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In Breve

| 15 luglio 2015, 07:15

Un articolo sul brutto, deve per forza essere in bella copia ?

Disegno di Danilo Paparelli

Disegno di Danilo Paparelli

Si tratta soltanto di una mia impressione o è veramente così? Cioè, la domanda in questione sarebbe la seguente: con la stagione calda, perché alcuni (diciamo molti) perdono il senso - peraltro già molto precario durante il resto dell'anno - del buon gusto?

Premessa: a me piace molto la stagione estiva, l'aspetto tutto l'anno con impazienza. L'aspetto anche perché, di solito, coincide con le vacanze lunghe, e anche queste le aspetto tutto l'anno. L'aspetto perché quasi tutti i ricordi più belli rimandano alla bella stagione, quando si tende a fare un po' quello che si vuole, senza i tanti condizionamenti invernali.

Però il liberarsi dai vincoli, alcuni dei quali imposti e sopportati nostro malgrado, può portare all'esatto opposto. Arriva il caldo e (giustamente) ci si spoglia. Ma l'abbigliamento della massa di gente dà l'impressione che temperature tropicali abbiano sepolto l'intero globo terreste sotto una cappa di calura assurda.

Non è che oggi fa più caldo che negli anni '30 o '60. Proprio ad essere esagerati – e secondo gli “esperti” - al limite ci sarà giusto un grado in più. Volendo fare un confronto, a parità di condizioni (temperatura, latitudine, ceto sociale) a guardare i documentari e i film di cinquant'anni fa e oltre, la gente sembrava ci tenesse un po' di più ai vestiti da mettersi fuori casa. Ad apparire con un certo decoro. Non ce la faccio proprio ad immaginare Cary Grant in canotta, tatuaggi e infradito. Guardatevi “Caccia al ladro” (1955, regia di Alfred Hitchcock), per vedere come lui e la donna più bella del mondo, ovvero Grace Kelly, scendono vestiti in spiaggia (non ad un party). Va bene che sono al Carlton di Cannes e non a Ladispoli, ma oggi negli stessi posti persone così fascinose sono rarissime, e comunque annientate da tipi ricoperti di tatuaggi, o dalle ragazze nelle medesime condizioni, e truccate come se fossero in discoteca. D'altro canto, se si vuole, la difficoltà di distinzione rende tutto molto più democratico. Una volta c'erano i brutti e trasandati perché poveri, oggi è tremendamente complicato distinguere solo da come sono vestiti il miliardario russo dal manovale di un paese dell’est a meno che non li si veda nei differenti contesti da cui si capisce che uno è ricchissimo e l'altro un poveretto: l'uno sullo yacht nel porto di Saint Tropez, l'altro ai bagni Ciccio di una deprimente località confinante con un rigagnolo (scarichi sospetti di una fabbrica inquinante dei paraggi).

Un altro lato brutto dell'estate lo noto anche per i luoghi, che di per sé sarebbero neutri ma che con il caldo sembrano acquistare aspetti sconcertanti. Sono i posti obiettivamente squallidi, come le periferie metropolitane o qualche volte perfino le zone rurali, che nei mesi estivi la rigogliosità della natura contribuisce in qualche modo a camuffare anche se non sempre ci riesce; quei posti con le tipiche costruzioni non finite e abbandonate, che con la calura appaiono ancora più desolati, deprimenti.

E solo in questo periodo dell'anno può capitare di imbattersi nelle carcasse di piccioni o altri uccelli (adulti o piccoli caduti dai nidi) rinsecchiti, oppure gatti, e (il peggio) anche cani investiti da un'auto, ridotti ad un ammasso informe marrone di pelliccia intrisa di sangue. Li vedi da lontano, giacciono indistinguibili nella strada assolata e subito pensi: “sarà uno straccio”. Ma a mano a mano che ti avvicini, inizi a renderti conto che invece potrebbe anche trattarsi di un gatto spiaccicato, uno che ha tentato di arrivare dall'altro lato della strada di corsa (i gatti attraversano sempre di corsa, forse pensano che sia la cosa migliore per loro, ma non sempre gli va bene) ma quella volta non ce l'ha fatta. E come accade per tutte le cose brutte, che hanno una forza intrinseca fortissima, ti ripugna e nello stesso tempo ti attrae, ma fino all'ultimo sei convinto di riuscire a non guardarlo, perché è davvero brutto e fa anche un po' ribrezzo. Invece ci passi vicino e non riesci a fare a meno di lanciare uno sguardo veloce al povero ammasso informe. E poi ti penti. Che sia proprio questa la metafora del brutto ?


Monica Bruna

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