Ha sorvolato deserti africani, coste atlantiche e montagne innevate. Ha sfidato il clima, la fatica e la solitudine. Ora Fierobecco, giovane esemplare di biancone, è tornato a volare nei cieli cuneesi, dove meno di un anno fa era stato soccorso in fin di vita.
Torniamo indietro di un anno a maggio 2024: una violenta grandinata colpisce Busca. Sotto un camion, infreddolito e stremato, viene ritrovato questo bellissimo esemplare di rapace. Portato al CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Bernezzo, viene curato con dedizione dallo staff del centro. "Era provato dalla migrazione e si è trovato in mezzo a un evento atmosferico estremo", racconta Matteo Attolico, responsabile del CRAS.
Da quel momento è iniziato un percorso di recupero reso possibile grazie a un progetto di conservazione ambientale promosso dall’associazione Sideralis e dal CRAS stesso, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRC. A settembre, Fierobecco è stato liberato, dotato di un trasmettitore GPS per monitorarne i movimenti.
Quel piccolo dispositivo ha raccontato una storia straordinaria: oltre 15.700 chilometri percorsi, dall’Italia alla Francia, alla Spagna, poi il volo sullo Stretto di Gibilterra e l’arrivo in Marocco. L’inverno lo ha passato tra Mauritania e Senegal. A marzo il segnale GPS ha annunciato il ritorno, ma poi il silenzio: il trasmettitore ha smesso di inviare dati.
"Abbiamo temuto il peggio", confidano Attolico e Federico Pellegrino, fondatore di Sideralis. Fortunatamente, pochi giorni dopo, il segnale è tornato. Fierobecco era vivo e in volo, ancora una volta diretto verso nord.
Oggi il giovane biancone sorvola nuovamente le Alpi cuneesi. La sua posizione esatta non viene resa pubblica per motivi di sicurezza: il bracconaggio è ancora una minaccia concreta per specie protette come il biancone, noto per la sua dieta a base di rettili e per il suo ruolo fondamentale negli ecosistemi.
"Monitorare questi rapaci significa raccogliere informazioni preziose sulle rotte migratorie e sulle difficoltà che affrontano, specialmente in un’epoca segnata dal cambiamento climatico", sottolinea Pellegrino. I dati raccolti saranno fondamentali per migliorare le strategie di conservazione di questa specie e di molte altre.
La vicenda di Fierobecco è un esempio concreto di resilienza e di quanto possano fare la scienza, l’impegno e la collaborazione tra enti pubblici e privati per proteggere la biodiversità. Ma è anche un messaggio rivolto a tutti noi: ogni migrazione racconta una storia. E ogni storia ha bisogno di ascolto, rispetto e tutela.
Lo scatto rubato di Fierobecco (Ph. Lorenzo Stroppolo) in volo, solitario e maestoso, al cospetto del Re di Pietra – il Monviso – è più che un’immagine: è un simbolo. Di libertà, di speranza e di un legame profondo tra uomo e natura che va preservato.