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Attualità | 12 gennaio 2017, 16:14

Continua a crescere la popolazione di Cherasco: il 2016 si chiude con 20 residenti in più

Anche la Città delle Paci analizza i movimenti della propria popolazione nel corso degli ultimi 12 mesi

Foto generica

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Continua il trend positivo della popolazione cheraschese che chiude il 2016 con 20 residenti in più rispetto all’anno precedente.

Gli abitanti della “Città delle Paci” sono 9.096 suddivisi in 3.829 famiglie. L’anno che si è appena concluso ha registrato 90 nuovi nati contro 80 decessi.

A farla da padrone nel numero di residenti è il capoluogo con 3.667 unità, seguito da Roreto (2.213) e Bricco (1.037). Moglia, Isorella e Fraschetta contano 267 abitanti, Piana 252, San Giovanni 327, Veglia 389, Cappellazzo 478.

Gli stranieri sono 802, l’8,81% del totale della popolazione. A registrare le variazioni più rilevanti sono state Roreto che nel 2015 contava 2188 residenti e il capoluogo che è passato dai 3.632 del 2015 agli attuali 3.667. Lo scorso anno sono stati 22 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana.

La Città delle Paci ha registrato, nel corso del 2016, un maggior numero di matrimoni civili (27 tra residenti e non) rispetto a quelli religiosi (19 in totale). Per quanto riguarda i matrimoni civili, la location preferita per la cerimonia resta la Sala del Consiglio.

«Cherasco continua a crescere – commenta il vicesindaco Carlo Davico, che ha delega all’anagrafe – Questo è segno che la qualità della vita è buona, sia nel capoluogo che nelle frazioni. La qualità della vita è determinata da tanti fattori, molti che vedono l’Amministrazione impegnata quotidianamente, come le politiche della famiglia, l’attenzione per il mondo scolastico, la socio assistenza, ma anche l’edilizia e le offerte per il tempo libero, sia sostenendo le tante associazioni presenti sul territorio, impegnandosi in prima persona nell’offerta. Pur non avendo grande spazio di azione nelle politiche del lavoro, l’Amministrazione cerca comunque di mettere in campo scelte che favoriscano l’insediamento di aziende che possono creare occupazione oppure, come è successo in vari casi, agendo sulle politiche della famiglia, con agevolazioni e altri aiuti concreti».

c.s.

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