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Attualità | 17 dicembre 2025, 06:11

Una città vista dai bambini: ad Alba il percorso pedagogico di CREPA tra piazze, gioco e diritti

Dal lavoro educativo sul territorio alla costruzione di un metodo condiviso, il collettivo nato nel 2023 intreccia pratiche locali, partecipazione e relazioni con altre città italiane

Nel marzo 2025,  la figura di Supergiù è stata protagonista della "piazzata" pubblica ad Alba

Nel marzo 2025, la figura di Supergiù è stata protagonista della "piazzata" pubblica ad Alba

Non nasce da un manifesto astratto né da una sigla calata dall’alto, ma da una inquietudine concreta, maturata nel lavoro quotidiano con bambini, adolescenti e giovani. È da questo potenziale motore generativo percepito sul campo, che nel marzo 2023 prende forma CREPA, collettivo pedagogico-politico nato ad Alba e cresciuto nel tentativo di tenere insieme educazione, militanza e pratiche reali.

CREPA si definisce collettivo a tutti gli effetti. Ne fanno parte educatori ed educatrici, pedagogisti, operatori e operatrici sociali, OSS, attrici e artisti teatrali, grafici, progettiste, insegnanti. Provenienze diverse, tenute insieme da una scelta precisa: restare lontani da specialismi rigidi e da logiche da “esperti di ambito”. “Il nostro tentativo è unire la militanza politica con quella pedagogica”, spiegano dal collettivo, “mettendo le mani in pasta e lavorando concretamente nei territori, con bambini e ragazzi”.

Alla base del percorso c’è una lettura critica del presente. “Il sistema in cui viviamo produce precarietà, solitudine, competizione e individualismo”, osservano. “Questo modello entra anche nei processi educativi, riducendo le persone a soggetti in competizione e svuotando la dimensione collettiva”. Da qui l’urgenza di immaginare pratiche diverse, capaci di restituire senso, relazioni e possibilità di cambiamento.

Ad Alba, questo approccio prende forma in laboratori, attività sul territorio e momenti di ascolto che diventano inchiesta pedagogica: uno strumento per raccogliere le voci di bambini e ragazzi su come vivono la città, la scuola, gli spazi pubblici. Da questo percorso emergono richieste precise, che CREPA sceglie di rendere pubbliche e politiche: il bisogno di spazi aggregativi gratuiti e accessibili, la presenza di figure educative adulte che non siano solo controllo ma costruzione di comunità, il diritto a spazi di gioco e sport pubblici, sottratti alla sola logica privata.

“Per noi bambini e bambine sono già soggetti politici”, affermano dal collettivo. “Sanno leggere il proprio contesto di vita e possono trasformarlo. Il nostro lavoro prova a ribaltare una logica consumistica che ci vede solo come utenti, per restituire a tutte e tutti un ruolo attivo nella vita democratica”.

A rendere visibile questo metodo è anche Supergiù, figura simbolica e insieme operativa, ispirata al Marco Cavallo delle lotte basagliane. Non un elemento scenografico, ma un dispositivo pedagogico che raccoglie mappe, racconti e visioni dei ragazzi sui territori che abitano. Nel marzo 2025, Supergiù è stato protagonista della piazzata pubblica ad Alba, attraversando il centro cittadino e trasformando le piazze in luoghi di gioco libero, parola e presenza. “Più panchine, meno divieti” è lo slogan nato direttamente dal confronto con i ragazzi, sintesi di una richiesta concreta di riappropriazione dello spazio pubblico.

Accanto al lavoro locale, CREPA ha costruito nel tempo anche un percorso nazionale, senza snaturare la propria origine territoriale. Da tre anni, il collettivo auto-organizza e auto-finanzia un camp nazionale che riunisce ragazze e ragazzi, educatori ed educatrici provenienti da diverse città italiane, accomunati dal metodo del diritto alla città pedagogica. Un’esperienza che mette in relazione pratiche e contesti diversi, favorendo lo scambio e la costruzione di un linguaggio comune.

Nel corso dei camp e delle attività condivise, CREPA ha intrecciato relazioni con realtà attive in contesti urbani differenti, da Scampia alle scuole popolari di Roma, passando per Bologna, Udine, Recanati e altre città. Un confronto che nasce da un’insoddisfazione diffusa verso l’attuale modello di welfare educativo, ma anche dal desiderio di sperimentare pratiche rigenerative, capaci di restituire centralità alle comunità e ai soggetti più giovani.

Resta centrale anche una riflessione critica sullo stato del welfare educativo pubblico. “Oggi le politiche educative sono sempre più affidate a bandi privati e fondazioni”, osservano. “Questo mette in discussione la qualità del lavoro educativo e le condizioni di chi lo svolge. Quando abbiamo iniziato, molti interventi erano finanziati direttamente dai Comuni; oggi il quadro è molto più fragile”. Da qui la scelta di un mutualismo educativo, che prova a tenere insieme pratica quotidiana, ricerca e critica politica.

CREPA non si propone come risposta definitiva, ma come tentativo ostinato di aprire spazi di possibilità. “Vorremmo una città che favorisca movimento, scambio e socializzazione. Una città in cui il gioco sia un diritto, la cura non diventi imposizione e la comunità sappia attraversare anche il conflitto”, si legge nel manifesto collettivo.

Il collettivo è composto da Alberto Contu, Claudio Gorlier, Marta Salomone, Rosita Pepe, Fabio Camera, Roberta Destefanis, Oreste Borra, Matteo Ternavasio, Lorenzo Gilardetti.

Daniele Vaira

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