Ti sarà capitato, recentemente, di imbatterti in documentari, pubblicità, slogan e quant’altro circa il cibo, l’alimentazione e tutto l’immenso mondo annesso e connesso. Ci sarebbero tantissime, anzi troppe, premesse da fare sull’argomento, ma proviamo a sposare il punto focale non tanto sulla nutrizione, ma su ciò che smuove i media a parlarne.
In una società in continuo mutamento non si riesce neanche con il pensiero a star al passo con tutte le giornaliere innovazioni; ci proviamo, ci informiamo, studiamo ma inesorabilmente, e sopratutto inevitabilmente, falliamo.
Dall’innovazione nasce l’informazione, filtrata dalla televisione, dai giornali, dai social e alla fine, geneticamente e totalmente modificata, arriva a noi: un maestoso telefono senza fili, il primo partecipante è La Scienza, l’ultimo il popolo, e nel mezzo chi si siede sul trono del potere, proprio loro che omettono le virgole, spostano gli accenti e cambiano le parole.
Questa riflessione nasce dalla visione di un documentario americano nel quale viene completamente distrutta la dieta carnivora, avvalorando sempre più, in un climax ascendente di prove scientifiche, l’estrema e inconfutabile perfezione della dieta vegetariana e, ancora meglio, vegana; ma qui non si parla di cibo.
Il documentario punta tutto sull’effetto “wow”: una carrellata di atleti professionisti, tantissimi studi scientificamente riconosciuti e altrettante testimonianze che provano la veridicità della tesi iniziale. Forse, per essere realmente completi e non totalitari, sarebbe opportuno ampliare la nostra visione e, per ogni atleta, per ogni studio scientifico e per ogni testimonianza, dovremmo leggere, studiare e informarci sull’esatto contrario. Per ogni campione vegetariano, dobbiamo sentire anche il campione carnivoro, quello vegano e quello fruttariano, soltanto così potremo avere un assaggio di un nostro personale parere, che rimarrebbe comunque incompleto, perché dovremmo poterci appellare a tutti gli atleti viventi, ma sopratutto a noi stessi, alla nostra personale e intoccabile esperienza, ammesso di averne anche soltanto una.
Il documentario è palesemente rivolto alla popolazione maschile in quanto la maggior parte dei testo racconti sono legati a sportivi maschi, ma il pubblico, quasi sicuramente, sportivo non è. Ancora una grande e ulteriore sorpresa: negli occhi di chi guarda, comodamente seduto sul divano, troviamo lo stupore dinnanzi a grandi atleti professionisti e così, in questi occhi inesperti, e forse anche un poco ingenui, nasce l’emozione che riesce a collegare naturalmente il titolo di campione alla dieta vegetariana. “Campione e dieta vegetariana” già dai primi copioni del documentario, un binomio indissolubile.
Uscendo dai confini e provando ad andare oltre le nozioni menzionate dai media, si capisce quanto sia opportuno, nel 2021, parlare di alimentazione; in un mondo online in cui tutto è reperibile e opinabile, l’unica maniera per capire cosa ci sia di giusto o sbagliato, “fa bene o fa male” è la propria esperienza: studiare, sperimentare affidandosi sempre a veri professionisti e fidandosi del proprio corpo; non c’è dieta che ci rende campioni, ci sono soltanto campioni a dieta, e quest’ultima, come ci insegna il greco, è semplicemente uno stile di vita, del quale l’alimentazione è un aspetto importante, insieme a tutti gli altri.
E tu, che dieta vivi?
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Accadeva un anno fa
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