Erano circa le cinque di un pomeriggio del maggio 2021 quando un uomo, dopo essere entrato nel suo negozio di alimentari a Garessio, “I biscotti della nonna” e averla spintonata, le rubò l’incasso della giornata e fuggì.
Il gesto costò a C.D. il rinvio a giudizio di fronte al tribunale di Cuneo e, accusato dalla Procura di essere il rapinatore, con lui vennero imputate anche le tre persone che quel giorno lo aspettarono fuori dal negozio a bordo di una Toyota Yaris grigia. I complici, un uomo (S.R.) e due donne (G.B. e G.D.L.) , hanno infatti definito la loro posizione processuale venendo condannati in abbreviato per rapina in concorso. La Corte d'Appello ha poi confermato la condanna solo nei confronti di S.R., il conducente.
C.D., nel corso dell'ultima udienza, come richiesto dalla Procura, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere. Ad incastrarlo, le intercettazioni telefoniche. In una delle telefonate acquisite dalla polizia giudiziaria, due mesi dopo il fatto C.D., in chiamata con un conoscente, ammise di "aver rapinato una vecchia".
La proprietaria dell’attività commerciale, costituitasi parte civile nel procedimento con l'avvocato Stefano Barzelloni e, a cui spetteranno 5 mila euro di risarcimento, aveva spiegato che quel pomeriggio l’uomo entrò nel suo negozio e, dopo aver pagato un pacchetto di sigarette e una bottiglietta d’acqua, passò dietro al bancone allontanandola dal registratore di cassa con uno spintone: “Io stavo contando le monete – aveva detto la donna -. Quando mi ha spinta sono barcollata e lui ha messo le mani nella cassa prendendo le banconote. Saranno stati, forse, 350/400 euro”.
Rubato l’incasso, l’uomo si guadagnò l’uscita salendo a bordo dell’auto che lo aspettava fuori: “Io gli sono corsa dietro – aveva proseguito lei – e ho notato che la macchina aveva la portiera aperta. Lui si precipitò dentro e partirono. Sono riuscita a prendere le prime lettere della targa: FE... Ho visto che c’erano anche altre persone in auto: due donne, una bionda e una mora e un uomo alla guida”.
La Toyota, partita velocemente in direzione Ormea, venne poi bloccata dai Carabinieri a Nava, al confine con la Liguria. La signora, chiamata in caserma per effettuare il riconoscimento, non riconobbe né C.D. né l’auto: “Ero così spaventata – aveva ricordato in aula – che in quel momento non sarei stata capace nemmeno di riconoscere mia mamma”.
L’imputato, come descritto da un appuntato dei carabinieri che effettuò la perquisizione dell’abitacolo, spiegò che durante la perquisizione personale sui quattro, nella borsetta di una delle due passeggere vennero ritrovati 750euro e che la donna ne giustificò il possesso mostrando due ricevute di prelievo al bancomat.