Capita in certi periodi nel corso degli anni di ritrovarsi con il cuore infranto. Abbiamo finalmente trovato il lui/la lei della nostra vita, ne siamo più che certi. Eppure costui/costei non la pensa altrettanto di noi. Disperati, dopo aver sfruttato fino all'ultima goccia la pazienza dei parenti e soprattutto degli amici, non ci resta che rivolgerci alla posta del cuore di qualche giornale, cartaceo o non che sia. Salvo poi scoprire, con un certo disappunto, che la nostra missiva con richiesta di un aiuto, di un consiglio, di quella parolina magica che possa alleviare, seppur di poco, il personale “chagrin d'amour”, non è stata presa minimamente in considerazione dal redattore di turno. Perché se si sta a leggere le lettere degli “altri” afflitti, nel paragone, la nostra storia appare, obiettivamente, insignificante.
Perché con le lettere degli altri si potrebbero costruire interi romanzi. Situazioni che hanno dell'assurdo, dell'incredibile, con protagonisti uomini o donne improbabili, pazzi, meschini, abbietti, timidissimi, amorfi, erotomani, disperati, cinici, personalità invischiate in storie nelle quali non ci si riconosce per niente, oppure troppo simili alle nostre. Le lettere sono sempre più interessanti delle risposte, per intelligenti che siano, ma che contemplano sempre qualcosa di logico, di meditato, mentre le richieste d'aiuto sono prive di razionalità, sono sentimento puro.
Tante le firme famose del giornalismo italiano femminile, da Natalia Aspesi a Dacia Mariani, Barbara Alberti, Daria Bignardi, Barbara Palombelli, Victoria Cabello.
Poi anche qualche sparuto uomo, sebbene una delle rubriche più famose di sempre, in assoluto, sia stata “Cuori allo specchio” che Massimo Gramellini ha curato per La Stampa per tanti anni, con un successo incredibile. Gramellini, nelle sue risposte, non è però affatto “macho”, non dà giudizi tranchant. Una vena femminile delicata, molto compartecipe del pensiero muliebre empatico che trova il suo contraltare in tante lettere di maschietti dal cuore a pezzi, che rilevano una componente fragile che solitamente il “sesso forte” si guardano bene dal far trasparire.
Piace rimarcare, poi, che in mezzo a curatori femmine e maschi, nella posta del cuore si è cimentato anche una sorta di “via di mezzo” rappresentata da un noto giornalista del saluzzese che firmava a nome di Luisella la rubrica per “I cuori infranti” di un noto periodico femminile.
Infine, una citazione doverosa per la più grande di tutte: Donna Letizia, alias Colette Rosselli che da metà degli anni Cinquanta fino al 1984 curò, oltre alla famosa rubrica di bon ton “Il saper vivere”, uno spazio dedicato ai quesiti sentimentali intitolato “Cara Donna letizia” che rappresentano, se letti in ordine cronologico, uno spaccato della condizione femminile della seconda metà del secolo scorso.
Tante le lettere e tante le risposte, sempre apodittiche. Quella che segue è datata 1976: “Cosa ne pensa di un marito che propone alla moglie di invitare nel letto coniugale un'amica da poco abbandonata dal fidanzato, sostenendo che con questa iniziativa ognuno darebbe il meglio di sé: prova di amicizia da parte della moglie, larghezza di vedute da parte del marito, gratitudine da parte dell'amica...”. Risposta: Presto un fazzoletto: tante eccelse virtù commuovono.




