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Eventi | 25 maggio 2023, 14:11

A Borgo San Dalmazzo premiati i giornalisti junior in memoria di Gianfranco Bianco [FOTO]

Mercoledì 24 maggio la cerimonia all'Auditorium. I ragazzi hanno intervistato i titolari di storici esercizi commerciali. Nell'articolo gli eleborati dei vincitori

A Borgo San Dalmazzo premiati i giornalisti junior in memoria di Gianfranco Bianco [FOTO]

Grande successo per l'edizione 2023 del Premio Giornalista Junior dedicato a Gianfranco Bianco. La cerimonia di premiazione si è svolta ieri sera, mercoledì 24 maggio all'Auditoriumo di Borgo San Dalmazzo, città che ha dato i natali al volto più popolare del Tg Rai Regionale, scomparso nel 2016 a soli 64 anni.

Un premio nato nel 2018 per onorare la memoria di questo borgarino illustre. Nelle ultime edizioni abbiamo deciso di coinvolgere le scuole. Quest'anno ci siamo rivolti alle medie dell'istituto Sebastiano Grandis”, ha dichiarato la sindaca Roberta Robbione.

In questa edizione 2023 del premio abbiamo pensato di dare lustro alle attività commerciali di Borgo San Dalmazzo attraverso interviste che gli studenti hanno fatto ai titolari di vari esercizi storici. Ma abbiamo anche pensato di premiare Stefano Parola, un borgarino che ha fatto strada, per i brillanti risultati raggiunti nell'ambito della professione giornalistica nella redazione torinese della Repubblica”, ha aggiunto l'assessora Michela Galvagno.

L'evento godeva del patrocinio dell'Ordine dei giornalisti del Piemonte. In video è intervenuto il presidente Stefano Tallia: “Un premio che va alla memoria di un collega a cui mi sento molto legato, per molti anni sono stato suo vicino di scrivania. Ho sempre apprezzato la sua passione per il giornalismo, l'entusiamo per la notizia e le persone. Vi porto un ricordo collettivo. Gianfranco era l'unico giornalista italiano presente a Seul quando vennero assegnati i Giochi a Torino 2006. L'immagine di Gianfranco trionfante è un ricordo da custodire nel cuore”.

Presente nel pubblico anche la nipote Ivana Lovera, molto emozionata: “Grazie per aver aver organizzato questo premio che tiene viva la memoria di mio zio”.

I ragazzi di seconda media dovevano lavorare su questa traccia: “Sulle orme del noto giornalista Gianfranco Bianco, amante dei luoghi storici e culturali della sua città di origine alla scoperta delle attività economiche, commerciali e artigianali di Borgo, raccontandone gli elementi di storicità e le caratteristiche peculiarità”.

In giuria i giornalisti Cristina Mazzariello (Targatocn), Andrea Dalmasso (Cuneodice), Piergiorgio Berrone (La Guida), Teresita Soracco (La Bisalta), Micol Maccario (Master in Giornalismo Giorgio Bocca a Torino) e l'ex docente Renata Bertolotti.

PRIMO POSTO

Giulia Anitoaei, Perla Casella, Anna Giulia Giordana della 2^ E. Intervista a Caffè Viale

