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In Breve

| 11 settembre 2013, 07:53

Trasmissioni televisive con un certo sapore

Trasmissioni televisive con un certo sapore

In famiglia ci siamo un po' tutti innamorati di Giorgione. E' un omone che di mestiere fa il cuoco e lo abbiamo conosciuto grazie al canale Gambero Rosso di Sky. Ogni puntata di “Giorgione orto e cucina” è ambientata a casa sua, nelle campagne umbre, e lui illustra la preparazione di un paio di ricette per volta, dopo essersi approvvigionato nel suo orto, e aver visitato vicini che coltivano frutta e verdura o allevano animali come una volta.

In cucina, che è come quella di casa nostra, o come vorremmo che fosse, con il suo vecchio “putagè” a legna, a fianco di un modernissimo piano cottura a induzione, Giorgione Barchieri ci spiega perché ha scelto proprio quella verdurina lì o perché proprio quella gallina lì, che poco prima, quando era ancora viva, aveva inseguito al grido di putiputiputi. Motivando la sua scelta per il povero pennuto, argomentando – senza paura di smentite - che era giunta inesorabilmente la sua ora.

Lui cucina alla vecchia maniera, senza tanti complimenti. Le porzioncine, gli sbuffi decorativi, i piatti di design, li lascia volentieri agli chef alla moda. Ché lui è un cuoco, e la parola chef proprio non gli si confà. Un buongustaio, di sicuro, vista la stazza dell'omone, un po' ansimante mentre disossa il cadaverino della gallina di cui sopra, utilizzando coltelli che sembrano usciti dal cassetto della prozia. Così come i piatti, con decori dozzinali e naif, e le teglie da forno, di latta sbilenca, ben lontane dai prodotti di fine marca che si possono vedere in altre trasmissioni culinarie.

Si prende i suoi tempi, Giorgione. La zuppa sta lì a sobbollire per due o tre ore, la carne lentamente cuoce in forno per centinaia di minuti. Torno dopo, dice, e quando è tornato, già negli occhi ha un luccichìo di bramosia: sta per assaggiare il piatto. Che il più delle volte è cucinato usando ingredienti che certo non possono essere definiti light. Burro, olio, (buoni) grassi in quantità. Così che alla fine quella che ne viene fuori è una pietanza laida e corrotta. Ma che deve essere buonissima se, mentre ne assapora un boccone, l'omone non riesce a trattenere mugolii di profondo piacere, lasciando lo spettatore letteralmente con l’acquolina in bocca.

Non è un cuoco, invece, Jean-Luc Petitrenaud. Ogni settimana, "le chroniqueur gastronomique" vaga per la Francia alla scoperta delle sue regioni e delle sue specialità culinarie. Con fare da vero “piacione”, ci fa conoscere l'autenticità, la tradizione e le convivialità francesi visitando ristoranti, negozi ed anche semplici case private.

Lui non è di quelli che ti spiegano le cose. Lo fa fare allo chef o al gastronomo che va a trovare. Chiede cos'è quella roba lì, abbracciando con affettuosità un po' sospetta il cuoco o la cuoca di turno. Che allora si mettono a raccontare ciò che stanno cucinando, sempre con la mano di Petitrenaud appiccata sulla loro spalla. Il bello delle “Escapades” sta nel poter vedere paesini tipici francesi, cascine di contadini baffuti, e negozietti di gastronomia favolosi, e conoscere prodotti del territorio, più che imparare a cucinare. Con un sottofondo musicale anche quello tipico transalpino (la fisarmonica e le note di Richard Galliano), che ti fa venire una voglia matta di prendere l'auto per perdersi nella profonda campagna francese.

Peccato però che lo si possa vedere tutte le domeniche alle 12.00 solo sul canale francese France 5.



Monica Bruna

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