ripetitivi consigli degli “esperti” per combattere il caldo (bere molta acqua, mangiare frutta e verdura, non uscire nelle ore più calde, chiudere le persiane, fare ombra nelle case, sfruttare i condizionatori dei supermercati) e un po' ne sento la mancanza. Gli inviati sulle spiagge intervistano, anziché gente che suda tutta contenta, bagnanti arrabbiati e delusi. E c'è da capirli, altroché.

Intanto, gli albergatori sono scesi sul piede di guerra contro i poveri meteorologi, colpevoli di scoraggiare, con le loro previsioni catastrofiche, i vacanzieri che spaventati dalle possibili suddette “bombe d'acqua”, disdicono le prenotazioni. E anche qui, c'è da capirli, gli uni e gli altri. Che cosa c'è di più deprimente, in effetti, che trascorrere gli unici quindici giorni di meritate ferie delusi, incarogniti e intimamente disperati. Facile che si litighi con mariti-mogli-figli, finendo per rimpiangere, paradossalmente, il tran tran del lavoro. E non c'è nulla di più triste.

Pare che per i prossimi giorni le previsioni siano leggermente più incoraggianti. Sarebbe anche ora. Di un caldo e soleggiato novembre non ce ne faremmo proprio niente. O comunque, al limite se tale infausta situazione dovesse accadere, potremo divertirci nel vedere quelli che sono abituati a vestirsi con braghette e magliette anche sotto i freddi acquazzoni estivi, passeggiare tutti sudati con pellicce e cappotti nelle insolite calde giornate d’autunno.

Monica Bruna

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