Caffè Viale, dolci bontà per tutti
Caffè Viale è un’attività di torrefazione di caffè pregiati e di qualità. Offre anche una vasta scelta di prodotti gastronomici, quali panettoni, colombe, paste di meliga e biscotti del territorio, pasta e farine. L’esercizio tratta anche zucchero, caramelle, cioccolatini e offre la possibilità di scegliere tra numerose tipologie di tè.
Fazio Giacinto, uno dei soci, è la memoria storica di Caffè Viale. Attualmente in pensione, continua ad occuparsi in modo particolare di contabilità, acquisti, vendite, gestione dell’azienda e settore del caffè.
Signor Fazio, Lei è la memoria storica di Caffè Viale. Quando è stata avviata questa attività?
Questa attività è della mia famiglia dal 1948, da ben 65 anni, anche se io ho iniziato nel 1978, per sostenere mia moglie nella conduzione dell’esercizio dopo la morte del padre. Hanno cominciato i miei suoceri, erano contadini, vivevano in una cascina, nella zona dove ora c’è Borgo Mercato. Prima di loro l’attività apparteneva, dal 1928, ai coniugi Fantino, originari di Roaschia, che l’hanno tenuta per 20 anni e, ancor prima, ai coniugi Massa, che l’hanno gestita dal 1908 per 20 anni. Quando, nel 1948, i miei suoceri hanno avuto la possibilità di rilevare questa attività, non hanno avuto dubbi, soprattutto per poter abitare in paese e consentire ai figli di andare a scuola senza dover affrontare a piedi un lungo tragitto.
Perché ha scelto di lavorare in questo settore?
La mia è stata una scelta d’amore, amore e passione per l’arte della "torrefazione", cioè la tostatura del caffè, e amore per mia moglie. Nel 1978, infatti, è mancato mio suocero, mia suocera non riusciva a gestire da sola l’attività, pertanto, mia moglie, che era impiegata come ragioniera in una ditta di Borgo, si è licenziata per affiancare la madre ed io ho deciso di offrire un sostegno alla famiglia e di entrare a far parte dell’azienda. Inizialmente davo una mano e insegnavo Applicazioni Tecniche a scuola, facevo le due cose insieme, poi, quando nel 1989 sono andato in pensione, mi sono dedicato esclusivamente a questa attività, occupandomi di contabilità, acquisti, vendite, gestione dell’azienda e, soprattutto, settore del caffè.
Perché il negozio è chiamato Caffè Viale?
Mio suocero si chiamava Viale e un tempo era consuetudine dare al negozio il nome del proprietario. All’inizio questo esercizio commerciale era una drogheria, si vendevano spezie e detersivi, materiale per l’igiene, caffè e caramelle .
La città ha risposto nel tempo alle vostre aspettative?
Penso proprio di sì. La comunità cittadina ha mostrato di apprezzare le nostre scelte, noi ci teniamo a mantenere Caffè Viale come un negozio storico, abbiamo conservato l’insegna originaria e il carattere di drogheria. Delle drogherie storiche di Borgo, è rimasta soltanto la nostra. Ogni drogheria aveva una stufa che serviva per tostare il caffè, cioè prendere il caffè ancora verde e crudo, lavorarlo e scaldarlo e farlo diventare del colore che conoscete.
All’interno di una sfera si mettevano 6 kg di caffé, poi la sfera veniva ribaltata all’interno della stufa e si ruotava con una maniglia per 40 minuti, affinché il caffé fosse sempre in movimento, controllandolo di tanto in tanto, ma a volte, purtroppo, si bruciava. Da 6 kg di chicchi di caffè si ottengono 4,8 kg di prodotto finito, perché il chicco aumenta di volume, ma perde di peso. Con il nuovo macchinario si ottengono 30 kg per volta in 20 minuti. Dopo la stufa manuale abbiamo comprato la tostatrice da 15 kg, poi da 20 kg ed infine questa da 30 kg. Noi tostiamo tutti i sabati mattina, circa 200/300 kg.

Nel tempo avete dovuto cambiare programmi o prodotti?
Sì. Nel 1961 hanno fatto l’ingresso nel mercato gli alimenti sottovuoto prodotti dalle grosse torrefazioni. Tante drogherie hanno deciso di vendere questo caffè prodotto dalle aziende di torrefazione, lasciando perdere l’usanza della torrefazione in proprio. I miei suoceri hanno sempre continuato, ho imparato con la stufa utilizzata da mia suocera e abbiamo continuato a tostare il caffè. Siamo una torrefazione a livello artigianale, con fuoco a legna, ne siamo fieri!
Considerato che voi trattate diversi prodotti, qual è il prodotto più richiesto dai clienti?
Trattiamo svariati prodotti, dal caffè ai cioccolatini e alle caramelle, alle numerose tipologie di tè, farine, paste di meliga e biscotti del territorio, zucchero, colombe, panettoni, ecc. Il caffè è un prodotto sempre richiesto, ma ci siamo anche specializzati nelle confezioni-regalo e nei dolci. Il prodotto maggiormente richiesto dai clienti sono le Chioccioline di Borgo San Dalmazzo, dei dolcetti realizzati da un artigiano, ma fatti seguendo un preciso protocollo fornito dalla famiglia Viale. Ora l’azienda è di mia figlia, che è bravissima a fare le confezioni regalo, anche solo un fiocco può fare la differenza!

