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In Breve

| 02 aprile 2020, 14:36

Cervello vs Fake news: uno sguardo neuropsicologico sul fenomeno

Lo scopo principale di una fake news è catturare l’attenzione e per farlo sfrutta due “ingredienti” da cui siamo naturalmente attratti: la novità e le emozioni

Foto di memyselfaneye da Pixabay

Foto di memyselfaneye da Pixabay

Prosegue la collaborazione con la neuropsicologia. L’articolo è infatti in scritto dalle d.sse Artusio Irene e Bosso Elisa. Si parla oggi di fake news e la correlazione che il termine ha con il nostro cervello.

Il termine fake news si riferisce a notizie e articoli con contenuti parzialmente o totalmente non corrispondenti al vero. Chi scrive fake news, conosce come funziona il nostro cervello e utilizza queste informazioni per influenzare il pubblico che, ritenendo vera la falsa notizia, la diffonde. Anche i lettori devono essere consapevoli di questi meccanismi, in modo da riconoscere i “tranelli” in cui può cadere la nostra mente.

Quando dobbiamo dare un giudizio o prendere una decisione in una situazione di ambiguità e incertezza, il nostro sistema cognitivo semplifica utilizzando delle “scorciatoie”, dette euristiche. Le euristiche ci permettono di arrivare a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo. Il cervello lavora ottimizzando e risparmiando energia, ma ad un costo, che si traduce nella possibilità di compiere errori. Compiamo un bias, ossia un errore cognitivo, che ci porta a valutare in modo errato una situazione o un comportamento (come accade nel caso dei pregiudizi).                             

Esistono molti tipi di bias cognitivi. Uno di questi è l’implicit bias, che consiste nella tendenza a ritenere affidabili le persone con cui abbiamo dei tratti in comune (come l’età o l’etnia) e ritenere poco attendibili le altre. Questo fenomeno è fortemente amplificato nei social, in cui siamo esposti continuamente a ciò che i nostri amici condividono.                                                                             

Il confirmation bias e il belief bias, invece, ci portano a cercare e accettare più facilmente le notizie che confermano le nostre credenze ed opinioni e ad evitare quelle che le contraddicono. In questi casi, non solo siamo più propensi e credere alla notizia, ma la memorizziamo più facilmente e anche se smentita in un secondo momento, questa continuerà ad essere presente in memoria. Inoltre, più una fake news viene ripetuta, ad esempio attraverso molteplici condivisioni, più tendiamo a credere che sia vera (illusory truth effect). 


Lo scopo principale di una fake news è catturare l’attenzione e per farlo sfrutta due “ingredienti” da cui siamo naturalmente attratti: la novità e le emozioni. Le neuroscienze hanno dimostrano che le informazioni inaspettate sono in grado di bypassare gli stadi di elaborazione più alti e raffinati. Il nostro cervello, infatti, si è evoluto per dare priorità agli eventi inattesi e imprevisti. Questa caratteristica ha un valore adattivo: ci rende più preparati a reagire ad una situazione sconosciuta.   

Inoltre, la novità è di per sé legata alla gratificazione: la dopamina, neurotrasmettitore associato al circuito della ricompensa, aumenta quando ci troviamo di fronte a stimoli nuovi e ci motiva a ripetere e rinforzare il comportamento che ha provocato quel piacere. Questo meccanismo è molto potente e lo ritroviamo in diversi ambiti: l’alimentazione, il sesso, le attività ricreative, le relazioni sociali e l’utilizzo dei social network.                                                                    

Ciò che è nuovo è spesso accompagnato da una forte attivazione delle emozioni: le componenti emotive (positive o negative) sono elaborate molto più velocemente rispetto a pensieri e idee più complesse e strutturate. L’area cerebrale coinvolta in questo processo è l’amigdala, che si occupa di valutare l’emozione associata ad uno stimolo. Le aree frontali e prefrontali, sede dei processi logici e razionali, vengono chiamate in causa solo in un secondo momento. Semplificando, si può dire che ci emozioniamo prima e ragioniamo dopo: questo è il motivo per cui siamo “attratti” dai titoli estremi, coinvolgenti sebbene inverosimili.

Questi meccanismi sono amplificati quando i contenuti delle fake news riguardano la nostra salute. Nel caso dell’emergenza Covid-19, la situazione di incertezza e la preoccupazione per le conseguenze sul benessere psicofisico e sull’impatto economico e sociale, ci portano ad essere più predisposti a farci influenzare dalle notizie relative a questo argomento. Inoltre, per placare le nostre preoccupazioni, tendiamo a cercare e condividere compulsivamente aggiornamenti, spesso senza dedicare il tempo necessario a verificarne i contenuti. È importante quindi acquisire consapevolezza e responsabilità rispetto alle informazioni a cui siamo esposti e che trasmettiamo agli altri.

Come possiamo riconoscere le fake news?

In primis, consideriamo la fonte: guardiamo il sito da cui proviene l’articolo, l’autore, la data di pubblicazione. Non fermiamoci al titolo o alla prima parte della notizia, leggiamolo tutto. Il titolo fake, come detto in precedenza, può essere forte, emotivo e scandaloso per aumentare i click. Controlliamo cercando altre fonti e notizie che confermino quanto letto. Verifichiamo che non si tratti di uno scherzo o di una satira, ricordandoci che non tutti i siti hanno lo scopo di fornire informazioni. Confrontiamoci con chi è più esperto e informato di noi. Infine, analizziamo criticamente la notizia e riflettiamo sul suo contenuto: chiediamoci a che scopo è stata divulgata, se può essere utile e a chi, cosa aggiunge agli aggiornamenti già in circolazione.

 

Irene Artusio

Elisa Bosso









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