Anche dalla missione in Kenya ho salutato con grande piacere la riapertura del museo Renato Ratti di La Morra. Il primo museo dedicato alla storia dei vini di Langa che non poteva che essere dedicato al grande patriarca del Barolo.
Renato Ratti era stato l’uomo dei due mondi, non solo perché era stato a lungo in Brasile, per la Cinzano, ma perché era riuscito a imporsi, caso più unico che raro per un albese d’adozione, alla guida del Consorzio dell’Asti Docg.

Ratti era nato lontano dalle colline di Langa, a Villafalletto, nel 1934 e si era trasferito in collina, precisamente a Mango (dove vivevano i nonni), solamente nel 1948, a causa della morte del padre.
Sono gli anni d’oro della Scuola Enologica che diploma gli enotecnici che rivoluzioneranno il mondo del vino nostrano e non solo. Beppe Colla, Maurizio Gozzellino, l’inventore del Crodino Ezio Rivella e l’amico di una vita Gigi Rosso.
Rosso e Ratti sono accomunati dal fatto di non aver ereditato vigneti, partono da zero, forti però di un’amicizia che li legherà sempre.

Quella di Ratti è una ascesa costante dovuta alla grande determinazione, nel 1953 ottiene il diploma di Enotecnico alla scuola Enologica di Alba ed entra nel mondo del lavoro prima alla Contratto di Canelli e poi alla Cinzano di Santa Vittoria d'Alba. Nel luglio del 1955 parte per il Brasile inviato dalla Cinzano, investendo i suoi guadagni in vigne di Langa per produrre vini.
Ratti, capendo il futuro del Barolo, invia regolarmente denaro a Gigi Rosso chiedendogli di acquistare vigneti nei luoghi più adatti. Gigi Rosso individua l’area dell’Abbazia dell’Annunziata di La Morra dove Ratti torna nel 1965 licenziandosi dalla Cinzano e iniziando la sua attività di produttore vinicolo nella zona di Mercenasco, nell’area della meravigliosa abbazia.

Nel 1971 l’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba, che lo aveva avuto tra i fondatori, pubblica il suo primo libro “Della vigna e del vino dell’Albese”, che rimane ancora oggi la più interessante, completa e documentata ricerca vinicola della zona, dalla quale non si può prescindere se si vuole conoscere la storia della nostra enologia.
Seguono poi, nel 1973, “Civiltà sul vino”, nel 1974 “Il manuale del saggio bevitore”, nel 1977 “Guida dei vini del Piemonte”, nel 1981 “Come degustare i vini”, nel 1985 “Conoscere i vini d’Italia”. A Ratti si deve anche la prima mappa dei grandi cru di Langa.

Il produttore arrivato da Villafalletto è stato uno dei primi a concepire il vino in termini moderni e su misura di un consumatore nuovo, a puntare sulla qualità, la delicatezza e l’equilibrio del prodotto ed è stato tra i promotori, con lo stesso Gigi Rosso, de “La Fiera del Vino di Pasqua”, ora Vinum.
Schietto e libero, era conosciuto anche per le vignette satiriche che realizzava durante le interminabili riunioni con politici e colleghi produttori.

Negli anni Ottanta fu spinto a lasciare la zona del Barolo sotto la spinta di molti detrattori e a diventare direttore del Consorzio dell’Asti Docg. Anche nella città dell’Alfieri Ratti seppe distinguersi promuovendo grandi innovazioni che hanno proiettato il consorzio astigiano tra i consorzi più coesi e ricchi d’Italia.
Morì prematuramente a La Morra nel 1988, lasciando un’impronta indelebile nell’enologia piemontese e non solo.
La sua eredità meritava un museo all’altezza, che ora sarà visitabile gratuitamente nei weekend e che non vedo l’ora di visitare. Sarà una delle mie prime tappe al ritorno dal Kenya.


