Pensa di potenziare l’attività a Borgo o ha in programma di aprire altri punti vendita in altre
città?

Assolutamente no. Non abbiamo mai pensato di aprire altri punti vendita, abbiamo dato il nostro caffè in vendita ad altri negozi, siamo arrivati ad avere circa 100 negozi di cui eravamo fornitori, poi abbiamo ridimensionato la vendita ad altri esercizi commerciali, perché nel frattempo abbiamo aumentato il lavoro del nostro negozio, questo è stato sufficiente per godere di un reddito discreto.


SECONDO POSTO

Yassine Jaouhar, Yasmin Nouri, Gabriele Stoffa della 2^ C . Intervista alla pizzeria Marechiaro


Siamo andati a visitare la Pizzeria Marechiaro, un ristorante molto noto a Borgo San Dalmazzo, e abbiamo deciso di richiedere un’intervista al Signor Roberto, gestore di questo locale nato nel 1992. Ricette, segreti, retroscena: c’è una storia dietro a tutto questo... Quindi che cosa aspettate? Venite a scoprirla insieme a noi!!
Qual è il suo nome?
Io mi chiamo Roberto.
Quanti anni ha?
Io ho 56 anni.
Da quanti anni lavora in questo locale?
Lavoro da 31 anni, io insieme a mia moglie, la nostra pizzeria è a conduzione familiare.
Cosa fa in giornata di solito?
In mattinata mi occupo di fare la spesa, poi c'è il servizio del pranzo, nel pomeriggio dipende...c'è il commercialista o altre spese e commissioni, poi dalle 18 alle 21 sono impegnato nel servizio serale.
Più o meno, quante persone vengono ad ordinare o a mangiare qui?
Durante la settimana c’è un’affluenza blanda, la maggior parte degli avventori si concentra nei giorni di venerdì, sabato e domenica. Penso che al sabato possiamo arrivare a servire a un centinaio di persone.
Diventare pizzaiolo è stata una scelta, oppure una cosa nata per caso?
Per mia moglie è stata una cosa voluta, perché la sua famiglia aveva già un locale in precedenza; invece io arrivavo dalla scuola alberghiera, ho fatto il cameriere e il barista, e quando abbiamo preso il locale ho dovuto imparare cose nuove, per esempio: cuocere la pizza, preparare e curare il forno...
A che ora inizia a lavorare di solito?
Il nostro servizio inizia alle 12:00 fino alle 15:30 e poi dalle 18:00 a mezzanotte.
Nell'ultima settimana ci sono stati eventi particolari, come compleanni, aperitivi, festeggiamenti?
Abbiamo avuto l'inaugurazione di un locale in un paese vicino a San Rocco, e questi clienti avevano piacere di venire da noi per festeggiare, penso che sia stato un episodio particolare e da ricordare.
Quale consiglio darebbe ad un ragazzo che si vuole avvicinare al mondo della pizzeria?
Il modo della pizza è bellissimo, devi però avere tanta passione ed essere disponibile a molti sacrifici; devi lavorare il sabato e la domenica, la sera quando magari vorresti andare a ballare o uscire con gli amici, però il modo della pizza è fantastico, ti apre un universo di possibilità e di creatività... Bello, molto bello.
Quindi anche molto impegnativo.
Sì, decisamente.
Come si trova qui a Borgo San Dalmazzo?
Benissimo, noi siamo arrivati a Borgo nel 1992 quando abbiamo preso questo locale, siamo stati accolti bene devo dire, e ci siamo sempre trovati bene, molto bene direi.
Come le è sembrato il cambiamento di Borgo in tutti questi anni?
