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In Breve

Che tempo fa

| 18 maggio 2016, 08:45

E chi non mangia in compagnia...

Disegno di Danilo Paparelli

Disegno di Danilo Paparelli

 Ce l'abbiamo fatta. Ci sono voluti mesi, ma ce l'abbiamo fatta. Anzi, non è vero che ci sono voluti mesi: sono passati anni. Anni di incontri sporadici, casuali, a volte durati pochi minuti. E ogni volta ci si prometteva solennemente di “combinare un pranzo o una cena insieme”. Convintissimi, entusiasti : “Sì dai, senz'altro”. Sono vecchi, carissimi amici. Insieme si sta che è una favola. Ma, come per tutti gli adulti, gli impegni quotidiani, che sembrano essersi moltiplicati in modo tale da cancellare quasi completamente i momenti di svago concedono poche possibilità di scampo. Quanto è frenetica la vita di oggi, rapportata a quella dei nostri genitori, che nei fine settimana, quando smettevano di lavorare, potevano dedicarsi a se stessi, e trascorrere del tempo con chi li faceva stare bene.

La frase “dobbiamo proprio combinare” la ripetiamo ogni volta (in realtà quelle due o tre volte all'anno, ed è già tanto) che ci vediamo. Abitare in città diverse, seppure poco lontane, non aiuta. Si parte da un futuro generico: questa primavera oppure questa estate. Perché prima ci sono altri milioni di impegni. Far incastrare tutto è complicato, a volte impossibile. I figli, il lavoro, i vecchi genitori da accudire. Per noi non c'è mai il tempo.

E arriva la primavera. Niente, non c'è neppure un giorno libero che coincide con i giorni senza impegni degli altri. Si rimanda all'estate successiva. Ma pure qui trovare il momento giusto che vada bene per tutti diventa cosa veramente ardua. Pazienza, si combinerà nell'autunno. Che vola via senza neppure mezza giornata disponibile. Arriva l'inverno, ma c'è Natale di mezzo, il periodo più “terrificantemente” pieno d'impegni e quindi non se ne parla nemmeno.

E' passato un anno. Nei mesi che si susseguono stesso copione: il tempo vola via e non si riesce a vedersi neppure in questa tornata. Continuiamo a sentirci, fissare mille date che vengono disdette e infine si arriva a decidere per “quella” domenica. Incredibilmente quel giorno lì saremmo tutti disponibili. Difatti restiamo increduli: possibile che riusciremo finalmente a vederci? La cosa mette anche un pizzico di timore. Speriamo che non succeda niente in modo da essere costretti a rimandare un'altra volta. Ma è una cosa che pensiamo soltanto. Non osiamo neppure dirla, nel timore che si concretizzi veramente.

E' il giorno. Si tratta di una domenica. Ci si dà appuntamento nei pressi di un noto ristorante langarolo. Noi arriviamo per primi. Scendiamo dall'auto, e iniziamo a gironzolare attorno. Non ci sembra ancora vero. Per brevi momenti, prima che gli altri arrivino, sembra proprio che non può davvero essere vero: difatti siamo da soli. Ma appena s'affaccia da dietro la curva l’auto degli amici, capiamo che ce l'abbiamo fatta. Aprono le portiere e sbucano fuori i loro volti felici. Ma proprio tanto. Facce con dei sorrisi grossi così. Per pochi momenti facciamo ancora fatica a crederci. E' una sensazione che sparisce subito dopo, quando siamo finalmente seduti a tavola. Seguendo uno sconosciuto istinto primordiale, noi donne ci sediamo da un lato, gli uomini dall'altro. Le ore scorrono velocemente, come accade quando si sta bene. Le femmine parlano di mille cose, si raccontano le vite di tutti i giorni, lamentandosi anche un po', ricevendo immediatamente la solidarietà delle amiche, e poco per volta, grazie anche a un po' di vino, ci si rilassa e si ride, molto. I maschi, dall'altro lato del tavolo, invece, ridono da subito. Beati loro.

La giornata è sembrata durare pochi minuti. Invece si è trattato di ore piacevoli e intense. Ci lasciamo prima di risalire in macchina un po' rattristati, ripromettendoci di non far passare più tutto il tempo che ci abbiamo impiegato questa volta, prima di ritrovarci di nuovo. Siamo convinti che la nostra amicizia merita di essere mantenuta viva a tutti i costi, nonostante i traslochi, i matrimoni, i figli, le cose brutte o belle della vita. Quel sottile filo che ci lega, malgrado siamo diventate persone diverse da quando ci eravamo conosciuti, risulta alla fine indistruttibile. Per questo è assolutamente necessario mantenerlo integro.

Monica Bruna

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