E adesso come farà Clark Kent a cambiarsi d'abito e trasformarsi in Superman in Viale Angeli, dal momento che Telecom ha intenzione di smantellare le due cabine telefoniche nel tratto compreso tra la chiesa degli Angeli e il parco della Resistenza? Come per i vespasiani – del tutto scomparsi (per fortuna) e sostituiti dalle tecnologiche e un po' spaventevoli toilettes a pagamento – anche per un altro tipo di “arredo urbano”, le cabine telefoniche, è iniziato il lungo addio.
Tutti, dico tutti, per necessità o meno abbiamo usato i telefonici pubblici, ed abbiamo legato ad essi più di un ricordo. Erano l'unico modo per poter comunicare al telefono fuori di casa, prima dell'avvento dei cellulari. Che ci sembrano apparsi in epoca lontanissima, quando in realtà il Gsm della Sip è entrato a pieno regime, e con esso la sua diffusione di massa, solo nel 1995. Usate talvolta solo per le emergenze, spessissimo per avvertire i genitori che si faceva più tardi dell'orario concordato (un classico), per avvertire che si era perso l'autobus o il treno (e magari non era vero, ma impossibile da verificare), per darsi un appuntamento, per salutare i parenti nelle vacanze. Di vitale importanza per chi ha fatto il militare, con lunghe ed estenuanti attese per il proprio turno.
Con più o meno gettoni in tasca a seconda del tipo di telefonata, urbana o extraurbana. I gettoni che negli anni Settanta e Ottanta valevano di fatto come moneta corrente, e che quando erano passati da 50 a 100 lire, e senza che fossero sostituiti materialmente, né che le chiamate avessero cambiato tariffa, quelli posseduti avevano di colpo raddoppiato il loro valore. Poi sostituiti da quelle che erano un assaggio della tecnologia che di lì a poco le avrebbe del tutto soppiantate, le schede magnetiche, molto più comode e soprattutto più leggere. Alcune cabine nel tempo sono state sottoposte a incomprensibili vandalismi, a sporcizia, a sottolinearne il progressivo passaggio ad oggetti inutili.
Ed a proposito di incuria, a Cuneo c'è addirittura un intero locale lasciato da più di dieci anni del tutto vuoto ed abbandonato a sé stesso, in pieno centro, all'angolo fra via Massimo d'Azeglio e via Luigi Gallo. Spazi allora attrezzati ”modernamente” dalla Sip, con un certo numero di telefoni e perfino con un apparecchio meccanizzato per pagare le bollette, il tutto ai tempi molto utilizzato soprattutto dai militari, finanzieri ed i primissimi immigrati. Dotati anche di ascensore per i disabili, e quindi molto avanti considerati i tempi, sono locali che potrebbero essere rimessi in sesto per nuove destinazioni d'uso. Visto che il Comune è sulla strada di estendere quanto più possibile il wi-fi gratuito in città, perché non allestire i locali – dei quali non so se la proprietà sia ancora della Sip-Telecom - con postazioni per i pc onde poter usufruire della rete internet senza fili comunale? E' da sottolineare che nonostante l'incuria generale, qualcuno ancora dona un minimo di amorevole assistenza e cura alle piantine di fronte alle vetrine.
Ammesso e non concesso quindi che le cabine telefoniche abbiano fatto il loro tempo, si potrebbe pensare comunque ad una loro riconversione. Come ripetitori wi-fi, per esempio. Oppure, prendendo spunto dagli Spagnoli, addirittura come punti di ricarica per le auto elettriche.