Eh, purtroppo i tempi sono cambiati, perché, da un primo impatto negli anni Novanta e Duemila, durante i quali l’affluenza era proprio tanta e Borgo era molto viva, un po’ la situazione si è trasformata. A Borgo adesso abbiamo moltissimi locali vuoti, ma li vedete anche voi, perché c’è un po’ più di crisi, e invece allora diciamo che i negozi erano tutti pieni, la gente veniva a Borgo da fuori: io mi ricordo moltissimi amici e conoscenti che venivano da Cuneo a Borgo, oppure anche da paesi più lontani, venivano a Borgo perché c’erano dei bellissimi negozi...Venivano per i negozi, per le vallate, e venivano anche per i locali... poi il cambiamento più significativo, mi pare nel 2008, quando è successo il crack della Lehman Brothers, spero di non sbagliare la data, e da lì le cose sono cambiate, ci sono stati degli anni di flessione nel commercio, per quello che riguarda me, posso dire che poi negli anni abbiamo assorbito il colpo e abbiamo ripreso, ecco. Poi bisogna dire che nel 2013 noi abbiamo rifatto il locale, abbiamo dato una bella “lustrata” al nostro locale, l’abbiamo fatto nuovo, e questo ci ha portato a lavorare molto bene: in questo decennio noi abbiamo lavorato bene, l’unica parentesi che possiamo togliere è quella del COVID, ma questo penso lo immaginate anche voi, l’anno 2020 – 2021...
Invece, parlando anche di altre pizzerie, ci sono alcune pizzerie che non utilizzano più le mani per fare le pizze, ma utilizzano macchine, lei cosa ne pensa?
Mah, io penso che sia una cosa da centri commerciali ti dico la verità, io vedo i miei concorrenti, con cui io però sono in buonissimi rapporti, amano ancora sempre l’artigianalità, iniziare al mattino a creare una pasta che parte dall’acqua e dalla farina, preparare la pasta, farla lievitare, e il giorno dopo fare la pizza, mah! Io probabilmente sono conservatore, quindi per me la vera pizza è sempre ancora quella fatta a mano, la vera pizza è quella ecco, ma se vogliamo parlare di numeri, di industria allora sì, ci vogliono dei macchinari che ti aiutino per fare dei grossi numeri, però diversamente anche a Napoli la pizza si fa con le mani, si fa artigianale!
Siamo quasi arrivati alla fine, un accenno al futuro?
Ah, eh il futuro non saprei, adesso il locale sta andando molto bene, io ahimè ho due figli che penso non continueranno quest’attività, io e mia moglie siamo quasi alla pensione, io vado per i 57, lei va per i 59, e non so dirti, probabilmente l’attività verrà ceduta, non saprei ecco, perché ripeto i miei figli fanno un’altra cosa, mio figlio più grande si è laureato, lavora in banca e non fa questa cosa. Mio figlio minore invece studia, ma studia più da sommelier, sta facendo un corso giù a Parma per cui sta prendendo un’altra strada, per cui penso che ahimè non continueremo più di tanto ecco, nel giro di pochi anni o l’attività verrà ceduta, oppure chiusa.
Qual è stata la pizza più strana che avete mai fatto in questi anni?
Ma, per me non ci sono pizze strane, a dirti la verità, però ho sempre visto la faccia stupita della gente quando c’è stato un periodo in cui facevamo la pizza con l’ananas, che noi avevamo battezzato “esotica”: la gente quando sente pizza con l’ananas strabuzza proprio gli occhi, forse questa è la pizza più strana, perché diversamente, la pizza è fantasia, tu sulla pizza puoi inventarti duemila condimenti e duemila forme, puoi ideare un mucchio di cose, secondo me non esistono pizze strane, ci sono pizze particolari e, ti ripeto, una curiosità è la pizza con l’ananas, non so se l’avete mai sentita...
Ultima domanda.
Dimmi.
Vorrebbe lasciare un messaggio ai futuri pizzaioli?
No, io non penso di essere in grado di lasciare un messaggio, perché non mi sento all’altezza, cioè io dovrei dire che la pizzeria mi ha dato molto, nel 1992 ho preso la pizzeria e non sapevo fare niente, la pizzeria mi ha dato molto perché comunque mi ha permesso di crescere una famiglia, di comprare una casa, ho vissuto bene, io potrei dire che è una bellissima attività, che si può fare ancora, ma come ti dicevo prima, questo mestiere richiede anche tanta umiltà, sacrificio e voglia di lavorare, per il resto la pizza è ancora un buon affare, la pizza è ancora sempre un “business” come si dice!

