Tutti in famiglia abbiamo avuto un parente genialoide, quello con l'invenzione nel cassetto che avrebbe potuto rivoluzionare la vita a se stesso, ai consanguinei e all'intera umanità.
Uomini (o donne, ma già più rare) comunque di un'altra epoca, quando la tecnologia non esisteva e il mondo si creava artigianalmente, con poche materie prime elementari, con rari e semplici attrezzi. Persone genuine che completavano il loro lavoro con passione e a cui erano totalmente devoti, e capitava che tirassero fuori trovate strambe, inutili del tutto o parzialmente inutili.
Entrambi, in casa, abbiamo avuto due nonni che invece hanno veramente pensato a qualcosa di utile, e nessuno di loro, con l'ingenuità di un tempo, ha pensato affatto, anzi voluto, sfruttare economicamente il frutto del loro ingegno.
Il primo ha ideato un geniale dispositivo che avrebbe in seguito salvato molte vite umane. Si era già combattuta la prima guerra mondiale e la sicurezza dei soldati non era una priorità assoluta. L'avo invece si appassionò ai marinai dei sottomarini, che in caso di avarie facevano tragicamente la fine dei topi. Lui escogitò un aggeggio semplice eppure ingegnoso. Si trattava di una sorta di pallone galleggiante che veniva fatto fuoriuscire dal sottomarino in panne, quando era appoggiato sui fondali degli abissi, e raggiungeva la superficie del mare a mò di boa. Dotato di un lampeggiante per l’individuazione a lunga distanza del luogo dove il sommergibile si trovava danneggiato, e di un telefono collegato via cavo che potesse permettere agli eventuali soccorritori di collegarsi immediatamente con i marinai, per verificare lo stato d'avaria del mezzo.
Un progetto rimasto tutto nella testa del nonno, niente di scritto, nessuna carta. Lo propose al Ministero della Guerra, che ne fu entusiasta, gli scrisse se aveva sottomano dei disegni tecnici ma l’idea era solo semplicemente abbozzata. Il ministero lo fece suo con entusiasmo, realizzandolo in larga scala come dotazione di sicurezza per i sottomarini. A comprova di quanto avvenuto, solo un ringraziamento ufficiale con una lettera, che però per il nonno, dedito nella vita alla direzione di orchestre e musicista sopraffino, fu sufficiente per essere gratificato della sua geniale ed utile invenzione.
Di ben altro genere, invece, l'altra invenzione che però sarà stata sicuramente apprezzata da tutti gli amanti dei dolci. Il secondo nonno, il mio, lavorava presso un'officina meccanica che fabbricava stampi per dolciumi. Lui era andato oltre ed aveva pensato a formine di speciali per le cialde, originali, nuove, di svariate forme, fino ad arrivare ai tipici coni. Di questi modelli conserviamo ancora alcune pagine tratte da un depliant pubblicitario dell’epoca, splendidi disegni in bianco e nero che sono già di per sé delle opere d’arte solo sotto il profilo della grafica.
Ovviamente non pensò di sfruttare l'invenzione per sé, ma trasmise immediatamente l'idea al suo datore di lavoro. Il quale non è dato sapere se abbia in qualche modo gratificato il dipendente, che si era accontentato, galantuomo d'altri tempi, della sola soddisfazione dell'opera d'ingegno e della classica pacca sulla spalla.