Hikikomori (termine cognato dallo psichiatra Saito) significa letteralmente “stare in disparte, isolarsi”; ė un termine giapponese che si riferisce a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale. Gli Hikikomori sono adolescenti e giovani adulti che si chiudono dentro casa per mesi o addirittura anni. Si ritirano evitando qualsiasi contatto con l’esterno, raramente hanno amici, non frequentano le lezioni scolastiche e non svolgono alcuna attività lavorativa. Alcuni di loro non parlano con i genitori mentre altri mantengono un rapporto con i famigliari e pochissimi amici.
Questo fenomeno è estremamente legato alla cultura. Tra i paesi in cui la tradizione culturale coesiste con tecnologia e comunicazione di massa, come il Giappone che ha un posto di rilievo ed in questa relazione tra antico e moderno vive una crisi socioculturale che colpisce gli adolescenti.
In una società caratterizzata dalla rigidità di pensiero e dalla richiesta di alto livello di performance, circa due milioni di adolescenti nipponici sono afflitti da questo stato che si configura come espressione di un totale rifiuto, una ribellione della gioventù alla cultura tradizionale e all’intero apparato sociale giapponese.
I primi studi europei hanno osservato che il fenomeno ė nettamente a prevalenza maschile(4a1). Questi ragazzi soffrono di somatizzazioni, forte apatia scolastica, rifiuto sociale. Non hanno avuto negli anni precedenti all' isolamento successi scolastici, possono essere stati bocciati, vittime di bullismo. Sono solitamente fanciulli timidi e introversi, ma a livello non patologico. Sono caratterizzati da scarsa capacità riflessiva e soffrono di fobie. Presentano spesso dispercezione corporea e insoddisfazione. Provano paura e forte vergogna.
Lo stile di vita degli Hikikomori è caratterizzato da un ritmo sonno veglia totalmente sballato e soprattutto la sostituzione dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via internet. Quest’ultimo aspetto si configura spesso come una contraddizione in termini: il ragazzo rifiuta i rapporti personali solo fisici, mentre, con la mediazione della rete, può addirittura passare la maggior parte del suo tempo intrattenendo relazioni sociali di vario tipo (dalle chat fino ai videogiochi online).
La mancanza di contatto sociale e la prolungata solitudine hanno effetti profondi sull’Hikikomori, che gradualmente perde le sue competenze sociali, i riferimenti comportamentali e le abilità comunicative per interagire con il mondo esterno. Solitamente l’hikikomori lascia raramente la sua abitazione, consumando i pasti all’interno della propria stanza.
Il recente interesse in Italia per questo fenomeno si è manifestato in seguito alla scoperta di casi di possibili Hikikomori.
Le famiglie di questi ragazzi sono caratterizzate solitamente da una madre psicologicamente e fisicamente vicina ai figli e da un padre piuttosto marginale che non riesce ad inserirsi come terzo elemento e ad allentare il legame esistente tra madre e bambino. La simbiosi tra madre e figlio è comune nello stile di vita degli Hikikomori: con un atteggiamento esageratamente iperprotettivo la madre tende a gestire in maniera eccessiva la vita del figlio, spesso idealizzato e depositario di molte aspettative.
Secondo gli studiosi, questi aspetti portano alla tendenza dei genitori a “trattenere” in casa i figli oltre una certa età, e questo fenomeno favorirebbe l’espressione del disagio giovanile attraverso l’autoreclusione caratteristica dell’Hikikomori.
Ė importante lavorare tempestivamente con i ragazzi che presentano questo tipo di problematiche in rete: il metodo olistico e multidisciplinare consiglia la presenza di più specialisti che prendono in carico il ragazzo e la famiglia, con il fine di riportare il ragazzo a vivere al di fuori della sua stanza contenitore e far sì che cresca in un clima più sereno e a livello comunicativo qualitativamente migliore.
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