Compagni addio. Enrico Costa, dopo la doppia parentesi ministeriale (con Matteo Renzi prima e con Paolo Gentiloni ora) si dissocia dalle scelte della maggioranza di centrosinistra e, con un’inversione a U, annuncia che farà da “pontiere” per riportare Alternativa Popolare, il partito cespuglio nato dalle ceneri dell’Ncd di cui fa parte, nell’orbita gravitazionale di Forza Italia.
Nonostante la votazione sul Ddl sullo Ius soli, che aveva visto Costa contrario, slitti a dopo la pausa estiva come comunicato dal premier Gentiloni, ieri il parlamentare monregalese e uomo di governo ha rilasciato alle agenzie dichiarazioni che fanno ritenere imminenti le sue dimissioni dal governo. “L'appello lanciato da Berlusconi – afferma Costa - va raccolto da tutti coloro che guardano ad un programma politico di ampio respiro che riunisca quelle forze liberali che per decenni hanno incarnato aspirazioni, ideali, valori, interessi di milioni di italiani che hanno sempre respinto soluzioni estremistiche e demagogiche. All’apertura di Berlusconi che parla di un centrodestra “vasto ed inclusivo che guarda a tutti coloro che sono parte della nostra storia”, occorre rispondere rompendo gli indugi e costruendo un ponte."
Il commento di Costa fa seguito all’invito rivolto dal Cavaliere, dalle colonne del quotidiano napoletano Il Mattino, a tutti i moderati di ricompattarsi per creare un’alternativa al Pd e alle forze di sinistra. E’ evidente che con dichiarazioni di questo tenore la permanenza di Costa nel governo diventa impossibile. Berlusconi vuole rafforzare la componente liberal del centrodestra per avere maggior potere contrattuale nei confronti delle posizioni più radicali della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Per raggiungere questo obiettivo, come un padre magnanimo, è disposto ad accogliere anche chi, come gli scissionisti di Ncd, gli aveva voltato le spalle.
Enrico Costa, dunque, come il figliol prodigo della parabola evangelica, fa ritorno all’ovile e il Cavaliere è disponibile (almeno così pare) ad accoglierlo a braccia aperte. Ciò non significa che non dovrà fare i conti con alcuni problemi sul suo collegio elettorale di riferimento.
Primo. La Lega, che nel Cuneese è forte, continua a non voler sentir parlare di accordi con Alfano e i suoi.
Secondo. Costa resterà in Alternativa Popolare, partito che i sondaggisti continuano ad indicare come “non pervenuto” e che nella Granda di fatto non esiste, oppure approderà direttamente in Forza Italia
Terzo. Immaginiamo che, in caso di rientro in Forza Italia, vorrà tornare ad avere un ruolo di rilievo. Ma come lo accoglieranno coloro che si sentirono traditi e abbandonati nel momento della scissione?
Quarto. Il test elettorale, in queste ultime amministrative, è stato devastante per Forza Italia. Costa deve mettere nel conto che eredita un partito che, almeno nella Granda, non c’è più. O meglio, quel che oggi resta è esclusivo appannaggio dell’europarlamentare Alberto Cirio. Ma forse è proprio ad un asse con il collega albese che pensa Enrico Costa in vista dell’incombente appuntamento elettorale delle politiche. Cirio candidato al Senato, quale paracadute in vista di una possibile corsa alla presidenza della Giunta regionale del Piemonte nel 2019, e Costa di nuovo a Montecitorio.
Sin qui i progetti, che dovranno fare i conti con le intenzioni del Cavaliere, che, come ha annunciato lui stesso, compilerà le liste elettorali di suo pugno e – aspetto ancor più rilevante – con il giudizio degli elettori.

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