TERZO POSTO

Amadeo Ndershtiqaj, Massimo Nerozzi, Jacopo Mondino, Lorenzo Tangorra della 2^B. Intervista al Negozietto – Poetto Alimentari

Intervista a Poetto Renata: alla scoperta di un bellissimo negozietto!
Eccellenza borgarina: qualità nella scelta degli alimenti e passione per il proprio lavoro

Siamo un gruppo di studenti e frequentiamo la classe seconda della Scuola Secondaria dell’I.C. “Sebastiano Grandis”. Vi presentiamo l’intervista alla Sig.ra Poetto Maria Renata, titolare della ditta “Poetto Alimentari”, con sede in Via Marconi n. 124, a Borgo San Dalmazzo (numero di telefono: 0171269324). Il nostro metodo di intervista si è basato su ascolto, registrazione e appunti, ma il nostro vero punto di forza è sicuramente stato la grande curiosità che ci ha spinti a porre tante domande, che hanno ricevuto risposte davvero interessanti.

A chi è intestato il negozio?
Il negozio è intestato a me, Poetto Maria Renata.
Quanti siete a lavorare qui?
A lavorare qui siamo in tre, io in quanto proprietaria, mia figlia Lorena che è coadiuvante e una dipendente.
In che anno è nata l’attività?
L’attività è nata 54 anni fa, esattamente nel 1969.
Da cosa è nata l’idea di intraprendere un’attività commerciale di genere alimentari?
E’ nata da mio marito. Era un periodo in cui non si trovava molto lavoro.
Quando ha iniziato l’attività, a Borgo erano tanti i negozi di genere alimentari?
Si, a Borgo i negozi di generi alimentari erano veramente tanti.
Lei è stata sicuramente una delle prime imprenditrici nel suo settore. Ha trovato supporto nella sua famiglia?
Ho avuto molto coraggio, ma purtroppo poco supporto dalla famiglia.
Lei ha una figlia, Lorena che oggi porta avanti l’attività, è cresciuta in negozio? È stato difficile per lei conciliare l’attività con la gestione della famiglia?
È stato abbastanza difficile. Ma sono stata coraggiosa.
Tanti anni di attività hanno portato sicuramente a dei riconoscimenti, vediamo che ha un quadro appeso, qual è il significato?
E’ stato un onore per me ricevere questo riconoscimento da parte della “Confcommercio”, la targa mi è stata consegnata dal Sig. Ferruccio Dardanello. Eravamo in tanti, per me è stata una bella soddisfazione.
Vedendo il suo negozio, di pochi mq, ci pare quasi impossibile far stare tanti prodotti, dal pane, al latte alla pasta al detersivo, disposti tutti in ordine. Quale strategia attua?
E’ una capacità di Lorena, mia figlia, la quale sa mettere tutto in ordine ed incastrare tutti i prodotti negli scaffali.
Curate ogni dettaglio: chi si occupa di arredare il negozio?
Sempre Lorena.
Cosa volete trasmettere ai vostri clienti?
Vogliamo trasmettere fiducia, professionalità e farli sentire a casa, in famiglia.
Ora parliamo dei vostri prodotti: quali sono i prodotti che vi differenziano dalla concorrenza?
Sicuramente la gastronomia. Abbiamo una cucina e cuciniamo noi i nostri piatti.
Chi decide cosa preparare?
Al mattino decidiamo noi, io e mia figlia Lorena. Di solito abbiamo sempre i nostri piatti. Se vediamo che abbiamo più tempo prepariamo qualche piatto particolare, qualche insalatina, dipende sempre dal tempo che abbiamo. Cuciniamo quotidianamente, tutte le mattina perché il prodotto deve essere sempre fresco del giorno per dare al cliente la massima qualità e freschezza.
