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Curiosità | 23 maggio 2025, 11:40

Il volo di Fierobecco: dalla tempesta di Busca al ritorno sulle Alpi dopo 15.700 km

Giovane esemplare di biancone, è tornato a volare nei cieli cuneesi, dove meno di un anno fa era stato soccorso in fin di vita dagli operatori del CRAS di Bernezzo

Ph. Lorenzo Stroppolo

Ph. Lorenzo Stroppolo

Ha sorvolato deserti africani, coste atlantiche e montagne innevate. Ha sfidato il clima, la fatica e la solitudine. Ora Fierobecco, giovane esemplare di biancone, è tornato a volare nei cieli cuneesi, dove meno di un anno fa era stato soccorso in fin di vita.

Torniamo indietro di un anno a maggio 2024: una violenta grandinata colpisce Busca. Sotto un camion, infreddolito e stremato, viene ritrovato questo bellissimo esemplare di rapace. Portato al CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Bernezzo, viene curato con dedizione dallo staff del centro. "Era provato dalla migrazione e si è trovato in mezzo a un evento atmosferico estremo", racconta Matteo Attolico, responsabile del CRAS.

Da quel momento è iniziato un percorso di recupero reso possibile grazie a un progetto di conservazione ambientale promosso dall’associazione Sideralis e dal CRAS stesso, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRC. A settembre, Fierobecco è stato liberato, dotato di un trasmettitore GPS per monitorarne i movimenti.

Quel piccolo dispositivo ha raccontato una storia straordinaria: oltre 15.700 chilometri percorsi, dall’Italia alla Francia, alla Spagna, poi il volo sullo Stretto di Gibilterra e l’arrivo in Marocco. L’inverno lo ha passato tra Mauritania e Senegal. A marzo il segnale GPS ha annunciato il ritorno, ma poi il silenzio: il trasmettitore ha smesso di inviare dati. 

"Abbiamo temuto il peggio", confidano Attolico e Federico Pellegrino, fondatore di Sideralis. Fortunatamente, pochi giorni dopo, il segnale è tornato. Fierobecco era vivo e in volo, ancora una volta diretto verso nord.

Oggi il giovane biancone sorvola nuovamente le Alpi cuneesi. La sua posizione esatta non viene resa pubblica per motivi di sicurezza: il bracconaggio è ancora una minaccia concreta per specie protette come il biancone, noto per la sua dieta a base di rettili e per il suo ruolo fondamentale negli ecosistemi.

"Monitorare questi rapaci significa raccogliere informazioni preziose sulle rotte migratorie e sulle difficoltà che affrontano, specialmente in un’epoca segnata dal cambiamento climatico", sottolinea Pellegrino. I dati raccolti saranno fondamentali per migliorare le strategie di conservazione di questa specie e di molte altre.

La vicenda di Fierobecco è un esempio concreto di resilienza e di quanto possano fare la scienza, l’impegno e la collaborazione tra enti pubblici e privati per proteggere la biodiversità. Ma è anche un messaggio rivolto a tutti noi: ogni migrazione racconta una storia. E ogni storia ha bisogno di ascolto, rispetto e tutela.

Lo scatto rubato di Fierobecco (Ph. Lorenzo Stroppolo) in volo, solitario e maestoso, al cospetto del Re di Pietra – il Monviso – è più che un’immagine: è un simbolo. Di libertà, di speranza e di un legame profondo tra uomo e natura che va preservato.

Barbara Simonelli

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