In due #controcorrente del 2016 (30 aprile e 28 maggio) avevamo sottolineato come il Comune di Cuneo non mantenesse viva, nei modi dovuti, la memoria di Duccio Galimberti: Eroe Nazionale della Resistenza. Infatti, la Lotta di Liberazione dell’Italia dalla brutale occupazione nazista e dalla spietata dittatura nazista, iniziò a muovere i primi passi proprio grazie al discorso che l’avvocato cuneese pronunciò il 26 luglio 1943 dal balcone della casa in cui abitava di fronte alla piazza centrale del capoluogo, che a guerra conclusa gli venne intitolata.
A livello culturale, negli ultimi due anni sono state organizzate manifestazioni di forte intensità emotiva per ricordare quel discorso. Quindi, qualcosa si sta facendo, anche se le iniziative andrebbero promosse in misura maggiore. Così come bisognerebbe valorizzare e proiettare di più, soprattutto agli allievi delle scuole, lo splendido documentario “Il tempo dei testimoni” di Teo De Luigi nel quale vengono raccontate, con ineccepibile abilità narrativa, la vita dell’Eroe Nazionale e la storia della Resistenza nel Cuneese.
Ci sono, però, un paio di luoghi di Duccio, la cui manutenzione lascia piuttosto a desiderare e non rende per nulla giustizia alla “sua” memoria. La casa in cui risiedeva (quella del discorso), donata alla città dal fratello Carlo Enrico nel 1974, è stata trasformata in Museo dal Comune che lo gestisce con cura e riguardo. Ma il soffitto dei portici, per un buon tratto davanti all’ingresso, è completamente scrostato e lascia sbalorditi i visitatori e non solo.
Galimberti venne trucidato dai fascisti il 3 dicembre 1944 e trovato morto poco oltre la borgata di Tetto Croce, lungo la strada che da Cuneo conduce a Centallo e Savigliano. Per ricordarne il sacrificio, dopo la conclusione della guerra, lì il Comune realizzò un cippo con una piccola piazzola poi allargata e resa più dignitosa una quindicina di anni fa. Tuttavia quello slargo viene pulito, e nemmeno tanto bene, solo in occasione del 25 Aprile, anniversario della Liberazione, quando le autorità lo raggiungono per deporre la corona di alloro. In questo periodo il luogo è in degrado totale, soffocato dalle erbacce alte e secche. Mentre, a distanza di cinque mesi, quel poco che resta della corona è stata spostata in un angolo vicino al cippo e abbandonata a se stessa.
Il valore di un’Amministrazione comunale si vede anche dai piccoli gesti di amore con cui tratta i “figli” illustri della città. Per Galimberti non si può dire che venga fatto tutto il possibile.