Notiamo che lei ha molta cura anche nel preparare la confezione per il cliente, come mai?
Sono contenta di fare bene le confezioni per far sì che il prodotto si conservi bene, mantiene la freschezza e la sua genuinità. Curo molto il modo con cui confezione perché voglio che il cliente quando arriva a casa sia contento della qualità di ciò che ha acquistato e questo mi fa sentire soddisfatta del mio lavoro.
In occasione di festività natalizie o altre festività i suoi clienti possono prenotare un menù personalizzato?
Noi, sotto le feste, abbiamo sempre un menù pronto, poi se il cliente ci richiede altri piatti, noi li prepariamo.
Lei ha sempre preparato anche i pasti per il Baby Parking, che si trovava nella piazza adiacente a questa via. Lei ha avuto anche la disponibilità di preparami il pasto personalizzato, in quanto io sono allergico a molti alimenti. Tredici anni fa, l’argomento era ancora poco conosciuto, ma Lei non si è tirata indietro: si ricorda come ha affrontato la richiesta e come si sentiva?
Mi sentivo, a volte un po' impacciata perché avevo paura di sbagliare qualcosa, ma non ho mai sbagliato niente, non mi sono mai tirata indietro, prendevo coraggio e ti preparavo i pasti con tanto amore.
Questo suo impegno e responsabilità sicuramente l’ha distinta, e ancora oggi rimane un esempio, nonostante ormai tutti siano pronti a questa esigenza, ma tredici anni fa nessuno lo era, e pochi si volevano assumere la responsabilità di preparare un pasto senza contaminazione di allergeni. Oggi, ha clienti che sono allergici ad alimenti e le chiedono di preparare dei piatti personalizzati?
Si, ho dei clienti che a volte mi chiedono di preparare i piatti personalizzati per loro senza contaminazione di allergeni.

Come vedete il futuro? Avete dei progetti per la vostra attività? Avete pensato ad una vendita on-line / E-commerce per andare incontro alle nuove esigenze del mercato?
No, non abbiamo pensato ad una vendita on line. Vogliamo rimanere ancorati alla tradizione della vendita dei prodotti tipici locali all’interno del classico “negozietto” di paese. Vogliamo rimanere ancorati alle tradizioni.
Ho pensato di aprire una piccola esposizione, adiacente al negozio di vendita; un’esposizione di prodotti tipici locali per valorizzare le eccellenze del territorio, i nostri prodotti locali, vini, biscotti, prodotti di nicchia per aiutare il commercio, l’economia locale; distinguerci dalla grande distribuzione.
Ho pensato a questa vetrina anche in virtù del turismo. È giusto che anche noi commercianti ci mettiamo in gioco, con le nostre vetrine, per aiutare il turismo. Il turista si ferma a Borgo se vede, oltre ai musei, anche negozi che permetta loro di portarsi a casa un ricordo, un prodotto tipico locale. L’occhio vuole la sua parte anche nel modo di vendere, nel modo di presentare i prodotti e nella capacità di valorizzare le nostre eccellenze, i nostri prodotti locali.
Borgo è un bel paese, se tutti i cittadini si impegnassero nell’attuare azioni quotidiane, commerciali, riusciremo a contribuire al benessere del paese. Se nessuno fa nulla non possiamo lamentarci che non ci sono turisti.

