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Attualità | 11 ottobre 2025, 17:00

Sanità, l’allarme del rapporto Gimbe: “Numeri gonfiati”. L'assessore regionale Riboldi difende il Piemonte

Il Ministero rivendica fondi in crescita, ma la Fondazione parla di tagli mascherati. La Regione precisa: "Noi tra i più virtuosi d’Italia”

Sanità, l’allarme del rapporto Gimbe: “Numeri gonfiati”.  L'assessore regionale Riboldi difende il Piemonte

Il ministro Orazio Schillaci, in quota FdI, ha spiegato che il Fondo sanitario nazionale (Fsn) nel triennio 2023-2025 è cresciuto di 11,1 miliardi di euro: dai 125,4 miliardi del 2022 ai 136,5 miliardi del 2025. Nell’analisi di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, viene però evidenziato come “cambiando le unità di misura, le cifre assolute diventano solo illusioni contabili”.

La percentuale del Fsn sul Pil è infatti passata dal 6,3% del 2022 al 6% del 2023, per attestarsi al 6,1% nel biennio 2024-2025. Ciò ha comportato una riduzione stimata di 4,7 miliardi nel 2023, 3,4 nel 2024 e 5 nel 2025. Dunque, se da una parte nel triennio il Fsn è aumentato di 11,1 miliardi, dall’altra – in rapporto al Pil – la sanità avrebbe perso complessivamente 13,1 miliardi di euro.

Preoccupazioni sui tagli alla sanità

Il presidente di Gimbe teme che si possa andare verso uno smantellamento del sistema sanitario pubblico, con un progressivo ampliamento del privato. “Da anni i governi, di ogni colore politico, promettono di difendere il Servizio sanitario nazionale, ma nessuno ha mai avuto la visione e la determinazione necessarie per rilanciarlo con adeguate risorse e riforme strutturali. Le drammatiche conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: aumento delle disuguaglianze, famiglie schiacciate da spese insostenibili, cittadini costretti a rinunciare a prestazioni sanitarie, personale sempre più demotivato che abbandona la sanità pubblica. È la lenta agonia di un bene comune che rischia di trasformarsi in un privilegio per pochi”, afferma Cartabellotta.

Gimbe guarda intanto alla prossima Manovra. “Dal punto di vista previsionale – osserva la Fondazione – il Documento programmatico di finanza pubblica del 2 ottobre 2025 stima un rapporto spesa sanitaria/Pil stabile al 6,4% per gli anni 2025, 2027 e 2028, con un leggero aumento al 6,5% nel 2026, legato alla revisione al ribasso delle stime di crescita economica”.

Fondi, Pil e riparto pro capite regionale

Secondo Cartabellotta, “la quota di Pil destinata al Fsn scenderà dal 6,1% del 2025-2026 al 5,9% nel 2027 e al 5,8% nel 2028. Questo divario tra spesa e finanziamento pubblico rischia di scaricarsi sui bilanci delle Regioni: 7,5 miliardi nel 2025, 9,2 nel 2026, 10,3 nel 2027 e 13,4 nel 2028”.

Senza un rifinanziamento a partire dalla Legge di Bilancio 2026, le Regioni potrebbero trovarsi costrette a scegliere tra riduzione dei servizi o aumento della pressione fiscale.

La Corte costituzionale ribadisce che la sanità non è una variabile negoziabile: essendo un diritto che lo Stato deve garantire, le risorse necessarie andranno recuperate da altri capitoli di spesa pubblica.

Nel 2024 la Liguria guida la classifica del riparto pro capite, con 2.261 euro per abitante, seguita da Molise, Sardegna e Umbria. Rispetto alla media nazionale di 2.181 euro, il gap va dai +79,84 euro della Liguria ai -80,18 di Bolzano. In valori assoluti, le differenze vanno dai +159,5 milioni del Piemonte ai -256,5 milioni della Campania e ai -268,5 milioni della Lombardia.

Sistema privato e strutture sanitarie

“I meccanismi di riparto restano profondamente iniqui. La quota non pesata del 60% limita la capacità di rispondere ai nuovi bisogni di salute, soprattutto tra giovani e fasce socialmente svantaggiate”, ammonisce Cartabellotta.

Nessun governo ha mai dichiarato di voler privatizzare il Servizio sanitario nazionale, ma il progressivo indebolimento del pubblico rischia di favorire la crescita del privato.

Oggi i soggetti privati operano su quattro fronti: erogatori (convenzionati o privato puro), investitori (fondi, banche, gruppi industriali), terzi paganti (assicurazioni e fondi sanitari), oltre ai partenariati pubblico-privato.

Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2023 su 29.386 strutture sanitarie, 17.042 (58%) sono private accreditate e prevalgono sul pubblico in vari settori: assistenza residenziale (85,1%), riabilitativa (78,4%), semiresidenziale (72,8%) e specialistica ambulatoriale (59,7%). Nel 2024 la spesa pubblica destinata al privato convenzionato ha raggiunto 28,7 miliardi di euro, pur scendendo in termini percentuali al minimo storico del 20,8%.

Dati Istat sulla spesa sanitaria

Secondo l’Istat, la spesa sanitaria del 2024 ammonta a 185,12 miliardi di euro: 137,46 miliardi di spesa pubblica (74,3%) e 47,66 miliardi di spesa privata, di cui 41,3 miliardi (22,3%) pagati direttamente dalle famiglie e 6,36 miliardi (3,4%) da fondi e assicurazioni.

Complessivamente, l’86,7% della spesa privata grava sui cittadini, mentre solo il 13,3% è intermediato. “La spesa delle famiglie viene inoltre arginata da fenomeni che riducono l’equità dell’accesso e peggiorano le condizioni di salute: limitazione delle spese per la salute, indisponibilità economica temporanea e, soprattutto, rinuncia alle prestazioni sanitarie”, afferma Cartabellotta.

Il commento di Federico Riboldi

Riguardo ai dati dell’8° Rapporto Gimbe sullo stato del Servizio sanitario nazionale, presentato a Roma, l’assessore alla Sanità del Piemonte Federico Riboldi ha commentato: “Anche nel 2025 il Piemonte si conferma tra le regioni italiane con le migliori performance sanitarie”.

Il Piemonte mantiene l’adempienza ai LEA, confermandosi tra le prime regioni italiane per prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera. Il rapporto evidenzia inoltre che la spesa sanitaria privata resta sotto controllo, con il saldo netto della mobilità passato da un negativo di 19 milioni di euro a -5 milioni, per un miglioramento di oltre 14 milioni.

L’assessore, tuttavia, non ignora le sfide: “Le liste d’attesa restano la prima causa di rinuncia alle cure e la carenza di nuovi laureati in medicina e infermieristica rischia di compromettere la tenuta dei servizi, soprattutto nelle aree interne. Su questo puntiamo con decisione per migliorare la sanità pubblica piemontese”.

Il tema dell’ospedalizzazione evitabile e delle disuguaglianze territoriali sarà centrale nella stesura finale del Piano Socio Sanitario Regionale 2025-2030.

Tommaso Puggioni

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