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| 01 febbraio 2013, 12:18

L’intervista a Luca Peotta di Fare per Fermare il declino

“La politica italiana è stantia, urgono nuove proposte”: questo è l’intento di Fare per Fermare il declino, “salvare gli italiani. Poi sarà salva anche l’Italia.”

L’intervista a Luca Peotta di Fare per Fermare il declino

Sono stati definiti “gli invisibili”: hanno fatto scalpore le prime manifestazioni di imprenditori, come quella del 2009: era il segnale di un cambiamento che urgeva e che urge. I piccoli e medi imprenditori si uniscono e si fanno forza, per rendere finalmente udibile la loro voce.

Voce di una realtà che è la spina dorsale del paese, ma che ha rischiato troppo spesso di essere soffocata.

Imprese che resistono è un gruppo di imprese costituite in Comitato composto per l’80% circa da piccole aziende. Sono trasversali alle associazioni ed apartitici, ma in vista delle prossime elezioni hanno rilevato la necessità di un cambiamento politico urgente:

“La crisi ha toccato e tocca tutti, siamo ormai agli sgoccioli: il count-down è iniziato da tempo, Imprese che resitono non è un procurato allarme – come in passato era stato additato- ma realtà.”

Il Movimento spontaneo nasce nel Maggio del 2009. Luca Peotta riunisce per la prima volta una quarantina di imprenditori a Moretta (CN) e successivamente alla GAM (Galleria d’Arte Moderna) di Torino si incontrano stavolta centocinquanta imprese, dove vengono formalizzati i nove punti che saranno le richieste di ICR alle istituzioni su Irap, accesso al credito, scadenze bancarie, previdenziali e fiscali, crediti di imposta, IVA, ammortizzatori sociali, certezza dei pagamenti.

Peotta si è occupato della grave questione dei suicidi degli imprenditori nel Nord-Est, fatti che avvengono purtroppo anche dalle nostre parti, anche se sono sempre gestiti nel silenzio che caratterizza la categoria. Silenzio che ora si è trasformato in partecipazione attiva e necessaria.

Come è avvenuto l’avvicinamento a Giannino?

Anche se ho sempre proclamato l’apartiticità di Imprese che resistono, la comunanza di veduta e la sinergia di proposte con Giannino si è resa palese nel corso del tempo: abbiamo compiuto percorsi paralleli, io con Imprese, Giannino con Disperati Mai. Poi ci siamo conosciuti a dei talk show, e la collaborazione si è decisa velocemente!

Se dovesse riassumere in due parole chiave il programma politico di Fare per Fermare, quali sarebbero i nuclei fondanti?

I punti 3 e 7 del programma di Fare per Fermare il declino sono quelli fondamentali dal nostro punto di vista, che è incentrato sulle imprese:

- Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, dando la priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d'impresa. Semplificare il sistema tributario e combattere l'evasione fiscale destinando il gettito alla riduzione delle imposte.

- Far funzionare la giustizia.

Il primo enunciato è per me un punto focale, un economia solida è la base di tutto: fondamentale quindi dare respiro alle imprese, che sono soffocate da tasse mal gestite, burocrazie e infrastrutture inadeguate. In Italia ci sono imprese che funzionano, quello che serve è una politica nuova.

La mia proposta non è di abolire l’IRAP, ma di gestirla in modo diverso, reintegrando tale imposta in servizi diversi: 50 % sugli stipendi dei collaboratori delle aziende, 50 % nella rendicontazione per migliorare la sicurezza e i servizi: in questo modo si creerebbe gettito fresco e nuove possibilità di lavoro.

Qual è la vostra posizione nei confronti degli altri partiti?

Quello che ormai tutti avvertiamo è un vuoto di senso: si dovrebbero mettere da parte gli ideali e valutare concretamente  le soluzioni. Forse votando i partiti minori si disperde il voto, ma votando i cosiddetti partiti maggiori si disperde lo “stivale”!

Le famiglie e la crisi: un binomio di difficile gestione?

Fondamentale occuparsi oltre che del Pil anche del Bil, benessere interno lordo: quando si ha un’economia che funziona, anche le famiglie funzionano.

E per quanto riguarda l’etica?

La nostra impostazione è liberale, famiglia è ogni nucleo famigliare. Dobbiamo cambiare la nostra mentalità anche per quanto riguarda tali questioni, anche se il mio campo è più incentrato sulla gestione economica: ribadisco però come la necessità di un’economia solida sia alla base di una gestione dello Stato che funzioni.

Sempre più gli italiani si domandano se l’Europa abbia un senso oppure sia soltanto un tessuto economico ormai sfilacciato. Cosa ne pensate?

Ormai siamo dentro: è dannoso oltre che sterile puntare i piedi sulle decisioni della Comunità Europea. La colpa della crisi non è da additarsi alla moneta, ma a chi ha gestito male la crisi, soffocando l’economia invece di rilanciarla. Adesso fondamentale è salvare gli italiani, poi di conseguenza sarà salva anche l’Italia.

Marta Gas

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