Menzione d'onore

Alice Kally, Giada Icardi, Anna Dainese della 2^ A. Intervista a Monica Sepe

Negozio di Monica Sepe.
Il negozio si trova a Borgo San Dalmazzo, in via Guglielmo Marconi. La fondatrice del negozio è Monica Sepe, all’interno si dipingono e si vendono quadri fatti a mano, dipinti a olio e acrilico, serti su seta e disegni a mano libera. Inoltre, Monica offre corsi di pittura ai ragazzi. Ogni anno organizza una mostra dove vengono esposti i dipinti di giovani artisti.
Qual è la storia della sua famiglia e della sua attività?
Ho iniziato la mia attività 27 anni fa continuando sempre ad aggiornarmi e cercando di creare cose nuove. Ho partecipato a tanti concorsi e mostre, sia nel nostro territorio, ma anche a livello nazionale e internazionale, impegnandomi sempre ad essere più professionale possibile e a migliorare le mie capacità in questo settore.
Si impara fino alla fine, sarebbe un errore pensare di essere già bravi perché non si cresce più, soprattutto quando si sceglie di vivere di sola arte, come ho fatto io.
Riguardo alla famiglia, invece, posso dirvi che la mia famiglia, prima i miei genitori, poi mio marito e i miei figli, mi hanno sempre aiutata in questo percorso. Ora soprattutto lavoro con mia figlia Francesca, anche lei, come me, sta facendo un percorso artistico. Lei attualmente frequenta il secondo anno dell'Accademia di Belle Arti. Condividere lo stesso amore per l'arte è bellissimo ed io le auguro di arrivare in alto sia da mamma che da artista. Mio figlio non è un artista, ma apprezza molto questo mondo e l'arte in generale.
Che rapporto ha con la città?
Con la città ho un bel rapporto, le persone ormai mi conoscono e mi dimostrano affetto e stima ,poi certamente, ci sono anche persone a cui non sono simpatica o sono un po’ false, esistono stupide gelosie, ma questo succede a tutti. Quello che mi gratifica molto è vedere bambini o ragazzi che venivano da me che, ormai grandi, ogni tanto mi vengono a trovare. Mi hanno resa partecipe delle loro lauree artistiche e in qualche caso anche dei loro matrimoni e questo è bello perché significa che ho lasciato qualcosa anche come persona. Anche se Borgo non è la mia città natale, poiché sono nata a Roma, amo questa cittadina. Mi piacerebbe vedere Borgo crescere, rinnovarsi un po’ ed essere più curata, ma questo dipende da ogni singolo cittadino. Mancano spazi per fare più cose tutto l'anno, le location sono sempre le stesse e a volte inadeguate per fare un evento più importante, mancano strutture ricettive, se ci pensate, non c'è nemmeno un albergo in città. Quindi amo Borgo, ho un bel rapporto, ma deve fare un salto verso il futuro, altrimenti rischia di trasformarsi in un sobborgo di Cuneo...
E sarebbe davvero un peccato.
Come ha visto cambiare la città in questi anni?
La città in questi anni è cambiata molto, purtroppo da un punto di vista economico in peggio.
Molte attività hanno chiuso e non sono state sostituite, c'è stato un decadimento del centro storico, che rispecchia il decadimento culturale, e l'arte ne ha risentito; il buon gusto si e un po’ perso e proprio per questo tengo duro, perché l’arte deve combattere questa società molto superficiale.
Quali sono le sue prospettive future?
Sicuramente mi auguro che pian piano ci sia un ritorno alla giusta valorizzazione di tutte le forme d'arte, come anche la musica, la danza e il teatro; sono percorsi lunghi che richiedono studio, dedizione e sacrificio, quindi mi piacerebbe che ne fosse riconosciuto il giusto valore artistico e culturale. Per quanto riguarda la mia attività, spero di emergere ancora di più, di proporre nuove idee, opere ed eventi e di poter contribuire ad abbellire la nostra città anche attraverso i ragazzi e di poter avere la possibilità di lavorare ancora con le nuove generazioni per trasmettere passione, emozioni e amore per la bellezza.


