Per una strana e bizzarra coincidenza del destino, Claudio Cussa, sindaco Pd di Savigliano, annuncerà le dimissioni giovedì 9 giugno, la stessa data in cui, due anni fa – il 9 giugno 2014 – aveva vinto col 59,1% (4944 voti) il ballottaggio contro il suo antagonista del centrodestra Marco Buttieri (40,9%, 3412 voti).
Alla notizia manca solo il crisma dell’ufficialità, ma è ormai di dominio pubblico che la sua scelta il sindaco di Savigliano, rinviato a giudizio ieri per il caso delle “firme false”, l’ha assunta ed è irreversibile.
"Non voglio anticipare nulla agli organi di informazione. È una vicenda che mi sta facendo soffrire anche sul piano umano. Anche in questa situazione di estrema difficoltà voglio tuttavia mantenere fino in fondo la correttezza istituzionale con cui ho condotto il Comune di Savigliano in questi due anni, per cui la comunicazione ufficiale la darò soltanto ai capigruppo consiliari giovedì sera".
Cussa ha voluto prendersi un paio di giorni prima di assumere una decisione che non ha solo implicanze personali, dal momento che il suo passo indietro comporterà il commissariamento del Comune.
A nulla sono valse le esortazioni dei compagni di partito che lo invitavano a resistere. Alla fine hanno prevalso in lui valutazioni di tipo personale, prima ancora di quelle politiche, consigliato in questo probabilmente anche dal suo legale, l’avvocato Giampaolo Zancan del foro di Torino.
Amministratore appassionato più che “politico” – nonostante la sua militanza nelle fila del Partito Democratico sia sempre stata attiva - paga un prezzo altissimo per una vicenda che non intacca la sua onestà personale ma che ora travolge con lui l’amministrazione saviglianese.
Un caso che – al di là dei risvolti umani e politici – ripropone l’antico dilemma socratico del “Dura lex, sed lex”.