Menzione d'onore

Melisa Canameti, Alessia Casu, Anna Ravina della 2^ D.Intervista ai titolari della Panetteria Armando

L'IMPORTANZA DELLA TRADIZIONE

La panetteria Armando è stata fondata dal signor Armando Giovanni Battista, nel 1860. La sua sede si trova a Borgo San Dalmazzo in Via Roma 22. È una panetteria a gestione familiare, che Armando Giovanni Battista lasciò a Giuseppe II nel 1890, che poi lasciò a suo figlio Giuseppe III nel 1920, per poi passare a un altro Giuseppe (suocero) nel 1976. Nel 1994 la panetteria passò a Massimo Armando e a sua moglie Elsa Rosso, che alla fine trasmisero nel 2018 al loro figlio Diego, attuale conduttore.
COM'È INIZIATA QUESTA ATTIVITÀ?
L'attività è stata iniziata dal signor Armando Giovanni Battista nel 1860, fortunatamente ha avuto tutti figli maschi perché a quell'epoca le donne non potevano essere proprietarie di un' attività. Nell'anno 1890 è stata lasciata in mano al figlio Giuseppe II, dopo di lui nel 1920 passò a suo figlio GIUSEPPE III, per poi essere trasmessa ad un altro Giuseppe suo suocero. Dopo di lui è passata ad Armando Massimo e moglie Elsa Rosso nel 1994 . Nel 2018 la panetteria passa al loro figlio Diego: è la sua la sesta generazione della famiglia Armando.
CI SONO STATI MOLTI CAMBIAMENTI A BORGO. QUALI RITIENE SIANO STATI I PIU' SIGNIFICATIVI?
Un cambiamento non solo di Borgo, ma anche di tutto il settore della panificazione è costeituito dal fatto che è molto diminuito il consumo di pane: le persone preferiscono comprare prodotti già pronti. E' invece molto aumentato il consumo di pizza, focaccia e del cibo fatto in casa. Altro cambiamento è rappresentato dalla chiusura di diversi panifici. Ad oggi è difficile gestire una panetteria.
DATO CHE ABBIAMO NOTATO CHE LA PANETTERIA È STATA TRAMANDATA DA PERSONA A PERSONA, IMMAGINA COME POTREBBE CAMBIARE IN FUTURO L'ATTIVITÀ?
Potrebbe cambiare con il figlio di Diego, che ha 11 anni. Se vorrà svolgere quesa attività sarà la settima generazione degli Armando che continua questa tradizione di panettieri e di panetteria.
QUESTO MESTIERE È MOLTO IMPEGNATIVO: COSA LO RENDE INTERESSANTE?
Il fatto che chi viene in panetteria lo fa non solo per comperare il pane, ma per recarsi in un posto dove poter dialogare, parlare di un giorno un po' brutto o di eventi felici. Ogni persona ha la sua storia, in un supermercato devi fare di fretta perchè c'è altra gente che deve passare invece dal panettiere ti puoi comunque fermare a parlare.
QUA VICINO C'ERA UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO, COME AVETE VISSUTO QUESTO PERIODO DI STORIA?
il nonno di Diego Armando, nonno Beppe, quando era un ragazzino portava il carretto con il pane al campo di concentramento e vedeva sempre cose bruttissime che succedevano in quel posto (gente che veniva picchiata e peggio). Quando ne parlava era triste anche perchè l'aveva vissuto in prima persona. Durante la Resistenza i partigiani andavano in panetteria, prendevano il pane e poi lo portavano su per la collina di Monserrato.
IL VOSTRO ABBIGLIAMENTO PROFESSIONALE E' SEMPRE RIMASTO UGUALE OPPURE NEL CORSO DEGLI ANNI HA SUBITO DELLE MODIFICHE?
L'abbigliamento nel corso degli anni non è cambiato, è rimasto uguale. Le donne hanno la cuffia per impedire che un capello cada sul cibo; invece i maschi indossano una maglietta bianca oppure una camicia bianca con maniche corte, pantaloni a quadretti neri e bianchi e un berretto (che non sempre viene usato).

redazione

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